Il Fondo monetario internazionale invita gli Stati a "femminilizzare" le banconote e lo fa attraverso un editoriale pubblicato nell’ultimo numero della sua rivista
Finance & Development, che fa notare come siano assai rare le donne onorate dalla stampa della propria effigie su un biglietto di banca. Quando si tratta di soldi, è un mondo di uomini: un commento che non appare affatto scontato. Negli statunitensi biglietti da un dollaro ci sono sempre stati, ininterrottamente dal 1861, i presidenti e risale al XIX secolo la stampa di una donna americana: si trattava di Martha Washington "moglie di" George Washington, come hanno fatto notare molte organizzazioni femministe, non una donna che ha brillato di luce propria. Altri rari esempi sono la Regina Elisabetta in Inghilterra e inizialmente anche negli Stati del Commonwealth, la cui immagine apparve sulle sterline per la prima volta nel 1960, Evita Peron in Argentina, la presidente Corazon Aquino nelle Filippine e l’artista Frida Kahlo in Messico. Madame Marie Curie, nata in Polonia e vissuta in Francia, prima donna ad aver vinto un Nobel, è probabilmente l’unica la cui effigie sia stata stampata sulle banconote di due differenti Stati: nella banconota da 20.000 zloty polacchi e in quella da 500 franchi francesi, in quest’ultima assieme al marito Pierre. In Italia chi è nato prima dell’entrata in vigore dell’euro ricorda le mille lire con Maria Montessori «ma – spiega Guido Crapanzano, esperto di circolazione monetaria e per decenni consulente numismatico della Banca d’Italia – l’Italia è stata anche la prima nazione al mondo a emettere ufficialmente una banconota, cioè un foglio di carta stampato e convertibile in oro o argento, con due figure muliebri: si tratta delle 100 lire messe in circolazione dalle Regie Finanze di Torino il primo gennaio 1799 che riportano lo stemma dei Savoia in rilievo a secco, su una faccia una figura agreste con specchio e sull’altra la vittoria alata, queste molto più grandi». Nelle prime banconote italiane, racconta ancora Crapanzano, «non venivano stampate figure reali ma solamente mitologiche, raffigurazioni di personaggi o di episodi celebri, di modelli, di simbologie. Solamente dai primi del ’900 si sono iniziati a raffigurare i regnanti, assieme ancora a immagini della tradizione e della cultura». «La prima banconota, intesa come foglio di carta stampato e convertibile in oro o argento, con la raffigurazione di una figura di donna risale al 1797, anno in cui la Banca d’Inghilterra ne emise una con la Britannia – prosegue Crapanzano –. Si tratta di una figura minuscola stampata in un angolino e questo potrebbe far passare il primato all’Italia che nel 1799 emise la citata banconota da 100 con due figure femminili».Nel 1841 fu la volta dell’Austria, seguita nel 1844 dalla Francia, che sino all’avvento dell’euro ha continuato a raffigurare donne, reali o simboliche, anche nelle banconote delle proprie colonie. In Russia il primo biglietto con una figura femminile storica reale venne emesso nel 1910, e la scelta cadde inevitabilmente sulla zarina Caterina. Ancora, nel 1960 la Cina emise il biglietto da uno yuan con una donna su un trattore, a riflettere i principi economici che il governo di allora promuoveva. È questo uno dei rarissimi esempi proveniente dall’Oriente e sintomo anche di come questo tema abbia numerosi risvolti, che potrebbero sollevare più ampie domande su come e quanto le donne siano (sotto) valutate nell’economia. A seguire l’esortazione del Fmi sembra essere la Svezia, la cui Riksbank sta mettendo in circolazione sei nuove banconote, di taglio dalle 20 alle 1000 corone, di cui ben 3 "al femminile". Sulla banconota da 20 corone, distribuita pochi giorni fa, è riprodotta Astrid Lindgren, la celeberrima autrice di libri per bambini e creatrice di Pippi Calzelunghe; quella da 100 corone riporterà un delicato ritratto della giovane Greta Lovisa Gustaffson, ovvero la divina Greta Garbo, nata in Svezia nel 1905, mentre il biglietto da 500 corone sarà dedicato alla soprano Birgit Nilsson.