Festival di Venezia. Cinema, il regista Rau: «La Passione con i migranti»
Una sequenza del film di Milo Rau "Il Nuovo Vangelo", girato a Matera
Che cosa predicherebbe Gesù oggi? Chi sarebbero i suoi discepoli? Cos’è rimasto del messaggio di salvezza di Gesù nell’epoca dello sfruttamento globale? Ambientato nella città di Matera, dove Pier Paolo Pasolini e Mel Gibson hanno girato i loro capolavori sulla vita di Cristo, il regista e drammaturgo svizzero Milo Rau, uno dei più importanti artisti del teatro internazionale, è tornato alle origini del Vangelo e ne ha reso protagonisti i rifugiati sfruttati nelle campagne del Sud. Sono loro gli apostoli del film Il Nuovo Vangelo, che ha per la prima volta per protagonista un Gesù nero, l’attivista e scrittore camerunense Yvan Sagnet.
Il film verrà presentato domenica come Evento Speciale alle Giornate degli Autori al Lido e uscirà nelle sale il 24 dicembre. Il lavoro sposa il Nuovo Testamento e la crisi dei rifugiati in Europa, mostrando l’eterna attualità della figura del Cristo. I passi della Bibbia, narrati dalla voce evocativa di Vinicio Capossela che cura anche i brani del film, si alternano alle immagini di cronaca della Rivolta della Dignità, una vera campagna politica per i diritti dei migranti giunti in Europa avvenuta nel 2019 nel materano. Milo Rau ha filmato le dignitose proteste dei rifugiati costretti a lavorare come schiavi nei campi di pomodori della Basilicata e a dormire in condizioni disumane nei ghetti e ne ha fatto i protagonisti, con i loro volti vissuti e bellissimi, di una “sacra rappresentazione” capace di toccare i cuori.
Il nuovo progetto nasce grazie a Matera Capitale della Cultura 2019, come spiega il regista in anteprima ad “Avvenire”. «È da 20 anni che mi occupo delle contraddizioni dell’economia globale – spiega Rau –. Quando da Matera mi è stato chiesto di mettere in scena qualcosa per la città ho pensato a un nuovo film su Gesù con l’obiettivo di preservare lo spirito originario della storia rappresentata dalla Passione coinvolgendo gli esclusi dalla società, i poveri, i disoccupati, i reietti, i rifugiati. La nostra Maddalena è una vera prostituta».
Protagonista il primo Gesù nero del cinema europeo, il carismatico Yvan Sagnet che nel 2011 ha guidato il primo sciopero dei braccianti agricoli migranti nell’Italia meridionale. «Proprio come Gesù, “pescatore di uomini”, così Yvan è andato in cerca del suo gruppo di apostoli nei più grandi campi profughi italiani ed è lì che ha trovato i suoi discepoli», aggiunge il regista. Il quale nelle immagini mette in parallelo la figura del sindacalista che manifesta in piazza a un Gesù “rivoluzionario”, capace di dare una speranza agli oppressi che lo seguono. Nelle scene in abiti storici fra i Sassi, recitano fianco a fianco i migranti, i piccoli agricoltori in fallimento a causa delle multinazionali e i cittadini di Matera entusiasti (lo stesso sindaco, Raffaello De Ruggieri, veste i panni del Cireneo).
La chicca sono gli attori: oltre a Marcello Fonte nel ruolo di Pilato, appaiono Enrique Irazoqui, il celebre Gesù del Vangelo secondo Matteo di Pasolini che interpreta Giovanni Battista, e Maia Morgenstern, la Maria della Passione di Mel Gibson, nel ruolo della Madonna. «È fondamentale la scena dove il primo Gesù, lo spagnolo Irazoqui, battezza il primo Gesù nero – aggiunge il regista –. E quando Gesù viene frustato, è il corpo dei neri di oggi ad essere torturato».
«Chiunque lotti per la propria dignità e benessere, lotta per la dignità e il benessere di tutti gli esseri umani. E questo è un modo per comprendere i Vangeli anche sul piano religioso – aggiunge il protagonista Sagnet –. Con Il Nuovo Vangelo torniamo alle origini storiche della figura di Gesù: qualcuno che sosteneva la sua gente, che agiva contro l’ingiustizia. È il nostro modo per essere cristiani oggi, per rendere davvero concrete le parole di Gesù. E questo è per me, come cristiano, particolarmente importante per unire la mia fede con il mio profondo credo politico». Ma un riscatto e una “resurrezione” sono possibili. «Come si vede alla fine del film, è stata fondata la prima “Casa della Dignità” nei dintorni di Matera: un luogo dove alcuni protagonisti del film possono adesso vivere con dignità e nell’autodeterminazione. E tutto questo col sostegno della Chiesa cattolica» aggiunge il regista che ringrazia anche l’arcivescovo Giuseppe Caiazzo e don Antonio per il sostegno al film. Il 22 gennaio scorso, infatti, a Serra Marina di Bernalda, l’arcidiocesi di Matera-Irsina e la Caritas diocesana hanno inaugurato Casa Betania, la Casa della Dignità, struttura acquistata dall’arcidiocesi grazie ai finanziamenti 8xmille concessi dalla Cei e dalla Caritas italiana. Rau considera il suo film «un manifesto per le vittime della cosiddetta “economia di libero scambio”, quella stessa economia “che uccide” come ha scritto papa Francesco. Gli abbiamo mandato una copia del film, e sarei veramente felice di sapere cosa ne pensa».