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Archeologia. Scoperta in Romagna una necropoli del III secolo: un cimitero cristiano?

Quinto Cappelli venerdì 26 novembre 2021

Gli scavi a Portico di Romagna

Un eccezionale ritrovamento d’importanza storica è stato scoperto casualmente nei giorni scorsi a Portico di Romagna, sulle colline forlivesi, durante i lavori per un acquedotto. Ai bordi della strada statale 67 Livorno-Ravenna del Muraglione, ad un chilometro da Portico verso Firenze (al km 155, III), in località San Pietro in Castagneto, è venuto alla luce un sepolcreto o necropoli romana, che potrebbe risalire al III- V secolo dopo Cristo. Dallo scavo, lungo una ventina di metri, largo due e profondo oltre uno, stanno affiorando dodici tombe disconnesse, costruite in parte in laterizi romani e in parte in pietra, ricoperte da lastre di pietra arenaria locale, all’interno delle quali ci sono ancora gli scheletri ben conservati. Purtroppo tali tombe sembrano manomesse o visitate da tombaroli lungo i secoli oppure in parte spianate, quando nel 1836 il granduca di Toscana Leopoldo II aprì la strada carrozzabile Dicomano-Rocca San Casciano, per unire Firenze a Forlì e alla Romagna, con l’allora strada Livorno-Ravenna (oggi SS67). Infatti, le tombe scoperchiate e manomesse si trovano in parte sotto il manto stradale e in parte sotto il terreno della scarpata a monte. Quindi il sepolcreto o necropoli sarebbe di un’ampiezza ancora sconosciuta. Secondo le prime ipotesi dei tecnici della Soprintendenza, fra cui la responsabile degli scavi Romina Pirraglia e il capo cantiere e archeologo Riccardo Ricci, “si potrebbe trattare di un sepolcreto, situato vicino a un luogo di culto, usato per diversi secoli, perché sembra addirittura che alcune sepolture siano state poste sopra ad altre di epoca precedente”. Se gli scavi continueranno, le sorprese non si fermeranno. Infatti, fra i primi reperti trovati stanno affiorando non solo tombe e scheletri umani, ma anche frammenti di mosaico, vetri lavorati e perfino cinque-sei monete molto consumate dal tempo, ma una sembra riportare l’effige dell’imperatore Costantino (274-337). Questa prova daterebbe il ritrovamento.

Alcuni degli oggetti ritrovati nella necropoli - -

Commenta l’archeologo Ricci: “Essendo agli inizi dei lavori, non siamo ancora in grado di esprimerci. Ma si tratta certamente di un ritrovamento di grande interesse storico, archeologico e culturale”. E l’antropologo Matteo Zaniboni aggiunge: “Sarà interessante anche studiare le ossa, non solo per capire età, sesso e patologia di questi morti, ma anche molti altri dati che senza questi studi non siamo in grado di scoprire”. Entusiasta, ma anche preoccupato di che fine faranno i reperti il sindaco di Portico e San Benedetto, Maurizio Monti: “Si tratta di una scoperta di grande valore storico, non solo perché conferma quasi certamente l’origine romana di Portico di Romagna, come tramandano le tradizioni orali e alcune ipotesi fondate, ma anche gli scavi potrebbero riservare sorprese di carattere nazionale e scientifico. Dovremo concordare con la Soprintendenza come valorizzare la scoperta dal punto di vista storico e turistico per il nostro piccolo comune e per l’intero territorio”. La scoperta potrebbe avere anche risvolti per la storia della Chiesa e della diffusione del cristianesimo in Romagna e nella regione, ad iniziare da Sant’Apollinare di Ravenna, che avrebbe inviato i primi discepoli ad evangelizzare la regione nelle città della Via Emilia (187 a.C.), fra cui San Mercuriale di Forlì e San Ruffillo di Forlimpopoli (IV-V secolo). Secondo un’antichissima tradizione, San Ruffillo sarebbe morto proprio a Portico mentre stava predicando il cristianesimo ai pagani e ai tempi di San Ruffillo risalirebbe l’ultima scoperta. Potrebbe trattarsi di uno dei primi cimiteri cristiani della regione? Inoltre, studi recenti sulle reliquie di San Mercuriale hanno confermato che il primo vescovo di Forlì sarebbe della stessa epoca.