«Il mondo intero si sta interrogando su cosa ci sia di sbagliato negli Stati Uniti: vogliamo la pace, se la si potesse trovare, e resteremo sull’autostrada della libertà finché non si farà giorno». Non sono parole riferite agli odierni tumulti che negli States seguono i ripetuti atti di violenza delle forze dell’ordine nei confronti di persone di colore. Queste parole risalgono a cinquant’anni orsono: e vengono da una canzone,
Freedom Highway, autostrada della libertà, scritta in conseguenza di eventi simili che sembravano essere stati decisivi per cambiare molte cose, e oggi invece lasciano la storia per tornare tragicamente nella cronaca. Ma proprio per questo ha un valore che va ben oltre quello artistico, la ristampa su Cd ampliata e rimasterizzata
Freedom Highway complete, dal titolo dello storico concerto tenuto venerdì 9 aprile 1965 nella New Nazareth Church di Chicago dagli Staple Singers, il cui leader è anche l’autore di
Freedom Highway.
Ma per capire bene di che si tratta occorre tornare al marzo 1965, nel pieno della lotta per i diritti civili negli States con Martin Luther King in prima fila: nonché, proprio in quei mesi, prima incarcerato e poi pubblicamente spronato da Paolo VI alla vigilia della legge che finalmente estese il diritto di voto anche agli americani di colore. Tra il carcere e Papa Montini, Martin Luther King fu tra i promotori di una marcia: che avrebbe portato sì a quella legge, ma a quale prezzo. Gli 87 chilometri da Selma a Montgomery, in Alabama, vennero infatti percorsi solo al terzo tentativo. Il primo, il 7 marzo, fece coniare il termine