Agorà

Magie in campo. Gli Harry Potter del rugby

Alessio Vissani venerdì 6 gennaio 2017

«Bisogna essere cauti nell’esprimere desideri, perché potrebbero avverarsi ». Sono gli anni ’90 e una sconosciuta Joanne K. Rowling si ritrova in un vagone di un treno che l’avrebbe dovuta portare a casa in meno di due ore, fortunatamente non fu così perché quel treno si fermò sperso nelle colline inglesi e proprio in quel pomeriggio autunnale nella mente (sgombra da tecnologie e da ulteriori distrazioni) della giovane scrittrice stava nascendo uno dei casi letterari più importanti degli ultimi tempi: la saga di Harry Potter. Quei paesaggi così puri e la voglia di fantasticare su mondi magici e scuole di stregoneria fecero diventare la Rowling nel giro di qualche anno la seconda donna più ricca d’Inghilterra; una lenta ascesa ma incredibilmente esponenziale che l’ha portata a divenire un vero e proprio caso letterario con file chilometriche fuori le librerie in occasione delle uscite dei nuovi capitoli del maghetto con la cicatrice a forma di fulmine. Nel mondo di Harry Potter c’è molto di più oltre alla semplice magia o a una storia per ragazzi: c’è il sentimento forte di amicizia, le prime storie d’amore adolescenziali, drammi familiari e dinamiche di potere ma come la Rowling è stata brava a tessere delle tele intrigate in una realtà prettamente collegiale ma fantasy come la scuola di Hogwarts è stata altrettanto sì brava ad aggiungere a tutto ciò la vita classica di uno studente britannico quindi le camerate, gli studi, le lezioni e lo sport. Lo sport nel mondo di Harry Potter è il Quidditch, una delle tante intuizioni della scrittrice inglese, uno sport magico che si gioca a cavallo di manici di scopa volanti.

La Rowling nel descrivere questo sport non si è preclusa nulla, sia nei libri che nei film: i particolari sono degni di una vera partita a tutti gli effetti con numerosi dettagli e una precisa minuziosità nel regolamento. Ed è proprio per questo motivo che nel 2005 nel Vermont all’interno del Middlebury College ad alcuni fan della saga ma soprattutto a dei “pazzi” amanti di sport venne in mente l’idea di fare un torneo interno ispirandosi proprio al Quidditch. Nel 2006, Alex Benepe assunse l’incarico di Commissario tecnico a Middlebury e, in seguito alla prima partita di Quidditch inter-universitario tra il Middlebury College e il Vassar College av- venuta l’11 novembre 2007 fondò l’Intercollegiate Quidditch Association (Iqa) poi divenuta nel 2010 l’International Quidditch Association (Iqa) vista l’esplosione di questo “magico” sport. Ovviamente il nome è diverso perché tutti lo conoscono come «Quidditch Babbano» (dove «babbano» è la parola inventata dalla Rowling per definire le persone senza poteri magici) o Muggle Quidditch. In Gran Bretagna vuoi la competitività che hanno gli inglesi, il grande numero di college sparsi per l’isola e l’attaccamento ad un personaggio divenuto grande come la Rowling ha fatto sì che il Muggle Quidditch esplodesse nel giro di poco tempo; come nel castello di Hogwarts ogni college ha la propria squadra, ci sono tre diversi tornei del Centro, del Nord e del Sud dove ogni scuola ha la possibilità di scontrarsi l’un con l’altra, c’è la Coppa del Sud e la Coppa del Nord e la British Cup. A differenza del calcio o di altri sport non esiste un vero e proprio campionato regolare ma appunto ci sono prevalentemente dei tornei. Ogni anno si disputa inoltre o gli European Games oppure una World Cup.

L’ultimo Mondiale disputato il 23-24 luglio 2016 a Francoforte ha visto la partecipazione di ventitre nazioni da tutti i continenti con la vittoria finale dell’Australia e con il tredicesimo posto del-l’Italia. Il Quidditch Babbano è stato adattato utilizzando elementi del rugby, del dodgeball, del calcio e tutti i giocatori sono tenuti a tenere un manico di scopa tra le loro gambe per l’intera durata dell’incontro; questo ovviamente è il richiamo principale allo sport di Harry Potter, l’elemento che lo definisce “babbano” ma anche un incentivo allo spettacolo, dovendo giocare il pallone per la maggior parte del tempo con una sola mano. In una partita di Quidditch ci sono quattordici giocatori in campo divisi in tre cacciatori, due battitori, un portiere e un cercatore.

All’estremità del campo da gioco ci sono tre grandi anelli, una palla da pallavolo leggermente sgonfia è usata come pluffa, i cacciatori e i portieri interagiscono passandosi la pluffa, con lo scopo di segnare negli anelli avversari; un goal può essere segnato facendo attraversare la pluffa (accompagnandola o tirandola) in uno degli anelli, da un lato o dall’altro. A prescindere dall’anello avversario in cui si segna, un goal vale dieci punti. Tre palle da dodgeball, quindi molto più pesanti, sono chiamati bolidi e rappresentano l’elemento disturbatore poiché questi bolidi sono lanciati dai battitori sugli avversari per metterli fuori gioco e infine c’è il boccino, rappresentato da una palla da tennis infilata in un calzino, che entra in gioco con un assistente dell’arbitro non affiliato a nessuna squadra dopo diciotto minuti dall’inizio dell’incontro; la cattura del boccino vale trenta punti e decreta la fine della partita.

«Le origini del Quidditch e di chi si avvicina a questo sport ovviamente sono date dalla conoscenza dei libri della Rowling- dichiara Andrea Miglietta, presidente dell’Associazione Italiana Quidditch - ma questo non è fondamentale perché parliamo comunque di un’attività sportiva impegnativa e anche molto fisica quindi la maggior parte delle volte si arriva al Quidditch grazie ad Harry Potter ma poi si rimane per lo sport. Come nel rugby ci teniamo a sottolineare il senso di comunità che si è creato dal 2013, anno di nascita dell’Associazione in Italia, anche con elementi uguali come il classico terzo tempo a fine incontro e non solo, dato che parliamo di uno sport ancora autofinanziato spesso ci si aiuta nel momento degli incontri o dei tornei magari ospitando la squadra ospite o organizzando delle visite alle città tutti insieme. La peculiarità del Quidditch babbano poi è di uno sport misto dove sia uomini sia donne possono giocare nella stessa squadra e proprio per questo motivo lo rende così unico nel suo genere. In questi ultimi anni e soprattutto dopo i giochi olimpici di Londra 2012, dove è stato presentato al mondo intero con delle amichevoli, in Italia sta crescendo molto e vorremmo arrivare a essere riconosciuti ufficialmente dal Coni come attività sportiva vera e propria. Per ora in Italia si sono formate diciotto squadre con prevalenza del Centro e con diversi tornei nazionali, dove partecipano tutte le compagini regionali, giriamo in lungo e in largo lo stivale».

Oggi, «non a caso nel giorno dell’Epifania», a Bologna per tre giorni si terrà il ritiro della Nazionale italiana di Quidditch. «La nostra Nazionale - conclude Miglietta è al quarto anno di vita, quest’anno disputeremo il campionato Europeo dal 7 al 9 luglio ad Oslo e ci auguriamo di arrivare per quella data con moltissime novità e con degli elementi nuovi il che vorrebbe dire attingere al movimento in espansione». La Rowling ci ha messo svariati anni per far accettare la propria idea, per distogliere l’idea che fosse un’operazione letteraria esclusiva per bambini e così sta accadendo con il Quidditch babbano visto per ora quasi come un’emulazione dei libri stessi ma si sa che quando si ha a che fare con la fantasia e con la tenacia tutto può cambiare: soprattutto nello sport.