Leggendo il sito del Teatro alla Scala non ci sono dubbi: domani salta la prima di
Cavalleria rusticana e
Pagliacci. Lo spettacolo, che segna il debutto scaligero del regista Mario Martone, si legge, «non potrà andare in scena a causa di uno sciopero indetto dalla Cgil». Tanto è vero che sono già indicate le modalità di rimborso per chi ha comprato i biglietti. E anche la diretta tv di Rai 5, annunciata per domani, è già stata spostata a martedì, prima replica in cartellone delle opere di Mascagni e Leoncavallo.Il comunicato del Consiglio di amministrazione del teatro, invece, parla ancora al condizionale: «Una decisione del genere, se confermata, comporterebbe un grandissimo danno per il pubblico, per gli artisti, per l’intero teatro». Come dire, ripensateci. Lo ha fatto capire il sindaco di Milano, Letizia Moratti, presidente del Cda scaligero, che ha invitato i promotori dello sciopero «a considerare il teatro per quello che è, un valore per tutta la città».Il nodo della questione è che ai lavoratori non è stata ancora versata la terza rata dell’integrativo. I vertici del teatro dicono per via dei tagli governativi. E per questo la nota diffusa esprime «disappunto» per una scelta che «appare in questo momento di effettiva difficoltà e incertezza gravemente lesiva e per nulla opportuna». Tanto che il Cda, garantendo comunque il proprio impegno per appianare i bilanci scaligeri che i tagli al Fus spingono in terreno negativo, «sente il dovere di affermare che talune regole relative alle dichiarazioni di sciopero dovrebbero essere riconsiderate». Sulla questione il regista Martone non si esprime: «Siamo ospiti e non possiamo dare giudizi». Per i due titoli, che insieme mancavano dalla Scala da ventitré anni, ha scelto due stili diversi: «Una messinscena spoglia per
Cavalleria, per lasciare spazio alla musica; un campo rom alla periferia di una grande città con il palcoscenico attraversato dal cavalcavia di un’autostrada in
Pagliacci».Una messa in scena, quest’ultima che ha già suscitato qualche allarme fra i leghisti. Per Luciana Ruffinelli, presidente della commissione Cultura in Consiglio regionale: «È una vera e propria provocazione».Martone non replica. D’accordo con il direttore d’orchestra, l’inglese Daniel Harding, vorrebbe cambiare il tradizionale ordine di esecuzione delle opere. «Perché mi sembra che chiudere la serata con il grido "Hanno ammazzato compare Turiddu" sia di grande effetto». Ieri, alla prova generale, si è ascoltato prima il dramma di Leoncavallo e poi quello di Mascagni. Ma solo alla prima si vedrà su quale opera si alzerà il sipario.Due manifesti del Verismo musicale. Musica che per Harding «è sì datata, ma sincera perché rappresenta bene un tipo di stato d’animo popolare». In scena Luciana D’Intino (Santuzza) e Salvatore Licitra (Turiddu) in
Cavalleria. In
Pagliacci Oksana Dyka (Nedda) e José Cura (Canio), particolarmente atteso perché il tenore argentino torna alla Scala dopo 12 anni.