Cinema. Sebastiano Somma, dialogo di anime con "Una Sconosciuta"
Sebastiano Somma, protagonista del film Una Sconosciuta -
Quando si dice proprio un bel film. Anche perché lontano dagli stereotipi delle pellicole di cassetta come pure dagli intellettualismi di certo cinema d’essai. “Una Sconosciuta” di Fabrizio Guarducci, prodotto da Fair Play e interpretato da Sebastiano Somma, Desiree Noferini, Sandra Ceccarelli, Andrea Muzzi, Dario D'Ambrosi e Morgana Forcella tra gli altri, dribbla questi due pericoli raccontando una storia semplice e profonda al tempo stesso, nella cui filigrana ognuno si può riconoscere con i propri drammi personali e comunitari. Una doppia tragedia, privata e pubblica, costituisce in effetti l’antefatto della vicenda. Da un lato la morte della figlia del protagonista (Somma), dall’altro un misterioso evento che ha azzerato la vita economica e sociale del paese in cui la storia è ambientata (chiarissimo il riferimento alla pandemia, anche se mai ne viene fatto esplicito accenno).
Ed è proprio in questo contesto di sofferenza, di chiusura e di incomunicabilità (la tragedia personale del protagonista ha oltre tutto determinato il naufragio del suo matrimonio) che si verifica un evento inatteso: l’apparizione, è proprio il caso di usare questa parola, di una bellissima ragazza che attrae e incuriosisce e a poco a poco, con la sua semplice presenza ogni giorno nel bar del protagonista, diventa una specie di motore immobile, che riattiva la vita atrofizzata del paese. La gente comincia a parlarle, a confidarle le proprie angustie e a chiederle consigli e ogni volta l’incontro si risolve non con un colpo di bacchetta magica, ma con l’indicazione di un percorso di guarigione spirituale e morale che rimette in moto e conferisce nuova speranza.
Chi è la Sconosciuta che dà il titolo anche al film? Nessuno lo sa. Cosicché ogni spettatore è legittimato ad attribuirle un nome. Può essere la coscienza, la bellezza, la forza della rinascita su su fino a far balenare in qualche maniera – per l’occhio credente – un riferimento alla Vergine Maria. Guarducci, che è anche sceneggiatore insieme a Somma e autore del romanzo da cui è tratto il film, lascia in bianco la casella del nome, così come bianche sono le pagine del libro che la Sconosciuta consegna come eredità al protagonista dopo l’ultima “apparizione” e che gli fanno pronunciare la battuta con la morale di questa favola: il destino è qualcosa che ognuno si scrive da sé. Messaggio che, una volta compreso, innescherà la doppia rinascita (in opposizione alla doppia tragedia di partenza) del finale.
Un’opera, quella di Guarducci, che ha molte frecce al suo arco. Innanzitutto un bravissimo Sebastiano Somma (in questi giorni impegnato anche in teatro a Cittadella e a Noventa Vicentina con lo spettacolo “Vi presento Matilde Neruda” di cui è pure regista). Il suo volto e la sua fisicità riempiono lo schermo ad ogni inquadratura, disegnando con misura e ispirazione una figura virile intessuta di dolore, ma mai chiusa alla speranza; non a caso è stato premiato come miglior attore al Terra di Siena Film Festival, dove il film di Guarducci è risultato il migliore della rassegna. Vi sono poi la scorrevolezza dello stile e della scrittura, la bravura degli attori, ben diretti e perfettamente calati nelle loro parti (Desiree Noferini, la Sconosciuta, comunica emozioni, anche se non pronuncia neanche una parola), le belle musiche di Pino Donaggio e anche un non sappiamo quanto involontario punto di contatto con il pluripremiato “La forma dell’acqua” di Guillermo Del Toro. Perché là come qua proprio chi non si esprime in termini convenzionali riesce a entrare in sintonia profonda con l’altro. Un invito dunque a riscoprire quella comunicazione dello spirito e del cuore più che mai urgente oggi, anche e soprattutto in un tempo di malattia che inaridisce non solo il respiro dei polmoni, ma pure quello delle anime. Il film, presentato in questi giorni a Roma, Firenze e Bologna, sarà distribuito nelle sale a partire da gennaio.