Agorà

INTERVISTA. «Senza il “Sic” la MotoGp non romba più»

Massimiliano Castellani lunedì 2 gennaio 2012
​Come Valentino Rossi, anche Carlo Pernat, manager e memoria storica della MotoGp, l’unico regalo di Natale che avrebbe desiderato ricevere sarebbe stato il “ritorno” del suo Marco Simoncelli. Un vuoto incolmabile quello che ha lasciato il Sic nel circo motoristico...«Decisamente sì. Con Marco abbiamo perso un ragazzo meraviglioso e un pilota fantastico che con quella sua voglia innata di “sorpasso” incarnava la filosofia pura di questo sport: lo spettacolo».Qual è il segno più importante che Simoncelli ha lasciato nel suo velocissimo passaggio su questa terra?«Sic aveva mandato un messaggio al mondo che forse non ancora tutti avevano capito, ma che era chiarissimo ai tanti giovani e agli appassionati della MotoGp e cioè, che si può essere dei campioni di successo, dei fenomeni mediatici, pur restando persone normali. Marco era rimasto il ragazzo di Coriano».Anche di Valentino dicono che è rimasto il “ragazzo di Tavullia”…«Marco in tanti aspetti somigliava a Valentino, in pista non era ancora forte come lui, ma possedeva una dote che lo rendeva non solo superiore a Rossi, ma a tutti gli altri piloti: l’umiltà. Questa, unita alla semplicità nei modi, lo faceva alzare da tavola anche se fuori dal ristorante c’era soltanto un gruppo di dieci tifosi ad aspettarlo per un autografo. Allora il Sic andava lì, firmava i cappellini, faceva la foto e regalava un sorriso a tutti. Ecco, questa è l’immagine che più di ogni altra mi manca di Marco, vederlo alzarsi da tavola e tornare con il sorriso, dopo aver salutato l’ultimo tifoso...».Senza Simoncelli tutto è diventato più triste anche in pista, o è solo un’impressione d’inverno?«È la realtà. Con l’800 eravamo tornati indietro a prima del 1949, quando è nato il Motomondiale. E questo solo per permettere alla Honda di fare una moto per Pedrosa. Un bagno di sangue per tutte le case che si sono dovute adeguare e che dal 2007 a oggi hanno gettato al vento 100 milioni di euro, con ritorno in cassa zero. Ricordiamoci che i bolidi della MotoGp sono belli e spettacolari da vedere, ma si tratta di prototipi che non finiscono sul mercato».Più che di tristezza ci sta facendo toccare con mano la crisi nera della classe regina.«E ci aspetta un 2012 ancora più brutto. Probabilmente ci vorranno altri tre anni per capire se la MotoGp ce la farà a rimanere in piedi o dovrà chiudere i battenti. Del resto ragazzi, la Suzuki è scoppiata, Aprilia e Bmw sono state dissuase dall’entrare in MotoGp e hanno virato in Superbike. Ma soprattutto si sono fatti scappare via un colosso come la Kawasaki Industry la quale dal comparto moto ricava il 10% del fatturato, il resto gli arriva dalla realizzazione di reattori, il tunnel della Manica e le metropolitane». Quando dice “si sono fatti scappare” a chi si riferisce?«Beh a gestire il baraccone è la Dorna, la quale porta avanti una politica che alla fine permetterà di restare in sella solo a tre case: Yamaha, Honda e Ducati. I soldi non ci sono più e qui si rischia la fuga di massa in Superbike. Oggi un Dovizioso alla Honda prende 300mila euro a stagione, se sai che in Superbike, Biaggi viaggia sul milione netto e Melandri arriva a 800mila euro, la tentazione di passare di là ti viene un giorno sì e l’altro pure».Ma se l’aspettava questa caduta repentina dell’impero della MotoGp?«È stato un crollo graduale. Ma mentre la Superbike avanza, grazie anche all’innesto di sponsor e di grandi piloti, questo sta diventando il Motomondiale di Sandi e Silva… Con tutto il rispetto, però mi viene un po’ da sorridere. In più l’anno prossimo avremo 12 moto ufficiali e 10 Crt, team privati che prenderanno i motori dalle grandi case, le quali nel giro di breve tempo si trasformeranno in semplici fornitori. È saltato il banco signori, è tempo di aprire gli occhi…».A quanto ammontano le perdite?«Sul piano economico siamo sotto del 40%. Tutto è in calo, anche i dati di ascolto televisivi, perché siamo sinceri: l’ultima stagione è stata di una noia mortale. L’unico Gp che ho visto dalla tv, quello del Giappone, sicuramente ho evitato di prendermi qualche brutto male per le radiazioni di Fukushima, ma non mi sono salvato dal sonno. Siamo diventati peggio della Formula 1 di qualche anno fa, ma lì sono corsi ai ripari, perché hanno gente sveglia che non dorme mai».Alla Ducati stanno “dormendo” o quest’anno hanno commesso degli errori tecnici da svegli? «La Ducati è l’unico team che guarda prima al motore e poi alla moto e questo penalizza chi la guida, anche se si chiama Valentino Rossi. Non sarà mica un caso che negli ultimi dieci anni lì si sono bruciati Melandri, Gibernau, Hayden e in parte anche Capirossi? Mi auguro che ora abbiano capito il problema e che possano offrire una moto competitiva. Il ritorno al 1000 può favorire il “manico” e su questo Valentino è ancora il più forte di tutti. Ma se nel 2012 Rossi non fosse in grado di lottare per il titolo con Stoner e Lorenzo, non è escluso che lasci la Ducati e pensi anche lui a un gran finale di carriera in Superbike».Tornando a Simoncelli è vero che il suo futuro sarebbe stato alla Ducati?«C’era un accordo, senza opzione, con l’Honda del team Gresini fino al 2012, poi si era parlato che una volta che Valentino avesse lasciato Borgo Panigale quel posto in Ducati era tagliato su misura per il Sic».Valentino continua, si è invece appena ritirato l’altro suo pupillo, Loris Capirossi.«Loris è stato un grande protagonista per vent’anni e ora metterà la sua esperienza e la competenza al servizio della Dorna per migliora la sicurezza della MotoGp. Capirossi sa bene che i circuiti sono sicuri e vanno migliorati di poco, mentre il pericolo deriva dalle gomme: le Bridgestone quest’anno sono state un disastro, le cadute e le fratture alle clavicole si sono sprecate. La sua battaglia contro questi pneumatici è già partita e la vincerà».L’ultima vittoria di Simoncelli è la Fondazione che porta il suo nome e di cui lei è stato l’ispiratore.«La Fondazione Marco Simoncelli è pronta, papà Paolo e mamma Rossella saranno i referenti per tanti progetti benefici rivolti ai bambini e ai più deboli, ma intorno a loro posso assicurare che saremo in tanti a dare una mano e a fare in modo che il nome di Sic circoli nel mondo, ancora più di prima…».E il nome di Pernat a quale altro talento si legherà?«Ho avuto molte offerte per la direzione tecnica e valuterò, ma di una cosa sono sicuro: non mi occuperò più di piloti. Continuerò a seguire De Angelis per ragioni d’amicizia, ma dopo Marco, stop con i piloti. Sto soffrendo ancora troppo…».