Quando vi giunse nel 1522, l’Ariosto dovette pensare d’esser caduto in disgrazia alla corte degli Estensi. La nomina a governatore di Garfagnana, provincia del ducato di Ferrara, somigliavano piuttosto a un esilio in una landa remota e selvaggia, fatta di selve impenetrabili, «terra di lupi e di briganti», come ebbe a scrivere nelle
Satire. Cinque secoli dopo la Garfagnana non ha perso né la sua ruvida bellezza né le sue ricchezze, che si misurano nella vastità delle sue foreste e nei castagni secolari, nel carattere della sua gente, arguta e ospitale, nei borghi di pietra e nelle pievi smarrite sui versanti. La montagna è quella dell’Appennino tosco-emiliano, nel tratto in cui la dorsale era tagliata dai cammini medievali, che univano Lucca a Modena; ma anche quella delle Apuane, con le bianche cicatrici della cave di marmo, gli alpeggi d’alta quota e i laghi che mandano in cielo il verde dei boschi. Un universo di paesaggi estremi, dolci e aspri, fedele ad un’antica vocazione di autenticità. Forse per questo scelse di vivere qui Giovanni Pascoli, in cerca del suo "nido" in una piega dell’Appennino toscano, tanto nascosta da essere quasi segreta. La Garfagnana, rocciosa e impervia corona della Lucchesia, ha inizio alla confluenza tra Lima e Serchio e si spinge a nord, incuneandosi tra l’Appennino e le Apuane, fino ai valichi verso la Lunigiana e le province di Reggio nell’Emilia e Modena. Tanto fuori mano da risultare quasi inaccessibile ai disastri della civiltà: un tenace brandello di Medioevo. Il Medioevo, qui, comincia con san Frediano, vescovo di Lucca nel VI secolo, cui si attribuisce la fondazione delle prime pievi, sebbene la nascita di edifici cristiani nell’alta valle del Serchio vada forse ascritta all’arrivo dei Longobardi tra l’VIII e il IX secolo. Dopo il Mille fu Matilde di Canossa a consolidare la presenza della Chiesa. La leggenda vuole che Matilde chiedesse al papa il permesso di celebrare la messa; il papa gliel’accordò a patto che costruisse prima cento chiese; la contessa si prodigò ma morì alla novantanovesima. Il clima fervido di nuove fondazioni si protrasse fino a tutto il Duecento, accompagnando l’affermarsi delle autonomie comunali. Nei due secoli successivi si assistette all’affrancamento delle chiese minori, in origine dipendenti dalle pievi, che accrescevano le proprie attribuzioni fino a diventare parrocchie autonome. Ma c’è un aspetto particolare della storia cristiana della Garfagnana che non va trascurato: la creazione di istituti ospedalieri e assistenziale, legati alla nascente pratica dei pellegrinaggi, la cui ragione va cercata nella vicinanza di importanti valichi appenninici (come quello della Cisa, dove transitava la Via Francigena) e nel ruolo della stessa Lucca quale punto focale del pellegrinaggio romeo per la presenza del Volto Santo. A ciò si deve anche la comparsa di figure di santi eremiti dediti alla strada, come san Viviano di Vagli, san Doroteo di Cardoso e san Pellegrino dell’Alpe, alla cui opera è legato l’ospizio sito in prossimità del Passo delle Radici. Edificato nell’XI secolo, l’ospedale di San Pellegrino in Alpe crebbe in fama e prosperità, tanto che nel Duecento vi risiedevano numerosi frati questuanti, che offrivano vitto e alloggio a pellegrini poveri e ammalati. Il servizio assistenziale declinò ben presto. L’antico ospizio ormai in disuso, unito alla chiesa da un androne per il quale transitava la strada medievale, ospita oggi un Museo Etnografico intitolato a "Don Luigi Pellegrini". Oltre a quello di San Pellegrino in Alpe numerosi furono in Garfagnana gli
hospitalia pauperorum, le cui tracce sopravvivono, purtroppo, solo nei documenti storici. Il declino di questi istituti si compì tra il XIV e il XVI secolo. Destino diverso ebbero le pievi. I principali borghi della Garfagnana discendono, infatti, dalle antiche sedi delle chiese plebanali, centri di irradiazione del cristianesimo e fulcro della vita civile prima della nascita dei Comuni: le pievanie di Fosciana, Gallicano, Loppia, Careggine. Di quest’ultima, fondata dai Longobardi tra il VII e l’VIII secolo e intitolata a San Pietro, non resta traccia. L’originaria chiesa di San Giovanni Battista di Gallicano era situata fuori le mura del borgo. Demolita nel Quattrocento, i suoi materiali furono impiegati per la costruzione della nuova plebana entro l’abitato, ai piedi di un pendio su cui svetta in tutto il suo fascino romanico la più antica chiesa di San Jacopo (XI-XII secolo). San Giovanni di Pieve Fosciana, comprendente quaranta chiese e numerosi ospizi, era la pievania più importante di tutta la Garfagnana. L’edificio attuale conserva una vasca battesimale in pietra di età longobarda. Santa Maria di Loppia si presenta nel suo rifacimento duecentesco, con l’interno a tre navate spartito da piloni e ghiere d’arco a fasce di marmo bianco e nero. La sua storia si interrompe verso la fine del Trecento. La cattedrale di Barga è il più importante monumento medievale della Garfagnana. Si staglia al di sopra del borgo, sulla sommità del colle di Romeggio: una vera e propria acropoli formata dal duomo e dal palazzo pretorio. La facciata della cattedrale, in chiari blocchi di pietra alberese, era in antico il fianco della chiesa primitiva, risalente al Mille. L’interno a tre navate ospita uno splendido ciborio marmoreo della seconda metà del XII secolo, attribuito ai Maestri Comacini; un’imponente statua di legno policromo della fine del XII secolo, raffigurante san Cristoforo, campeggia in una nicchia dell’abside. Su un promontorio proteso nel lago di Vagli la chiesa di San Regolo raccoglie intorno a sé le poche case di Vagli di Sotto. L’edificio a fasce alterne di marmo e tufo venne a sostituire nel ’300 la precedente chiesa plebanale. Sant’Agostino è considerato il monumento più antico della regione.