Agorà

MOTORI. Se lo sport resta a piedi

Massimiliano Castellani mercoledì 31 dicembre 2008
Una vigilia di fine anno amara per il "guru" delle moto Carlo Pernat, storico talent scout(scopritore di Valentino Rossi) e manager di Capirossi, Marco Simoncelli e Niccolò Canepa, travolto indirettamente da questo insolito destino della Kawasaki che getta la spugna e sta per lasciare il Mondiale della MotoGP 2009.Ma che cosa sta succedendo nel mondo delle due ruote?«Questo addio della Kawasaki è un fulmine a ciel sereno che mi fa male e al tempo stesso penso: per fortuna che il contratto fra Loris Capirossi e la Suzuki è stato già firmato...».Lei dice -"fulmine a ciel sereno" ma avrete avuto dei segnali?«Lo stato di crisi anche nelle Moto è cominciato da un pezzo perché gli sponsor non si trovano più. Quelli del 2008 hanno retto, ora c’è il problema della ricerca di denaro fresco per la nuova stagione e qui i nodi vengono al pettine. Io dico che non si doveva arrivare al 30 dicembre per scoprire un pentolone del genere...».Alla Dorna, la società che gestisce il Motomondiale sembrano cadere dalle nuvole...«Come Bernie Ecclestone sapeva che la Honda non si sarebbe iscritta al Mondiale di Formula 1, così la Dorna io credo che fosse informata da tempo sulla decisione estrema della Kawasaki. Alla Dorna si sono comportati con superficialità, ma di errori negli ultimi anni ne hanno commessi diversi...».Il maggiore degli scivoloni compiuti dalla Dorna?«Aver voluto creare una MotoGP a immagine e somiglianza della Formula 1, senza rendersi conto che noi non siamo quel circo lì e che il gap sul piano delle risorse finanziarie è abissale».Esiste un divario così grande tra le due e le quattro ruote?«Ma stiamo scherzando? Faccio un esempio: la Mercedes fa il lancio di una nuova vettura e spende almeno 100 milioni di euro, ebbene quello è il budget stagionale di tutta la MotoGP».Qualcuno ha fatto il passo più lungo della gamba?«Chi è voluto restare in gioco si è dovuto adeguare alla nuova MotoGP e spendere barcate di soldi in tutte quelle diavolerie tecnologiche che hanno reso una moto sempre più un robot. Oggi un team arriva a investire fino a 40-50 milioni di euro a stagione con dei ritorni che sono irrisori. Ma si insiste su imbeccate dei geni del marketing che sono la rovina del mondo».Che scenario dobbiamo aspettarci da qui in poi?«Nonostante questo duro colpo, ritengo che il Mondiale stia ancora in piedi. Le tv come la Bbc, la nostra Mediaset e tutti i maggiori network internazionali hanno già rinnovato i contratti per i GP. Certo se poi, dico per assurdo, Valentino Rossi decidesse di non correre nel 2009 è naturale che il banco salta di sicuro».A oggi dopo la tempesta della "verdona" nipponica possiamo parlare di calma apparente?«Dopo questo botto anticipato di Capodanno non c’è da stare tranquilli. Anche perché il reparto motori della Kawasaki è il 10% del fatturato di un colosso che i suoi ricavi maggiori li ottiene dai reattori nucleari, dalle navi e dalle grandi imprese come il tunnel sotto la Manica. Pertanto se esce di scena è un segnale che qualcosa nella testa del "gigante" non funziona più».Per Melandri si prospetta un futuro in Superbike o può ancora sperare in un ripescaggio per far tornare la MotoGP a 18 piloti?«Marco avrà sicuramente delle chance di restare: il Mondiale, ad aprile, potrebbe partire anche con 17 piloti, basta fare una deroga e lo spettacolo continua».Ma lo spettacolo, oltre che numericamente, in questo modo non rischia di calare anche sul piano della qualità?«Lo spettacolo lo fanno esclusivamente i piloti. La riprova? Basta spostare due o tre nomi di spessore nella Superbike e questa si mangia anche la MotoGP. E già siamo un bel pezzo avanti perché la Superbike ha aumentato gli spettatori e il giro d’affari: le moto che girano su pista, i tanti appassionati poi se le comprano per andare su strada».La ricetta per superare la crisi alla prossima curva dell’anno che verrà?«Gli stregoni del marketing la risolvono con i tagli e la riduzione drastica dei costi. Quelli ci sono già stati e purtroppo ci saranno ancora. Io soluzioni non ne ho e sarei un pazzo se non ammettessi che la situazione è davvero molto preoccupante».