Agorà

Pensare con i piedi ... e altri sport. Fair-play Klose, super Cavani e un campionato "Facundo" di talenti

Massimiliano Castellani giovedì 27 settembre 2012
Prima del fischio d’inizio tutti in piedi per applaudire Miroslav Klose. I laziali lo chiamano “Mito” e una volta tanto siamo d’accordo sulla mitizzazione del campione. Anche per noi Klose è un piccolo eroe esemplare. In un tempo in cui in troppi “rubano” (calcio compreso) senza prendersi mai le proprie responsabilità, Klose indica la via: tirarsi fuori dal branco, con onestà. A Napoli porta in vantaggio la Lazio con un gol di mano, l’arbitro Banti sta per assegnare la rete (come funzionano i giudici di porta!?), ma il tedesco si avvicina al direttore di gara e gli dice: «L’ho toccata con la mano…». Gol annullato. Non è la prima volta che a Klose capita un episodio del genere: in Germania anni fa l’arbitro gli assegnò un rigore a favore e lui candido: «Signor arbitro non era fallo». Niente rigore. Dopo un gesto così (Buffon&company prendano nota per il futuro), tutto il resto è gioia. Già, ma per il Napoli, che mata una Lazio annichilita dal matador Edinson Cavani. L’Edinson, quando accende la lampadina della fantasia, oscura gli avversari e con la tripletta, che manda in visibilio il popolo del San Paolo, trascina il Napoli in vetta alla classifica. Napoli milionaria, capolista al fianco dell’invincibile Juventus che barcolla, ma non molla, neppure a Firenze. Vedendo la partita del Franchi abbiamo capito che questo non sarà più il campionato più bello del mondo, ma almeno sta diventando quello in cui si lanciano i più bei giovani in circolazione. Abbiamo perso il pescarese Marco Verratti, 19 anni, (l’erede naturale di Pirlo in azzurro) che a Parigi incanta più di Ibrahimovic e i tifosi dell’emirato del Paris Saint Germain hanno già incoronato «le petit italien», ma in compenso in ogni squadra si contano tanti “saranno famosi”. Un torneo fecondo, anzi Facundo, vedi l’argentino viola Roncaglia. Fiorentina-Juve è stato un autentico festival delle giovani promesse, a partire proprio da Facundo Roncaglia, ma anche i suoi compagni, Cuadrado, Borja Valerio, l’ormai consacrato “Jo-Jo” Jovetic e Ljajic, il quale per quel “gol divorato” deve ringraziare che in panchina ora c’è il signorino Montella e non più lo “lo schiaffeggiatore” Delio Rossi... Dall’altra parte, la capolista Juventus dell’ingabbiato Conte che, beato lui, vive in «telepatia» con il vice Carrera, ha sfoggiato il 19enne Pogba (stranamente liberato dall’opificio di talenti del Manchester United), Asamoah e la “formica atomica” Giovinco che crescerà, ma appena smetterà di sentirsi in dovere di essere Del Piero. Buone notizie dalle milanesi. Sostiene Pereira, autore del primo gol dell’Inter a Verona contro il piccolo Chievo, che i nerazzurri sono squadra da trasferta: terza vittoria su tre gare esterne per la formazione di “Stramourinho” Stramaccioni. Il conte Max Allegri squalificato per una notte, sperimenta come un Conte vero il brivido della gabbia vetrata, e il suo Milan, complice anche un Cagliari tutto da rivedere - dal presidente Cellino fino allo stadio Is Arenas - riaccende le luci di San Siro con il primo successo casalingo che porta la firma del giovane “Faraone”, El Shaarawy (classe 1992). La Samp di Ciro Ferrara beffa la Roma del “nemico” storico (dai tempi del processo per doping alla Juve) Zeman, ringrazia il portiere giallorosso, Stekelenburg, per un mercoledì da “paperoni” e adesso da imbattuta a sorpresa (dopo 5 turni) attende il Napoli a Marassi. Zeman invece vola a Torino e prova a rifarsi subito con la Juve, in un sabato sera da Febbre a 90’.