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Psicologia. Elizabeth Loftus: "Quel ricordo falso che genera verità"

Eugenio Giannetta venerdì 27 settembre 2024

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La psicologa Elizabeth Loftus, madre nobile delle neuroscienze della memoria, esperta di “falsi ricordi”, da decenni studia i modi in cui si formano ricordi di eventi mai accaduti e le tecniche per crearne da zero. I falsi ricordi sono molto potenti e oltre a rivelarci preziose informazioni sul funzionamento della nostra memoria, possono anche modificare il comportamento delle persone con conseguenze reali, come per esempio è accaduto in numerosi casi giudiziari. In occasione della XXII edizione del festival di divulgazione scientifica BergamoScienza, sabato 5 ottobre alle ore 17 Loftus terrà una lectio dal titolo L’illusione della memoria: come nascono (e che conseguenze hanno) i falsi ricordi. È a partire dal concetto della manipolazione dei ricordi che l’abbiamo intervistata: «È emerso – ci spiega – che gli scienziati della memoria si sono resi conto che questa non funziona come un dispositivo di registrazione. Non basta registrare l’evento e riprodurlo in seguito. Il processo è più complesso. In realtà, quando cerchiamo di ricordare qualcosa, stiamo costruendo o ricostruendo un’esperienza. Quindi prendiamo pezzi di esperienza da tempi e luoghi diversi e li mettiamo insieme per produrre quello che sembra un ricordo. Quindi, ci piace dire che la memoria è costruttiva o ricostruttiva, e una delle conseguenze di questo è che le cose che accadono dopo che un evento è completamente finito – le suggestioni, la disinformazione – hanno perciò anche il potenziale di contaminare la memoria, di cambiare i ricordi delle persone per le loro esperienze passate».

Quindi, quando può essere manipolata una memoria?

«Quando una persona ha un’esperienza; quando per esempio assiste a un crimine o a un incidente stradale, e in seguito viene esposta a informazioni fuorvianti. Potrebbe accadere quando parla con altri testimoni. Può accadere quando viene interrogata da un investigatore che magari ha un’ipotesi su ciò che potrebbe essere accaduto e può inavvertitamente contaminare l’interrogatorio. Può accadere quando le persone sono esposte a copertura mediatica di qualche evento che hanno vissuto personalmente. Avviene, quindi, quando il potenziale di contaminazione è reale. E nel mondo reale siamo esposti alla disinformazione regolarmente».

C’è qualche pericolo nell’insinuare falsi ricordi?

«Se si tratta di un piccolo dettaglio che non ha importanza no, ma a volte può avere molta importanza quando, ad esempio, si tratta di un caso giudiziario e le informazioni false fanno credere a una persona che sia accaduto qualcosa che in realtà non è successo, o che qualcuno abbia commesso un crimine quando non è così».

Ma è possibile distinguere un falso ricordo da un ricordo vero?

«Quando ascoltiamo qualcuno parlare della sua memoria, spesso ci crediamo. Ci crediamo perché viene espresso tutto con sicurezza, o perché vi sono dettagli, o ancora perché vengono mostrate emozioni nel racconto della storia, ma i falsi ricordi possono avere le stesse caratteristiche. Nel lavoro scientifico abbiamo scoperto che i falsi ricordi possono essere descritti con estrema sicurezza, molti dettagli e altrettante emozioni».

E come si controlla tutto questo? Esiste una sorta di comitato etico?

«Ci sono molte questioni etiche che sorgono. Una delle cose che abbiamo dimostrato è che si può contaminare la memoria di qualcuno e forse permettergli di vivere una vita più sana o felice. In alcuni dei nostri lavori abbiamo dimostrato, per esempio, che se instilliamo un falso ricordo che da bambino ti sei ammalato mangiando un cibo che fa ingrassare, allora non sarai più interessato a mangiare quel cibo. Quindi, forse si potrebbero usare alcune di queste tecniche per far sì che le persone abbiano un falso ricordo e permettere loro di avere conseguenze positive. Eticamente ci chiediamo: dovremmo farlo? Sarebbe una buona idea indurre le persone con falsi ricordi a mangiare meno cibi grassi o a bere meno alcolici? Non spetta a me, in quanto scienziato della memoria, decidere, ma alla società. Dal punto di vista scientifico però crediamo sia importante conoscere la malleabilità dei ricordi per comprenderla e difendersi da essa, oppure sfruttarne il potenziale».

C’è anche qualcosa che possiamo fare per migliorare i nostri ricordi?

«Esistono molte tecniche che gli psicologi hanno sviluppato per consentire di ricordare meglio le cose. Se si incontra qualcuno e si vuole ricordare il suo nome, ci sono alcune cose che si possono fare per massimizzare le possibilità di ricordare il nome di quella persona. Ad esempio ripetere il nome ad alta voce, ma non solo».

Pensa sia possibile anche reprimere i ricordi di eventi traumatici?

«Non c’è dubbio che possiamo dimenticare le cose e ricordarcele. Si possono persino dimenticare cose molto sconvolgenti e ricordarle. Questo è un normale dimenticare e ricordare, ma l’idea di una repressione mirata, che si possa prendere una collezione di traumi orribili, bandirla nell’inconscio, dove è murata dal resto della vita mentale, e che si debba andare lì e togliere questo velo di repressione e diventare consapevoli di queste esperienze in qualche modo nella loro forma incontaminata, per tutto questo non c’è alcun supporto scientifico credibile. Quindi, credo sia triste il fatto che talvolta siano state perseguite persone o citate in giudizio in cause sulla base di questa ipotesi scientifica non supportata».

Il tema di BergamoScienza quest’anno è l’intelligenza. Come si interseca questo tema con quello dei falsi ricordi?

«A volte le persone mi chiedono: “Ci sono differenze individuali nella suscettibilità di avere o meno un falso ricordo?”. Una delle variabili di differenza individuale che è stata esaminata è il punteggio standard in un test di intelligenza; si è scoperto che le persone con capacità cognitive un po’ più elevate sono un po’ più resistenti a questo tipo di manipolazioni. Ma dico un po’ perché le correlazioni possono essere statisticamente significative, ma non enormi, ed è vero che anche le persone più intelligenti, istruite ed esperte, sono suscettibili alla manipolazione dei ricordi».