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Teologia. Tomáš Halík: «Accogliamo la ricchezza dei tanti cercatori di spiritualità»

Tomáš Halík venerdì 20 settembre 2024

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Lunedì 7 ottobre, alle 18.30, a Roma (Sant’Egidio, sala delle conferenze, via della Paglia 14/B), Tomáš Halík presenta il suo libro Il sogno di un nuovo mattino. Lettere al Papa (Vita e Pensiero, pagine 168, euro 16,00), di cui qui diamo una anticipazione. L’evento sarà introdotto e moderato da Aurelio Mottola: l’autore dialogherà con i teologi Stella Morra, Vincenzo Paglia e Pierangelo Sequeri.

I mezzi tradizionali di espressione religiosa – parole, riti, istituzioni – sono uno spazio troppo ristretto per il dinamismo della vita spirituale del nostro tempo. L’offerta delle istituzioni religiose troppo stereotipata, poco comprensibile e non abbastanza convincente non tiene conto delle reali aspirazioni spirituali, dei desideri, delle domande e dei bisogni delle persone del nostro tempo. Così, nella nostra parte del mondo c’è un numero crescente di nones, coloro che rispondono «nessuna» quando gli si chiede la loro appartenenza religiosa. Sarebbe molto semplicistico considerare tutti coloro che non aderiscono ad alcuna religione organizzata come atei dogmatici o apateisti, persone spiritualmente indifferenti o religiosamente amusici.

Molti di loro sono persone che cercano sinceramente un rapporto con il “trascendente” della vita, ma non trovano nelle forme di religione che hanno incontrato una strada percorribile per raggiungerlo. È in aumento il numero di coloro che si definiscono «spirituali, non religiosi». Nella nostra cultura occidentale è in diminuzione tanto il numero di persone che si identificano pienamente con le istituzioni religiose, i loro insegnamenti e le loro pratiche, quanto quello degli atei dogmatici. Ci sono più cercatori, sia tra i due campi contrapposti sia all’interno di essi. Molti di coloro che si dichiarano atei tendono a definirsi tali più rispetto a un “teismo”, a una certa interpretazione della fede, che rispetto alla fede stessa. Più che rispetto a Dio, si definiscono tali rispetto ai suoi rappresentanti terreni. Spesso si definiscono soprattutto rispetto alle proprie idee su Dio e sulla religione. Allo stesso tempo, anche tra coloro che sono membri attivi delle Chiese c’è un numero crescente di persone per le quali la fede è più un cammino, un viaggio nel profondo, che un solido castello. Questi cambiamenti fondamentali nel panorama spirituale odierno sfuggono spesso alla ricerca sulla religiosità, che lavora con categorie che non riescono a descrivere adeguatamente le dinamiche del cambiamento. La risposta alla domanda chi è «credente» e chi è «non credente» è molto più complessa di quanto possa sembrare a prima vista. Il rapporto tra religiosità esplicita (credenze religiose espresse in parole, rituali e affiliazione a istituzioni religiose) e credenza o non credenza implicita, esistenziale, spesso inconscia (qual è il ruolo di Dio per una particolare persona e quali immagini di Dio giacciono nel profondo del suo inconscio e influenzano le sue azioni) è ancora poco esplorato. Nel panorama spirituale odierno incontriamo sempre più spesso anche la “fede degli increduli” e l’“incredulità dei credenti”. Sono convinto che papa Francesco, con il suo appello al rinnovamento sinodale, abbia portato il cristianesimo alla soglia di una nuova tappa della sua storia, alla soglia di un nuovo progetto spirituale più ampio e finora sconosciuto. Esplorare questo paesaggio e ambientarsi in esso sarà il compito della Chiesa, incoraggiata dal ministero di molti dei suoi successori. Papa Francesco ha rifiutato di rispondere alla domanda su quale sia l’obiettivo finale concreto del rinnovamento sinodale. Lo ha paragonato al viaggio in cui Abramo, il padre della fede, fu chiamato dal Signore: egli accettò la chiamata di Dio e «partì senza sapere dove andava».

È fondamentale per qualsiasi riforma della Chiesa comprendere e realizzare le parole dell’apostolo Paolo: «Non conformatevi a questo tempo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente».

Questo libro è il frutto di una mia profonda convinzione: il presupposto fondamentale per l’autenticità e la fecondità di una riforma è trasformarsi rinnovando la mente, approfondire pensiero e sentimento, spiritualità e teologia, la dimensione profonda della fede. Solo da questa trasformazione può nascere il rinnovamento della forma esteriore della Chiesa, delle sue strutture istituzionali. Solo da questa profondità può emergere una forza che, invece di conformarsi in modo passivo e acritico al ‘mondo’ (la società e la cultura contemporanee) o di proporre ‘guerre culturali’ perse in partenza contro di esso, può anche contribuire a plasmare e coltivare ‘questo mondo’. Per ogni riforma è necessario chiedersi quali siano le sue fonti teologiche e spirituali e se ci siano persone in grado di comprenderle, accettarle e metterle in atto.