Tutto è nato da un viaggio, il primo, che Gianfranco Rosi ha fatto a Lampedusa lo scorso gennaio. Aveva trionfato alla Mostra del cinema di Venezia, aggiudicandosi il Leone d’Oro con il suo
Sacro Gra>, e aveva deciso di prendersi un periodo di riposo. Ma una banale chiavetta Usb, quelle utilizzate per memorizzare i dati del computer, ha scombussolato i suoi piani. E ora il suo nome è già legato al prossimo film che non sa quando inizierà a girare né quando finirà e nemmeno se si chiamerà davvero
Mare Nostrum come ipotizzato.
Allora, Rosi, andiamo per ordine: lei è arrivato a Lampedusa e ha deciso di fare un film documentario sull’isola. Perché?«Perché mi è stato regalato del materiale, di cui ora non posso parlare perché probabilmente sarà nel mio film. Posso dire, però che, subito dopo averlo visionato, ho capito che non potevo non fare un film su Lampedusa. Era una responsabilità a cui non potevo sottrarmi. Inizialmente si era pensato ad un cortometraggio ma mi è bastato arrivare sull’isola per capire che sarebbe stato impossibile raccontarne la complessità in soli dieci minuti».
E, dunque, cosa racconterà?«Storie, perché il cinema è questo: raccontare delle storie. Saranno quelle delle persone di Lampedusa viste nella loro quotidianità, non solo nell’eccezionalità. Senza storie, Lampedusa rischia di diventare un semplice contenitore e i suoi abitanti delle comparse. Il mio desiderio di immergermi in queste storie è talmente forte che, a partire dal prossimo settembre, mi trasferirò a Lampedusa. Per il racconto che voglio fare è necessario vivere lì un lungo periodo».
Ha detto che il titolo «Mare Nostrum» è sbagliato. Perché?«Perché è deviante. È venuto fuori nella spontaneità del momento del mio primo viaggio a Lampedusa ma cambierà. Anche perché i titoli dei miei film di solito li decido una settimana prima di finirli».
Non sarà, per caso, anche una critica politica? «Mare Nostrum» è anche il nome dell’operazione militare nel Mediterraneo nata per fronteggiare l’emergenza umanitaria dovuta all’aumento dell’afflusso di migranti.«Di politica ora non voglio parlare, magari lo farò nel film. Però, certo, posso dire che finora l’Europa non ha fatto molto. Se si considera l’immigrazione un fenomeno provvisorio significa che non si è capito niente».
Nel suo film racconterà anche gli sbarchi dei migranti?«Non lo so, vedremo. La complessità di Lampedusa è tale che mi sto muovendo in punta di piedi. Quando ci sono andato io, non ci sono stati sbarchi ma mi adatterò a tutto quello che succederà».
Possiamo dire che il suo periodo di riposo è rimandato a data da destinarsi?«Direi di sì. Dopo Venezia non mi sono fermato nemmeno un giorno per promuovere
Sacro Gra. Ora andrò a New York per la prima del film. Sarebbe il momento giusto per fermarsi, ma è come se Lampedusa mi chiamasse».