Erano 28 anni che la Ferrari non iniziava un Mondiale così male. Ma rispetto a quel 1981 i tempi sono cambiati così come sono diverse le persone al comando della scuderia. Quello che sembra immutato è un certo atteggiamento nei momenti difficili che non porta a niente. L’impressione è forte nella mente di un ex campione della Ferrari, quell’Arturo Merzario noto alle cronache sportive per aver salvato dalle fiamme Niki Lauda durante il drammatico incidente del 1976. Arturo visse con la Ferrari il momento più difficile della sua storia, quando nel 1973 la “rossa” saltò addirittura alcune gare per una evidente crisi tecnica. Impensabile oggi, ma anche all’epoca fece discutere.
Merzario, ci sono analogie fra quel periodo e questo? «Anche allora si era in fase di transizione tecnica, perché a quel tempo l’ingegner Forghieri era stato messo in castigo da Enzo Ferrari e la 312 B3 prima serie era un disastro totale. Quando si rimise tutto in mano a Forghieri, con una guida tecnica unica e due piloti come Lauda e Ragazzoni, arrivarono i trionfi e i titoli mondiali».
La situazione attuale dunque è figlia degli addii? «Da tre anni la Ferrari non ha più Schumacher, Ross Brawn e Rory Byrne, l’ossatura che ha fatto grande la rossa degli ultimi dieci anni. Sono cambiati i regolamenti, per cui lo staff tecnico attuale non ha ereditato un bel niente da quei grandi personaggi; dovendo partire da un foglio bianco il risultato si è visto: macchina sbagliata e, da quello che mi pare di vedere, il ritorno all’antico con le fazioni e gli scarichi di responsabilità che con Todt non erano più possibili».
Insomma, ci sarebbe anche una crisi di gestione degli uomini della scuderia? «Io all’epoca feci il tifo per l’arrivo di un manager come Montezemolo. Non è un Enzo Ferrari ma ha i suoi grandi meriti, sa come gestire scuderia e azienda. Domenicali è una gran brava persona, ma deve sgombrare il campo da ogni equivoco, mettere tutti di fronte alle proprie responsabilità e portare a casa il risultato senza farsi prendere dal panico»
Detta così sembrerebbe facile, ma basterebbe? «No. Cambierei i piloti. Massa va bene a un certo giro di persone grazie anche al manager che ha. Raikkonen mi sembra... bollito. Sì, ha conquistato il mondiale nel 2007, ma sono stati gli altri a perderlo più che lui a vincerlo. Io metterei dei piloti giovani, come Vettel o Kubica. Punterei sul vivaio italiano, abbiamo piloti giovani come Davide Valsecchi che corrono nella GP2 che andrebbero valorizzati (infatti lo ha messo sotto contratto Briatore, ndr) e buttati nella mischia. Vettel ha 21 anni, va forte e quando hai un pilota che va forte, come era Schumacher, il gruppo tecnico non ha più alibi. Oggi invece non sai se è il pilota che tira i remi in barca o se qualcosa non va nelle scelte tecniche».
Ha dimenticato Alonso: non le piace? «Certo, ma ha già dato. Ha vinto due Mondiali, una volta fatta risorgere la Renault, se arriva alla Ferrari viene solo per fare cassa. Qui ci vuole gente che ha fame di vittoria, che non viva sugli allori».