La mostra. Segrate al tempo di Pablito, le foto ritrovate
1982: Enzo Bearzot con i vigili di Segrate
Dopo quella notte magica dell’82, l’Italia si sentiva di nuovo al centro del mondo, grazie al calcio e agli azzurri di Enzo Bearzot che avevano riportato la gente a festeggiare spensierata per le strade. Il Paese finalmente si riapprovava della piazza. Quella Nazionale infatti, aveva spazzato via come un pallone in tribuna l’incubo degli “anni di piombo” e ridato fiducia a quella meglio gioventù, anni ’70-’80, liberata finalmente da madri che li costringevano a stare in casa alla sera, per paura del terrorismo. E per incanto, quella notte del 13 luglio di quarant’anni fa al triplice fischio del Bernabeu, Italia-Germania 3-1, quei ragazzi si sentirono d’un tratto «Campioni del Mondo!». E lo scandivano a gran voce volando in motorino (il Ciao aveva sostituito la Vespa) per le vie delle città, facendo eco alla voce calda e rassicurante di Nando Martellini. Esattamente quattro mesi dopo l’apoteosi, quel gruppo di campioni reduci dalla campagna di Spagna si presentò improvvisamente a Segrate, alla periferia di Milano. A San Siro, il 13 novembre era in programma la prima partita ufficiale dei campioni del mondo contro la Cecoslovacchia, gara valida per la qualificazione agli Europei dell’84 (per la cronaca finì 2-2). L’Italia alla vigilia scelse il buon ritiro del Jolly Hotel, ai tempi albergo gettonatissimo dai vip di passaggio nella “Milano da bere”, e il prato del Comunale di Segrate, per gli allenamenti di rifinitura. Perché Segrate? Una scelta rocambolesca, la Nazionale era attesa a San Donato, ma complice l’hotel di pregio e il fattore campo, nuovo di zecca, Segrate visse un momento memorabile.
Un’atmosfera in stile “formidabile quegli anni” che si può rivivere attraverso la mostra appena inaugurata Segrate ai tempi di Pablito. Noi e gli azzurri de Mundial 1982( a cura di Vivytaly l’Italia dietro l’angolo, aperta fino al 31 luglio alla Sala Polifunzionale - Centro Verdi). Cento fotografie per gli amanti del calcio di nostalgia, a colori e in bianco e nero, scattate dai tre fotografi locali: Giorgio Passoni, Antonio Vaccarossa e Roberto Piovani. Materiale preziosissimo quanto raro, fatto di provini e negativi magicamente riaffiorati da cantine e soffitte dimenticate. Scatti inediti, curiosi, come il Bearzot con il cappello del capo dei vigili urbani di Segrate o Paolo Rossi che insegue Causio come un ragazzino in gita e Bruno Conti che li osserva, serioso, a distanza. Oppure Fulvio Collovati che accenna un passo di danza durante la sgambata davanti al pubblico assiepato in tribuna che vive quell’attimo fuggente tra lo stupore e l’emozione per quei monumenti tricolori. Era ancora il tempo in cui i piccoli grandi eroi del pallone li potevi incontrare solo allo stadio, e un autografo o una stretta di mano di Pablito e compagni erano tracce indelebili nella memoria. Come questi ritratti ritrovati di Segrate che eternano quella stagione felice e appagante, come il volto di Bearzot o quello serafico ma sempre sereno di Gaetano Scirea, il primo di quegli angeli azzurri dell’82 volato lassù, dove lo ha raggiunto Pablito. E lo stadio di Segrate, il Pastrengo – in ristrutturazione – presto verrà intitolato alla memoria di Paolo Rossi.