Agorà

Sempre prima le donne, e i piccoli. La doppia ingiustizia

Camillo Ripamonti* mercoledì 26 ottobre 2016

A via degli Astalli, all'ingresso della mensa, donne e bambini entrano prima, senza fare la fila a cui devono sottoporsi gli uomini che sono la maggioranza. Donne e bambini non aspettano, possono entrare subito, sedersi, rifocillarsi, essere accolti dal calore dei volontari. È così da sempre, perché è giusto così. Prima i più vulnerabili, i più deboli, coloro che hanno sofferto di più. Prima quelli per cui l’ingiustizia è doppia: le donne e, assurdamente, i bambini.Lunedì in Italia qualcuno ha alzato delle barricate per bloccare l’arrivo proprio di dodici giovani donne, una con un figlio in arrivo. Donne sole, le cui storie di vita sono tutt'altro che lineari. Da qualunque luogo esse arrivino e qualunque sia il motivo per cui si siano messe in cammino, hanno fatto migliaia di chilometri, per scampare all'orrore, per essere felici.

Come vorremmo esserlo noi tutti.Sappiamo che il modo di procedere requisendo un albergo e mettendovi le persone non dovrebbe essere mai la via adeguata per accogliere. I centri di accoglienza straordinaria dovrebbero essere l’eccezione e non la norma. Sappiamo che un flusso di migranti che è più o meno lo stesso da tre anni non può essere definito onestamente un’emergenza, ma è un fenomeno che può e deve essere regolato sulla base di previsioni e programmazioni possibili. Eppure sono state alzate barricate per bloccare un autobus con un gruppetto di ragazze. Non siete gradite qui, non vi vogliamo. Queste parole non sono state dette a rappresentanti dell’Onu, della Ue, del Governo italiano, ma a povere donne...

Sono state innalzate barricate per difendersi da persone inermi che sono state private di tutto.Il fatto di per sé è gravissimo, lo è ancora di più perché ciò che è successo in un piccolo paese del Delta del Po purtroppo poteva verosimilmente succedere in qualsiasi altra località italiana o europea. Perché questo è l’attuale atteggiamento di non pochi sul fenomeno migratorio in Europa. Sì perché l’Europa, che vende le armi ai signori della guerra, che salva la finanza tagliando il sociale, che dice di investire per lo sviluppo dei Paesi dell’Africa quando in realtà paga l’esternalizzazione delle frontiere, addossa sui migranti la causa della propria miope politica internazionale e dell’egoistica politica dei singoli Stati. Non esistono soluzioni semplici a problemi complessi, ma certo non possiamo permettere che a piccoli colpi la Ue smantelli il diritto d’asilo faticosamente conquistato a costo di molte vite umane.Papa Francesco ci ha invitato per la prossima Giornata del migrante e del rifugiato a riflettere sulla situazione dei minori.

Minori proprio come quelle donne che sono state bloccate, come il figlio che a una di loro sta per nascere o come le centinaia che si stanno facendo andare via dalla Giungla di Calais, spesso senza una reale prospettiva. Scrive papa Francesco: «Bisogna lavorare per l’integrazione dei bambini e dei ragazzi migranti. Essi dipendono in tutto dalla comunità degli adulti e, molto spesso, la scarsità di risorse finanziarie diventa impedimento all’adozione di adeguate politiche di accoglienza, di assistenza e di inclusione». Siamo proprio sicuri che queste risorse non ci siano? O i motivi e gli interessi sono altri?

*Presidente Centro Astalli - Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Italia