Agorà

Scherma. Gli scugnizzi «spadaccini» del Rione Sanità che infilzano Gomorra

Angela Calvini sabato 10 giugno 2017

Irene Di Transo tira di scherma con i ragazzi del Rione Sanità

Una grande festa con centinaia di piccoli spadaccini provenienti dai quartieri disagiati di Napoli, nel nome dello sport e dei valori. Sono stati ben 270 i ragazzi delle scuole elementari e medie di Napoli che hanno festeggiato coi loro genitori lo scorso 6 giugno la prima fase del progetto Fencing for change, ovvero "scherma per il cambiamento". Una iniziativa destinata a crescere, quella promossa dal Comando forze operative Sud dell’Esercito italiano, in collaborazione con la Fondazione Pontificia Scholas Occurrentes, la Federazione scherma Campania, l’Università Federico II e l’Ufficio scolastico regionale a seguito di un protocollo d’intesa firmato nel 2014 dal ministero della Difesa e dal Pontificio Consiglio della Cultura.

Il progetto prevede lo svolgimento di corsi di scherma gratuiti da parte dei maestri di scherma dell’Esercito presso alcune scuole primarie e secondarie di primo grado in zone a rischio sociale, con particolare attenzione anche ai bambini affetti da autismo. «L’ottica è quella di guidarli, attraverso lo sport, verso una crescita personale basata su quei sani valori fondamentali nella costruzione della società civile» ci spiega orgogliosa la campionessa di sciabola, nonché caporal maggiore scelto dell’Esercito, Irene di Transo. Classe 1978, atleta del Centro sportivo olimpico dell’Esercito dal 2006 al 2016, sino al 2015 è stata membro della Nazionale di sciabola, quattro volte finalista in Coppa del mondo. Ma la sua vittoria più bella, ci spiega, l’ha messa a segno insegnando scherma ai 270 bambini delle scuole “Ignazio di Loyola” di Camaldoli e “Andrea Angiulli” del Rione Sanità, età compresa fra i 9 e i 12 anni.

Dallo scorso marzo Irene di Transo, partenopea, ha insegnato scherma con cadenza settimanale ai bambini di 8 classi del “Loyola” e di 6 classi dell’“Angiulli” armati di fioretto e maschera di plastica forniti dalla Federazione scherma. «Specie alla Sanità, c’erano ragazzi con situazioni familiari disastrate, ma la cosa che mi ha colpito di più è stato il loro entusiamo » aggiunge la di Transo raccontando come per molti piccoli uno sport così diverso li abbia portati ad ampliare gli orizzonti. «La scherma insegna la concentrazione ed è un lavoro di grande coordinazione, che porta alla conoscenza del proprio corpo e una grande consapevolezza di sé» prosegue. E insegna una diversa cultura delle armi, in territori che ne vedono fin troppe. «La cosa bella della scherma è che si è vincenti se si utilizzano le armi senza violenza – aggiunge la di Transo –. Non solo il regolamento punisce la violenza, ma la stessa tecnica, perché chi esagera in genere perde. La scherma aiuta il controllo della aggressività, che diventa grinta».

In quei piccoli, la campionessa rivede se stessa, quando sognava di essere un paladino leggendo La spada nella roccia o le storie dei cavalieri della Tavola rotonda. «A 12 anni iniziai, poi dovetti interrompere e ripresi all’università. Ho dovuto lavorare più degli altri, ma senza l’Esercito non sarei mai riuscita a diventare una schermitrice competitiva» confessa. L’atleta si è ritirata dalle gare nel 2015, dopo la nascita del suo primo figlio e pensa anche alla salute delle giovanissime: «Le ragazzine che ho incontrato da un punto di vista motorio sono abbastanza indietro, purtroppo non fanno sport. Ed è problematico perché lo sport è anche un fatto di benessere. E loro che saranno le mamme del futuro dovrebbero curare loro salute».

Dal prossimo anno scolastico si aggiungeranno come insegnanti altri campioni dell’Esercito e verranno coinvolte altre sei scuole a Napoli ed altre a Palermo e a Bari. «L’Italia può ripartire dal Sud – conclude di Transo –. Altro che Gomorra: a Napoli la parte buona è la maggioranza. Lo scugnizzo è un ottimo schermidore per le sue doti di velocità e scaltrezza. Il mio sogno sarebbe riuscire a portare qualcuno di loro all’agonismo».