Romanzi. De Wohl, i santi come nuovi eroi
Lo scrittore tedesco Louis de Wohl (1903-1961)
Tra le sue passioni c’era anche quella di leggere le stelle. Ma neppure lui poteva prevedere l’incredibile successo che avrebbero avuto i suoi libri. Da quando vent’anni fa Rizzoli ha rilanciato anche in Italia i suoi romanzi, Louis de Wohl (1903-1961) è uno degli autori più richiesti in libreria. I numeri parlano da soli: L’ultimo crociato , il primo titolo di questa fortunata serie è uscito nel novembre del 2001: oggi siamo alla diciassettesima edizione con 43mila 900 copie stampate. Di poco inferiore La liberazione del gigante (novembre 2002), quindici edizioni e 43mila 500 copie. Ma di rilievo anche i successivi: L’albero della vita (tredici edizioni e 39mila copie) e La mia natura è il fuoco (undici edizioni e 36mila copie).
Autentici bestseller scritti da un uomo nato a Berlino, ma da padre ungherese e madre austriaca, che è riuscito a legare la sua fama ad avvincenti biografie romanzate per lo più di santi o altre figure decisive nella storia della cristianità. L’ultimo crociato per esempio ricostruisce in maniera avvincente l’epopea di Giovanni d’Austria, giovane comandante delle truppe cristiane che sconfissero i musulmani a Lepanto. La liberazione del gigante ruota attorno alla figura di san Tommaso d’Aquino così come L’albero della vita riguarda sant’Elena madre dell’imperatore Costantino, La mia natura è il fuoco santa Caterina da Siena, La città di Dio san Benedetto, Il gioioso mendicante san Francesco d’Assisi, Giovanna la fanciulla guerriera santa Giovanna d’Arco… Non mancano opere su personaggi controversi o addirittura persecutori della Chiesa come Attila (nel suo celebre incontro con il santo papa Leone Magno) o l’ultimo volume pubblicato Giuliano, l’imperatore apostata che ricostruisce la figura di colui il quale tentò di soffocare il Cristianesimo.
Per i soggetti trattati la popolarità di De Wohl è ancora più sorprendente e controcorrente in una cultura sempre più secolarizzata e indifferente (se non ostile) agli argomenti religiosi. E questo spiega forse anche la scarsa considerazione da parte della critica “ufficiale”. Di fatto la sua stessa biografia rimane avvolta dal mistero, tant’è che oggi viene ricordato più per le sue discusse doti di astrologo contro Hitler che come scrittore. Costretto infatti a fuggire dalla Germania nazista (anche per le origini ebraiche del padre), aveva trovato rifugio in Inghilterra dove diventò capitano dell’esercito britannico durante la Seconda guerra mondiale. Il sistema di spionaggio inglese era infatti convinto che Hitler seguisse i consigli di un astrologo prima di decidere una battaglia, e de Wohl, che aveva scritto anche libri di astronomia, si palesò come l’uomo in grado di interpretare i momenti in cui il Führer si sentiva più sfiduciato dalle stelle.
Più che dagli astri però la fama per lui sarebbe arrivata dalla sua penna brillante, lodata già dai suoi insegnanti quando era solo un bambino. In Germania si era fatto notare come scrittore di gialli e storie di avventura e molte delle sue trame erano approdate anche al cinema. Ma fu soprattutto a Londra sotto le bombe che cominciò a maturare una profonda conversione. Lui cattolico per educazione familiare, ma imborghesitosi nel tempo, riscoprì la fede in un momento cruciale: «Se muoio stanotte - pensava - che cosa avrò fatto dei talenti che Dio mi ha dato?». E provando a fare un bilancio della sua vita pensò: «In fondo ho già scritto diversi libri di successo, ma erano tutte pubblicazioni che la gente leggeva sui treni o quando erano troppo stanchi per leggere qualcosa di veramente buono. Per questo erano state scritte e non per la gloria di Dio». Decisivo fu il cardinale di Milano Ildefonso Schuster che gli disse: «Fa’ in modo che i tuoi scritti siano buoni. Sarà per i tuoi scritti che un giorno verrai giudicato». Divenne così avido lettore delle storie dei santi ma rimase deluso per il fatto che fossero scritte tutte da persone devote. Non le trovava adatte a chi non era credente o tiepido nella fede. Eppure - pensava - l’esperienza di quegli uomini, che avevano raggiunto la santità incontrando Cristo, è in grado di parlare all’uomo di ogni tempo.
Bisognava raccontare le loro gesta in maniera non bigotta, cercando di entrare nel loro animo e facendo emergere tutta la loro natura di uomini. Sono nati così i suoi romanzi storici in cui i protagonisti non sono “santini” un po’ depressi o nelle nuvole come spesso l’iconografia tende a raffigurarli. Ma gente in carne e ossa che ti conquista per l’ardore con cui scoprì la felicità nel Vangelo. Dal primo romanzo The Spear , sul soldato romano che trafisse il costato di Cristo ( Longino uscito nel 2016 ha superato già le 20 mila copie), Louis de Wohl ha firmato una serie di longseller avvincenti. Prima di concludere i suoi giorni riuscì a terminare Founded on a Rock , una poderosa storia della Chiesa cattolica (Fondata sulla roccia, altro volume pubblicato nel 2016). Lo spunto gliel’aveva dato addirittura papa Pio XII che ricevendolo in udienza lo esortò a «scrivere la storia e la missione della Chiesa nel mondo».
Morì a Lucerna, in Svizzera, nel 1961 dove si era trasferito al termine della guerra. Ma il suo nome continuò a vivere con le sue opere, scritte in inglese e oggi tradotte in dodici lingue. In Italia erano cominciate a circolare grazie soprattutto all’editore Aldo Martello e alle Paoline, ma dopo la sua morte ci fu un lungo oblìo. Sarà rispolverato da Rizzoli solo all’inizio degli anni Duemila nella collana “I libri dello spirito cristiano” diretta da don Luigi Giussani. E il successo continua, a riprova che anche in questo tempo segnato dall’individualismo, in cui ci si affanna per il nostro benessere e si rimane spesso indifferenti al bene altrui, c’è ancora fame di eroi, come quelli che popolano i romanzi di De Wohl: uomini e donne consapevoli di avere una missione, pronti a superare se stessi e a dare la vita per amore di Dio e del prossimo.