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Cinema. Ridare nome ai migranti morti in mare: "Sconosciuti puri" in cerca di dignità

Angela Calvini giovedì 16 novembre 2023

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Ogni notte nella sala autopsie della dottoressa Cristina Cattaneo arrivano corpi senza nome. Lei li chiama gli “sconosciuti puri” e appartengono spesso ai margini della società. Sono senzatetto, prostitute, adolescenti in fuga. Ultimamente sono soprattutto migranti, respinti dal Mar Mediterraneo sulle coste italiane. Gli occhi della dottoressa indagano con attenzione tutti i giorni quei poveri resti, con lo sguardo professionale e disincantato del detective, ma con l’umana e ferma determinazione di ridare una identità ai morti. Segue passo passo il suo lavoro e la sua battaglia etica l’intenso documentario Sconosciuti puri, di Mattia Colombo e Valentina Cicogna, presentato ieri ala 29ma edizione del MedFilm festival di Roma. Il film sarà presentato anche a Milano, nell'ambito del Milano Filmaker Festival al cinema Arlecchino domenica 19 novembre alle ore 19.45. Il film sarà introdotto da Pierfrancesco Majorino. Alla fine ci sarà un incontro con Cristina Cattaneo, lo staff del Labanof di Milano e i due registi (Valentina Cicogna e Mattia Colombo).

Un documentario che ci fa vivere fianco a fianco le giornate di lavoro della professoressa Cristina Cattaneo, medico legale e direttrice del Labanof, primo laboratorio di anatomia e odontologia forense in Italia con sede a Milano, da lei fondato a Milano assieme al suo mentore Marco Grandi nel 1995. Ne esce un ritratto di donna forte e decisa che possiede, al contempo, una grande umanità e che non esita a interpellare chiunque possa darle un aiuto a raggiungere il suo scopo. La svolta avviene quando la dottoressa Cattaneo viene chiamata ad identificare i resti di centinaia di migranti morti ritrovati nel relitto della cosiddetta tragedia nel Canale di Sicilia, uno dei più gravi naufragi della storia del Mediterraneo avvenuto il 18 aprile 2015 al largo delle coste della Libia. Il naufragio dell'imbarcazione ha provocato oltre 1000 vittime, mentre solo 28 sono stati i superstiti salvati. Dal settembre del 2016, dopo il ripescaggio del relitto per volere del governo Renzi, la dottoressa Cattaneo è impegnata nell’arduo compito di ridare un’identità, e quindi una dignità, a queste persone e ai tanti migranti senza nome che continuano a morire.

Per sette anni i registi Colombo e Cicogna hanno seguito quotidianamente il lavoro della professoressa Cattaneo e del suo staff. «Valentina Cicogna tanti anni fa aveva incontrato Cristina mentre stava preparando un altro film – spiega ad Avvenire il regista Colombo -. Lei ci ha spiegato il dramma dei morti senza nome e dei parenti che vivono sospesi senza riuscire a elaborare il lutto poiché non hanno certezza della morte. Così è nato Sconosciuti puri, un documentario d'osservazione, quindi girato senza interviste, e che cerca di affrontare il tema dell'identità legato a temi quotidiani come le stragi nel Mar Mediterraneo e le piccole grandi storie di invisibili che leggiamo sui giornali».

La storia è costruita attraverso l'osservazione diretta di ciò che accade negli uffici, nei corridoi del Labanof, nelle aule dell'Università e nella vita privata di Cristina. Si riprendono le autopsie effettuate dalla dottoressa sfumando molto e senza indugiare in particolari macabri, mentre da una attaccatura dei capelli o da un osso pian piano si cerca di dare un volto a tanti ragazzi, nelle cui tasche vengono trovate pagelle cucite o brioche. Nel film viene mostrato anche la ricognizione effettuata dalla dottoressa Cattaneo sul corpo di Sant’Ambrogio, per ricostruirne il volto. «Cristina tratta tutti nello stesso modo, verso il corpo di un santo e di uno sconosciuto ha lo stesso atteggiamento di attenzione caritatevole – aggiunge il regista -. Noi inquadriamo una mano, una foto, pochi elementi per permettere allo spettatore di sviluppare una sua idea dello sconosciuto. Quella mano potrebbe essere anche quella di una persona a noi vicina, potremmo anche essere noi».

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Le domande che emergono sono tante. Cosa succede se nessuno ha presentato una denuncia di scomparsa? O se la denuncia è stata fatta in un Paese straniero e lontano? Oppure se il corpo è irriconoscibile e l'unica conferma dell'identità potrebbe venire da un test del Dna, ma gli unici parenti in vita non possono raggiungere il luogo del ritrovamento? Questi sono i tipi di ostacoli che Cristina e il suo team cercano di superare ogni giorno. Particolarmente toccante, nella pellicola, l’incontro con la sorella di una ragazza albanese scomparsa 25 anni fa, che la Cattaneo è riuscita a far riesumare e identificare.

Secondo Cristina, il nome è un diritto che non deve essere negato a nessuno e vuole che l'Europa riconosca ufficialmente questo diritto e metta in atto gli strumenti necessari. come una banca dati europea in cui i dati degli “sconosciuti puri” possano essere incrociati con quelli degli scomparsi raccolti in qualsiasi Paese venga presentata una denuncia di scomparsa. Nel film, compare anche l’eurodeputato Pierfrancesco Majorino, al quale Cristina si è rivolta per ottenere un aiuto a livello istituzionale europeo. E Majorino riesce a organizzarle un’audizione in Commissione europea per esporre la sua attività e le sue richieste e in cui la professoressa perora la causa del diritto all’identità delle numerose vittime sconosciute. Purtroppo, come rivela una didascalia posta sull’ultima scena, dopo l’audizione in Commissione europea avvenuta nel marzo del 2022, nulla è stato fatto. Ma Cristina non si stanca di ripetere, a chi l’ascolta, che, se solo i Paesi europei lavorassero insieme, identificare gli “sconosciuti puri” sarebbe possibile, perché è solo «una questione di volontà».

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«Identificare ha un costo, e Labanof è un laboratorio accademico universitario con risorse pari a zero – spiega il regista -. La società fa fatica a capirlo, ma prendersi cura dei morti vuol dire prendersi cura dei vivi. Identificare è importantissimo per la dignità del morto e per la salute di chi resta». Sconosciuti puri quindi diventerà uno strumento a favore della lotta di Cristina Cattaneo, aggiunge il regista: «Il film verrà distribuito a marzo e stiamo costruendo una campagna di impatto intorno al film per raccogliere firme affinché venga fatta questa legge europea che obblighi gli stati europei a coordinarsi».