Si commemorano i cento anni dall’inizio della guerra che cambiò il mondo e forse proprio per questo è rimasta nella storia come la Grande Guerra. Due parole che sono un libro di storia per chi è vissuto in quel periodo e per le due generazioni venute dopo. Oggi il clima che si respira in una celebrazione come questa non è più luttuoso, anche se in quella guerra morirono decine di milioni di persone: è un clima di pace. I discendenti di vincitori e vinti di allora saranno gli uni accanto agli altri, la sera del 6 luglio nel Sacrario di Redipuglia, evento che si inscrive nelle Commemorazioni nazionali della Prima Guerra Mondiale. Il lutto verrà ricordato, sì, ma con i toni particolari e solenni di quel capolavoro che è la
Messa da Requiem di Giuseppe Verdi. Sul podio, a dirigere i giovani dell’orchestra Luigi Cherubini da lui fondata, sarà Riccardo Muti che ieri pomeriggio ha presentato l’evento a Palazzo Chigi, insieme al presidente del Senato Pietro Grasso e al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini. Muti era sceso da poche decine di minuti dall’aereo che l’aveva portato da Chicago a Fiumicino. Si è scusato per la stanchezza che poteva tradire il suo volto, ma in realtà ha cominciato a parlare e non si sarebbe più fermato. Ha parlato di tutto: ha detto che in fatto di musica, ma non solo, gli italiani sono un popolo molto ammirato ma che forse non ammira abbastanza se stesso. E l’orchestra che ascolteremo a Redipuglia gli ha fatto aprire il discorso sui giovani musicisti italiani che finalmente cominciano ad essere considerati anche all’estero per quello che valgono. Che si debba puntare sui nostri talenti lo ha fatto presente anche il ministro della Cultura, Dario Franceschini. «Dobbiamo investire su quel patrimonio straordinario di talenti che sono costretti a usare la loro laurea per fare i camerieri a Parigi e a Londra » ha detto il ministro parlando del concerto come di «una serata straordinaria in cui stanno insieme molte cose diverse, come la memoria e la musica che può unire quello che è diviso». «La politica di ogni colore in questi vent’anni non ha capito che investire sulla cultura, sui nuovi talenti è una condizione non solo per conservare la memoria ma per rendere l’Italia vincente nella competizione globale» ha detto Franceschini che è stato lodato da Muti. «L’art bonus – ha detto il maestro – apre una nuova visione su come operare nel campo della cultura, che penso si possa estendere anche alla musica e credo sia nei propositi del ministro». «L’orchestra Cherubini – ha aggiunto Muti – ha fatto fatica ad imporsi, ma alla fine persino il Festival di Salisburgo si è accorto di essa. E il 6 luglio darà una nuova prova del proprio valore eseguendo la
Messa da Requiem del nostro più grande autore». Il fatto poi che la musica sia un grande elemento di coesione nel mondo sarà confermato proprio in questa straordinaria occasione di Redipuglia e dal fatto che ad esso, insieme a molte migliaia di persone, assisteranno oltre al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e ai presidenti di Austria, Slovenia e Croazia, anche esponenti delle massime istituzioni italiane e degli altri tre Paesi. Il concerto si svolgerà ai piedi dell’enorme gradinata di Redipuglia, simile in alto ad un Calvario con tre croci, una più grande al centro e le due ai lati. Occorrono milleduecento scalini per arrivarci, ma sembrano assai di più. Sembrano un milione o, quanto meno, seicentomila come i giovani che nella Grande Guerra persero la vita e ai quali Giuseppe Verdi in questa occasione sembrerà ridare la vita. E anche la voce. Oltre all’orchestra Cherubini, Riccardo Muti dirigerà l’European Spirit of Youth, il Coro del Friuli Venezia Giulia e, come solisti, il mezzosoprano Daniela Barcellona, il tenore Saimir Pirgu e il basso Riccardo Zanellato. A queste compagini si affiancheranno molti altri strumentisti e coristi provenienti dai principali Paesi che a quella guerra, cent’anni fa, presero parte.