Sanremo. Giovani, vince il rapper della «terra dei fuochi»
Un puro divertimento musicale, per le orecchie e per l’anima, su e giù per i decenni della grande musica d’autore italiana. Forse, il modo migliore per rendere omaggio a Francesco Di Giacomo leader del Banco del Mutuo Soccorso la cui tragica scomparsa annunciata in diretta getta un velo di tristezza sulla serata Sanremo Club ma dura un attimo. Standing ovation, e via. Una serata che rimescola le carte, unendo il talento dei giovanissimi e i grandi vecchi sul fil rouge della canzone d’autore di ieri e di oggi. Un barbuto Marco Mengoni riconquista l’Ariston un anno dopo la sua vittoria aprendo la serata di ieri con un vibrante Sergio Endrigo. Ed è nella maschera burbera e commossa di Gino Paoli che si rispecchia il rimpianto per gli amici scomparsi (il tormentato Tenco, il gentile Bindi) e per quella scuola genovese di cui è rimasto l’ultimo testimone. Manca all’appello Fabrizio De André, ma lì è il figlio Cristiano a voler rendere omaggio al padre, e anche alla madre, facendo pace con le proprie ombre con “Verranno a chiederti del nostro amore”, pura poesia.
Checché ne dirà l’auditel, la gara dei giovani non stona lì in mezzo, una ventata d’aria nuova: trionfa fra le lacrime e baci alla mamma il giovanissimo rapper salernitano Rocco Hunt che cantando nella fortissima “Nu juorno buono” la voglia di riscatto della terra dei fuochi vince il Festival per la categoria Nuove Proposte oltre al premio Assomusica e il Premio Luzzati della Regione Liguria. Secondo si piazza Diodato, terzo Zibba che vince anche il premio della critica Mia Martini della sala stampa e il premio della sala stampa radio-tv-web “Lucio Dalla” e quarto The Niro. Arriva anche il Premio al miglior arrangiamento al Big Renzo Rubino per la canzone esclusa “Per sempre e poi basta”.
Il resto è un grande gioco, con alti e bassi musicali (Violante Placido “donna cannone” in pizzo con i Perturbazione, il Bennato sciapo di Renga e Kekko dei Modà e che dire di Alessio Boni che declama “Il mare d’inverno” di Ruggeri come fosse al Piccolo Teatro?). In generale c’è un’aura di eleganza classica nelle esecuzioni e nel taglio degli abiti: irresistibile il charleston di Frankie Hi NRG e di Fiorella Mannoia-Jessica Rabbit, e l’avvolgente regia di Duccio Forzano esalta il più bel duetto della serata, Renzo Rubino e Simona Molinari “innamorati” di Gaber, mentre per cantare “volare oh oh” si mette lo smoking pure l’uomo mascherato che ruba la scena a Raphael Gualazzi. Frac e camelia anche per l’ospite Enrico Brignano che si avventura in un rischioso e soporifero confronto con Aldo Fabrizi. Fa più ridere Silvan che taglia in due la Littizzetto, mentre più utile è l’ospitata di Luca Zingaretti che ricorda la “bellezza” di Peppino Impastato, vittima della mafia.Ma è la festa musicale a farla da padrona e sta al gioco anche la star scozzese Paolo Nutini che canta (storpiandolo) “Caruso”. Si balla anni 80 col funky di Sarcina con l’amico Scamarcio alla batteria “indiavolati” per Zucchero mentre “Cuccurucucu” di Battiato prende i colori fluo di Arisa. Noemi fa da sé con Fossati graffiando “La costruzione dell’amore” mentre la più innovativa è Antonella Ruggiero che intona magnificamente “La miniera” dei New Trolls accompagnata da un gruppo di musicisti berlinesi che suonano con i tablet (e che dà il destro a Fazio per lanciare l’appello della Polizia di Stato contro il bullismo). Giuliano Palma rifà Pino Daniele mentre Riccardo Sinigallia chiude (anche col Festival, in quanto squalificato per avere già eseguito in pubblico il brano “Prima di andare via”) sulle note di Claudio Lolli con Paola Turci, Marina Rei e chiede scusa mogio del suo “peccato d’ingenuità” e annuncia che non farà ricorso. Fuori dalla gara, dunque, ma stasera canterà lo stesso.