Il direttore generale della Rai Lorenza Lei ieri ha attivato il Comitato Codice Etico sull’intervento di Adriano Celentano al Festival di Sanremo per verificare se ci sono state violazioni. Dopo la bagarre provocata la settimana scorsa dalle dichiarazioni del Molleggiato sulla chiusura di
Avvenire e
Famiglia Cristiana, in Rai il caso è arrivato a una svolta. Ma proprio ieri sera Celentano è tornato a parlare in tv, in un’intervista a
Servizio pubblico di Michele Santoro, in onda su SkyTg24, Cielo, Youtube e 20 tv locali. Santoro apre la puntata così: «La Rai senza la critica morirebbe. Ecco perché ha bisogno del pensiero diverso, ha bisogno di Adriano Celentano». E il cantante si scaglia, dapprima, proprio contro la Rai: «Finché i partiti continueranno a litigarsela, la Rai sarà sempre preda di sotterfugi, intrighi e sospetti a danno del Paese». Poi il Molleggiato torna all’attacco su Sanremo. «Se col Festival ho chiuso? Penso di sì, meglio una partita a bocce con quattro amici». Pungolato dal giornalista Sandro Ruotolo, torna sui giornali cattolici. «Non ho fatto altro che mettere in evidenza ciò che è inutile per la Chiesa, loro rimangono inutili finché non cambiano la loro linea editoriale», insiste a testa bassa. Pentito? «Non cambierei una virgola di quanto ho detto». Il Molleggiato, incontenibile, ne ha anche per i vertici del Vaticano, «loro non sanno come è il Paradiso». Poi parla di «manipolazioni» dei media e sulle critiche ricevute da più parti sul cachet, pagato dal servizio pubblico, e da lui promesso in beneficenza aggiunge: «Che colpa ne ho se sono uno degli uomini più pagati d’Europa? Ho chiesto di essere pagato di meno, ma non sono stato ascoltato. Quelli non sono soldi dei contribuenti, sono soldi miei, come quelli di un falegname che aggiusta un tavolo».Quasi in contemporanea, il direttore di
Avvenire Marco Tarquinio spiegava con pacatezza le sue ragioni alle
Iene di Italia 1, invitando Celentano: «La prossima volta che ci occuperemo di quelli che non hanno voce, unisca la sua voce alla nostra e io non ho niente da perdonargli, ho soltanto da dirgli "riconosci che possiamo fare delle cose insieme, perché dobbiamo farle contro"?». Tarquinio, suppone che il Molleggiato se la sia presa «perché ho detto che probabilmente della sua beneficenza si sarebbero giovati più gli sponsor dei beneficiari». "Ipocriti e inutili" per Celentano? «Nientaffatto, diciamo cose controcorrente in un Paese dove sembra ci sia il pensiero unico». Critico, il direttore, sulla Rai: «C’è chi si è reso conto che il servizio pubblico era stato usato male e chi ha guardato solo l’indice degli ascolti». Spaccatura, questa, che ha infuocato il cda Rai in mattinata. Il dg Lei, oltre ad avere coinvolto il Comitato etico su Celentano, si è riservata di approfondire la settimana prossima tutte le pesanti critiche mosse dai consiglieri al Festival. Nel centro del mirino, il direttore di Raiuno Mauro Mazza, di cui qualcuno ha chiesto le dimissioni, mentre anche il presidente della Rai Paolo Garimberti sarebbe perplesso sia sul direttore di rete sia sul direttore artistico Mazzi. Punti dolenti, oltre agli attacchi di Celentano alla Consulta e ai giornali cattolici, sono stati considerati gli spacchi di Belen, il flop la prima sera del voto elettronico e la perdita di circa 700mila euro per il break pubblicitario saltato a causa di Celentano. «Tutto questo dà l’idea di un servizio pubblico allo sbando, in cui le vicende scappano di mano» commenta il presidente dell’Aiart, Luca Borgomeo. Arriveranno sanzioni? Come aveva già spiegato Marano «i tempi pratici non permetterebbero di incidere sul contratto di Celentano».