Intervista. L'allegria irresistibile (e intramontabile) dei Ricchi e Poveri
Angelo Sotgiu e Angela Brambati, la “coppia” dei Ricchi e Poveri, sempre sulle note dell’ottimismo
«Anche lei si chiama Angela? Allora siamo in tre angeli, questa intervista non potrà che venire bene». Scherzano come due ragazzini Angela Brambati e Angelo Sotgiu, ovvero la “brunetta” e il “biondo” dei Ricchi e Poveri, che improvvisano irresistibili battibecchi alla Sandra e Raimondo. Dopo l’annuncio del ritiro del “baffo” Franco Gatti e dopo la rottura nei primi anni ’80 con Marina Occhiena, restano ora loro due, in splendida forma, a tenere alta la bandiera gruppo musicale nato a Genova nel 1967. Sulla scena musicale da cinquant’anni, i Ricchi e Poveri hanno venduto più di venti milioni di dischi nel mondo e partecipato dodici volte al Festival di Sanremo, vinto nel 1985 con Se m’innamoro. Vastissimo il repertorio dei successi, da La prima cosa bella del 1970 e Che sarà del 1971, alle hit anni ’80 , Mamma Maria, Sarà perché ti amo,Voulez vous danser e Come vorrei. Ora i Ricchi e Poveri puntano sul nuovo tormentone per l’estate Marikita dal ritmo latino e cantato in lingua spagnola, scelto da Fausto Brizzi per la colonna sonora del film Poveri ma ricchi, lanciato su iTunes e distribuito da Sony Music.
I Ricchi e Poveri non mollano e tornano con un brano pieno di allegria. Eterni ottimisti?
Angela. «Angelo ha composto la canzone in un periodo di vacanza, ci siamo divertiti molto a provarlo e ballarlo, così ci è venuta l’idea di proporre un singolo che trasmetta allegria e positività».
Angelo. «L’ispirazione per Marikita, che significa coccinella, mi è venuta una sera a casa mentre guardavo la tv, dove trovavo solo episodi di cronaca. In un momento tristezza, ho spento tutto, ho preso la chitarra ed è nata la prima strofa. L’ho fatta ascoltare ad Angela che ha iniziato a ballare entusiasta e ho ultimato il singolo con Dario Farina» [i due cominciano a intonare insieme a squarciagola «Baila, mi vida, baila...», ndr].
Si capisce che siete veramente amici. Sarà così anche in tour?
Angela. «Abbiamo appena cominciato il nuovo tour, con molte tappe all’estero, e spero duri 100 anni. Noi due abbiamo un grande feeling, ci divertiamo molto e vediamo la comicità anche nella realtà».
Angelo. «Non saremmo ancora qui se non ci fossero amicizia e stima. Anche sul palco ci pigliamo in giro. Siamo veramente molto semplici: come si fa a non essere se stessi?».
Quanto pesa l’addio di Franco?
Angelo. «Franco ci ha detto che avrebbe preferito fermarsi per problemi familiari. È una scelta comprensibile. Comunque ci sentiamo sempre e siamo sempre amici».
Angela. «Franco non è stato sostituito, per rispetto e anche perché Angelo che è tenore e io che sono contralto siamo fortunati. Abbiamo due voci che si fondono benissimo e che sembrano quattro».
Come vi descrivereste?
Angelo. «La “brunetta” è sempre stata una peperina, la chiamiamo “tittiri” perché non sta mai ferma, fa quello che vuole. Ma ha un carattere molto positivo».
Angela. «Angelo è un signore, una bravissima persona, si butta nel fuoco per gli amici ed è sempre in buona fede, anche troppo...».
Come era la Genova anni ’60, quella dei grandi cantautori, in cui siete cresciuti?
Angelo. «Genova è sempre stata una fucina di musicisti molto attiva, come pure oggi anche se con qualche difficoltà. In quegli anni ci siamo trovati con gli stessi autori e musicisti che hanno fatto la storia, era facile creare gruppi musicali. Franco e io facevamo parte dei Jets. Poi abbiamo conosciuto Fabrizio De André che è stato il primo a credere in noi quattro».
Angela. «Ci presentò a una casa discografica milanese, ma purtroppo non andò bene. Lui ci disse: “Questi di musica non capiscono nulla, ma voi avrete successo comunque”».
Poi fu Franco Califano a lanciarvi a Sanremo a inizio anni ’70 come produttore.
Angela. «Una persona splendida, un generoso. Innanzitutto ci diede il nome Ricchi e Poveri perché, ci disse “siete ricchi di idee e poveri di soldi”. E ci rifece il look: a me fece tagliare i capelli corti come si usava a Londra e Angelo lo fece ossigenare».
Angelo. «Per la vergogna si fece bionda anche mia madre [ride, ndr]. Come quartetto polifonico a Sanremo abbiamo portato per primi una vocalità differente. Sino ad allora c’era stato il grandissimo Quartetto Cetra purtroppo dimenticato: brave persone e grandissimi cantanti».
Negli anni ’80 siete dovuti ripartire in tre. Inanellando però una serie di successi amatissimi ancora oggi nei Paesi dell’Est.
Angela. «Questo anche grazie a Popi Minellono, uno dei migliori parolieri italiani che per noi ha scritto canzoni importanti come Se m’innamoro, Sarà perché ti amo, Mamma Maria».
Angelo. «Siamo stati in Russia per la prima volta nell’86. Il nostro tour restò 25 giorni a San Pietroburgo e altri 25 a Mosca in uno stadio dove ogni sera c’erano 18mila spettatori. Col popolo russo c’è stata una simbiosi immediata e un successo che dura ancora oggi».
E la vostra vita privata?
Angela. «C’è chi riesce a conciliare vita privata e passione artistica. Io non ci sono riuscita: ti dedichi alla valigia sempre pronta, è una vita destinata a rimanere soli. Anche se poi non è così: ho un figlio meraviglioso che ha 40 anni, fa il ristoratore, e ci sono tante persone che mi vogliono bene».
Angelo. «Io ho tre figli, uno avvocato, un altro compositore che vive a Londra e la figlia di 22 anni che frequenta l’accademia di recitazione. Mi sento molto fortunato».
Nel 1988 avete portato al Festival il brano Nascerà Gesù. Che rapporto avete con la fede?
Angela. «La fede c’è, eccome. Non riesco ad andare regolarmente in chiesa, ma quando ci vado sono così contenta, mi piace pregare e riflettere».
Angelo. «Io sono stato cinque anni in collegio dai preti, ho imparato tante cose e ho sempre continuato a praticare. Soprattutto ho tanta fiducia nelle persone che fanno del bene».