Festival Biblico. L'attore Scifoni: «La Bibbia maestra di vita»
L’attore Giovanni Scifoni, 45 anni
Cosa significa essere fratelli tutti nel mondo di oggi e nella via di tutti i giorni ce lo racconta con il sorriso Giovanni Scifoni, uno degli attori e drammaturghi italiani più popolari, che da anni affronta a teatro, sul web e ora anche in un libro ( Senza offendere nessuno. Chi non si schiera è perduto; Mondadori, pagine 204, euro 18,00) i temi della fede con pensante leggerezza.
Sarà proprio il 45enne attore romano, che con la sua famiglia vive il cammino neocatecumenale, uno dei protagonisti più attesi del XX Festival Biblico che dall’11 al 27 giugno si tiene nelle diocesi di Vicenza, Verona, Padova, Adria-Rovigo, Vittorio Veneto e Treviso. Appuntamento sabato 19 giugno alle 18.30 al Teatro Romano di Verona con la serata “In principio erano fratelli”, assieme al teologo Luigi Maria Epicoco: se fin dalle origini siamo chiamati a vivere da fratelli e sorelle, la Bibbia, attraverso protagonisti prototipici del libro della Genesi, mostra la difficoltà di questa condizione e riflette sui presupposti che realizzano una vera fraternità. Attraverso l’approccio ironico di Scifoni e quello meditativo di don Epicoco una riflessione che tocca nel profondo l’esperienza di tutti noi. (Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria su www.eventbrite.it/e/155804574677. La serata sarà in diretta suTelepace).
«Io ho cominciato a scrivere per il teatro tardi, a 32 anni. Vivevo una dicotomia tra le mie esperienze personali e la mia professione di attore. Ma poi ho pensato che la mia strada era portare qualcosa di me anche nel mio lavoro, la mia spiritualità, i miei dubbi, le mie crisi » racconta ad Avvenire Giovanni Scifoni dal set, durante una pausa delle riprese della seconda attesissima serie della fiction targata Lux Vide Doc nelle tue mani, con protagonista Luca Argentero, dove Scifoni interpreta il ruolo del neuropsichiatra Enrico Sandri. «Sono felice di condividere a Verona una serata con don Epicoco di cui sono un fan – aggiunge entusiasta –. Lui parlerà della fraternità nella Bibbia. Io racconterò cosa significa vivere con dei fratelli, e ne ho ben cinque: che cosa comporta nella propria esperienza personale lo scontro, ma anche la complicità fra fratelli. Nel mio libro è molto presente questa tematica, racconto di un fratello che, anche se è più piccolo di te, ti insegna cosa è la fratellanza universale. È il tema forte di questo libro autobiografico: siamo in una famiglia umana e cerchiamo di dividerci in clan, di stabilire il nostro modo di esistere e di comprendere il mondo obbedendo alle leggi e alle opinioni di questi clan. Non ci liberiamo mai di queste “famiglie” ideologiche di appartenenza. Ecco, invece occorre far parlare gli individui fra di loro».
Scifoni focalizza nel suo lavoro letterario e sul palco, con una comicità «inclusiva» come ama dire, anche le contestazioni e i pregiudizi che ha vissuto e vive come cattolico nella sua vita quotidiana. Alla base delle convinzioni dell’attore c’è un profondo cammino di fede. «Io provengo da una famiglia neocatecumenale e la fede è un dono che i miei genitori mi hanno consegnato – ci racconta –. Ho affrontato le mie crisi quando ho iniziato a lavorare come attore. Ero arrivato a pensare che si potesse fare a meno della fede. Poi ho capito che quello che mi avevano consegnato i genitori non era un prontuario per diventare una brava persona, ma l’incontro con Gesù, che mi accettava per quello che ero. E questo abbraccio bello e forte non mi ha abbandonato più», si apre Scifoni. La fede è entrata anche nei suoi lavori teatrali, premiati più volte a “Teatri del sacro”, come Le ultime sette parole di Cristo, Guai a voi ricchi, Santo piacere, ma anche su Tv2000 e sul web con le sue vite dei santi.
La lezione del suo mentore Paolo Poli, l’attore l’ha applicata a Gesù. «La fede nel Vangelo: è da lì che son partito per raccontare tutte le crisi, i dubbi, i paradossi della fede, le discussioni infinite con genitori e amici. I dubbi creavano una fortissima comicità a mia insaputa, e il messaggio è arrivato». Una comicità che si basa su letture importanti, quella di Scifoni, che nel suo libro cita René Girard ed Etty Hillesum e che da sempre ha come modello Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov è il romanzo che mi ha cambiato la vita», rivela. «Io non sono contro le ideologie – aggiunge l’attore –. Il problema sono le persone. Devi vivere da persona e non da individuo: la persona è un essere umano che ha qualcosa di unico e indivisibile dentro di sé, e deve avere il coraggio di vivere da persona e avere lo stupore di incontrare gli altri».
Ecco tornare al succo della “fratellanza”, parola di cui, scrive Scifoni, come di tante altre il mondo laico si è appropriato faticando a riconoscerne le rivoluzionarie origini cristiane. «Noi cattolici viviamo una contraddizione strana, viviamo in un mondo ancora fortemente influenzato dal cattolicesimo, ma molto spesso ci troviamo in solitudine – aggiunge l’attore, che sta anche scrivendo il suo primo film da regista –. Sul set spesso sono l’unico credente. Non possiamo più dar nulla per scontato, non abbiamo più il privilegio del sottinteso. E questo è un bene, perché dobbiamo sforzarci di raccontare, di narrare, di spiegare agli altri per capire meglio anche noi». Da qui il suo rapporto speciale con la Bibbia. «Io ho avuto la fortuna e la Grazia di avere dei grandi maestri, sia sacerdoti sia laici, che insieme alla comunità parrocchiale che frequento mi hanno nutrito tantissimo di queste perle preziose dell’Antico e del Nuovo Testamento, da cui ho imparato tutto, ma soprattutto a vivere. E ad avere una passione quasi ossessiva per i paradossi che ci sono all’interno delle Sacre Scritture. La mancanza di coerenza è un elemento meraviglioso, vedi quella di Abramo e di Giuseppe; e anche Gesù non fa mai quello che gli altri si aspettano. È proprio nell’incoerenza che si sviluppa la potenza di Dio e la fede delle persone».