Sanremo. Il messaggio di pace dei bambini dell'orchestra «riciclata» di Asuncion
Se Fabrizio De André fosse qui a Sanremo si emozionerebbe nel cantare e toccare con mano che «dai diamanti non nasce niente / dal letame nascono fiori». I fiori sono quei boccioli musicali dei bambini, quelli dell’Antoniano (lo Zecchino d’oro festeggia i 60 anni all’Ariston) e i piccoli della discarica di Cateura: suburra di Asunción, la capitale del Paraguay. Uno dei Paesi più poveri dell’America latina: un bambino su sei sotto i cinque anni è malnutrito, uno su tre ha subito violenze in famiglia, almeno cinquantamila minorenni vengono strappati alla scuola e costretti dal caporalato a lavorare nei campi o nelle industrie di canna da zucchero. E chi non lavora finisce ai margini di una società fatta di miseria: le case nella discarica non valgono neppure quanto uno strumento, che allora i genitori di Cateura costruiscono con le loro mani sperando che i figli imparino a suonarlo e abbiano accesso all’ensemble della speranza: l’Orquesta de Reciclados de Cateura. È l’orchestra creata e diretta dal maestro Favio Chávez, che mostra con orgoglio gli strumenti dei suoi ragazzi realizzati con la «spazzatura della discarica, ma la materia principale è la loro immaginazione». Dalla fantasia dei bambini di Cateura nasce un violino in legno di pallet, davanti ha una latta colorata e dietro una teglia per la pizza. E il ponticello è una forchetta. Ada, quattordicenne di Cateura, lo imbraccia e accenna il Concerto in re minore.
«Chissà se Vivaldi avrebbe mai immaginato che la sua musica sarebbe stata suonata dalla spazzatura?», chiede divertito il maestro Chávez. È la fantasia al potere dei 250 allievi della scuola di musica che ha formato i sessanta elementi dell’Orquesta de Reciclados. Un gruppo di talenti che, seguiti dall’Unicef, gira il mondo per finanziare altri progetti e le borse di studio che serviranno ad aprire le porte a quei ragazzi che, attraverso la musica, possono sperare in un domani al riparo da stenti e immondizia. Anche i coristi dell’Antoniano da anni sono in tournée mondiale (prossima tappa in Cina) per far conoscere la loro realtà «fatta di rispetto e accoglienza verso tutti, in cui anche la canzone è a misura di bambino», dice fra Giampaolo Cavalli, direttore dell’istituzione bolognese. A guidare le ugole d’oro dell’Antoniano è la solare Sabrina Simoni, che ha raccolto l’eredità dell’indimenticabile Mariele Ventre (a cui è intitolato il coro che aveva creato nel 1963). «La musica è vita, come ho sentito dire dai ragazzi di Cateura. La nostra musica segue le tendenze contemporanee – spiega la Simoni – ma i testi delle canzoni che propongono i nostri bambini sono sempre molto attenti al sociale e spesso anticipano anche tematiche forti come quella del bullismo (lo Zecchino d’oro 2016 lo ha vinto il brano Il carciofo bulletto)». Non ultimo testimone antibullista al Festival, la star internazionale Mika: «Facendo musica ho scoperto il potere del “supereroe” che può cambiare la sua esistenza in meglio. Quando non riesci a parlare, per farti sentire canti e suoni. Peccato che in Italia manchino luoghi dove i giovani possano esibirsi e far crescere i talenti». Problematiche dibattute e ricorrenti sul palco dell’Ariston, dove i 28 talenti di Cateura sono saliti per lanciare un messaggio fondamentale a tutti i bambini “ultimi del mondo”: «Non esiste un finale già scritto per un ragazzino che vive in difficoltà. La musica è vita e può tracciare una via di salvezza». Celeste ha dieci anni e sorride felice di essere e di suonare «in un Festival così importante per fare sentire la nostra musica».
La musica dell’Orquesta de Reciclados passa da Mozart a Piazzolla per sconfinare all’heavy sinfonico, il rock duro dei Metallica e il pop di Stevie Wonder, artisti amici con i quali hanno suonato. L’Antoniano nella sua lunga storia ha “duettato” anche con Luciano Pavarotti e molti dei maggiori cantanti che sono passati da Sanremo hanno presentato loro canzoni allo Zecchino d’oro: Lucio Dalla scrisse Nonni Nonni, Mino Reitano La sveglia biricchina, Pino Daniele Tegolino, Biagio Antonacci Il mio cuore è un gran pallone… Un anno dopo l’iniziativa “Tutti giù per terra” per dire basta ai bambini caduti dai barconi e annegati in mare (campagna sostenuta da Conti), l’Unicef oltre ad “Abrazo” in Paraguay ha sviluppato analoghi progetti solidali per i bambini del Brasile e del Mozambico. Nel Libano di Mika, dove sono ospitati oltre un milione di rifugiati siriani, è nato “Hoops Club”, un centro in cui sport e musica aiutano i bambini a tentare di cancellare gli orrori che li ha messi in cammino, in fuga dalla guerra. Cateura, Antoniano: sono loro i diamanti, e Sanremo è il mondo che vuole ascoltare la loro musica di pace.