Agorà

Convegno nazionale Scienza & Vita. La donna e la maternità, dono prezioso per tutti

Alessia Guerrieri venerdì 27 maggio 2016
​Il tempo è quello giusto. Per uscire nel mondo «rendendolo una casa abitabile per tutti» con «il suo modo specifico di essere mondo», per raccontare la bellezza della maternità per chi la vive in prima persona e per la collettività intera. È la riscoperta dell’identità femminile, e dell’essere nati tutti da una donna, il filo rosso della prima giornata del XIV convegno nazionale dell’associazione Scienza & Vita "Nati da donna. Femminilità e bellezza" che si è aperto ieri a Roma. Una riflessione che porta necessariamente «ad allargare gli orizzonti della ragione», esordisce il segretario generale della Cei, il vescovo Nunzio Galantino, invitando a muoversi «all’interno di un’etica del dono».La situazione demografica italiana e l’individualismo imperante sono la scenografia da cambiare, anche grazie alla riscoperta «del valore sociale della maternità», riportando al centro delle politiche nazionali «il tema della fertilità» a livello sanitario ed educativo. A ricordarlo il ministro della Salute Beatrice Lorenzin in un messaggio – letto dal suo consigliere Assuntina Morresi – in cui ha ricordato la necessità «di capovolgere mentalità in tema di fertilità, arrivando a un rinnovamento culturale». Perciò tutte quelle misure come bonus bebé, detrazioni fiscali, congedi parentali, conciliazione lavoro-famiglia, aggiunge, «non devono essere usate come compensazione per il fatto di essere madri, ma come un atto di giustizia sociale verso la maternità e la paternità».Per ripensare il ruolo della donna, così, bisogna partire dal suo vissuto corporeo e dal considerare l’esistenza non come «disegno autoreferenziale», ma come «un pro-getto», un’esperienza proiettata in avanti. Perché se lei «sperimenta nel suo corpo la lenta maturazione e trasformazione della materia, là dove una cellula arrivi a costituire un essere umano», ricorda il presidente di Scienza & Vita Paola Ricci Sindoni, c’è da sperare che il tempo «sia in grado di partorire nuove e sorprendenti manifestazioni di amore per il mondo». Che non sia questa la sua bellezza? «Penso proprio di sì», la conclusione. Innanzitutto bisogna «sottrarsi a questo abbraccio mortale della ragione calcolante», è il fulcro del ragionamento del segretario generale della Cei, il vescovo Nunzio Galantino, «non alzando bandiera bianca di fronte alle continue aggressioni di una cultura antiumanistica», e «neppure accettando la logica del muro contro muro». Il percorso è passare «da una cultura unilateralmente antropocentrica a una che sappia coniugare antropocentrismo e teocentrismo» e a una concezione del paradigma di sviluppo che «integri la razionalità maschile e quella femminile».Ogni lavoro di formazione infatti, per Ana Cristina Villa Betancourt del Pontificio Consiglio per i laici, deve partire «dalla specificità maschile e femminile». Il genere, infatti, «interpreta l’immagine Dio». Alla società spetta il compito di sostenere queste differenze, accanto ad «un approccio positivo alla gravidanza in età giovanile», valorizzando gli effetti positivi sulla salute della donna. Il consigliere nazionale di Scienza & Vita, Felice Petraglia, invita perciò a pensare a «programmi di educazione alla maternità». Per il demografo Giancarlo Blangiardo, bisogna «rispolverare il Piano nazionale per la famiglia» redatto nel 2012 dal ministro Andrea Riccardi, che contiene anche interventi a costo zero che «darebbero una iniezione di fiducia».