Quando il 25 gennaio del 1979 si partì per il primo viaggio del nuovo Papa, le incognite erano tante. Molti, anche in Vaticano, avevano sconsigliato il Papa dall’andare. Ma lui aveva deciso che era suo dovere andarci. Perciò, deciso il viaggio, tutto era nuovo. Tutto era la prima volta. Così anche l’incontro con i giornalisti. Il Santo Padre pensava fosse la cosa più naturale del mondo affacciarsi nella cabina dei giornalisti e salutarli, ringraziarli per il lavoro che avrebbero fatto. Ma, quando cominciò ad avviarsi verso la classe economica, pensava che tutto sarebbe finito lì, con un saluto, un ringraziamento. Mai e poi mai avrebbe immaginato quel che sarebbe successo. Un giornalista, rompendo gli accordi, gli rivolse una domanda. E lui, come se fosse la cosa più naturale del mondo, gli rispose direttamente. Qualcosa di assolutamente inedito: il capo della Chiesa che si faceva intervistare a diecimila metri d’altezza. Giovanni Paolo II è stato, fino ad oggi, il Papa che ha visitato il maggior numero di Paesi. La sua fu una risposta ad un invito. Non solo quello della Chiesa messicana, ma quello di tutte le Chiese e le comunità che volevano «vedere Pietro». Giovanni Paolo II cercava l’uomo, ovunque fosse. Nel tempo i viaggi del Papa hanno assunto un significato unico e speciale, sono entrati a far parte del ministero petrino tanto che ora non è più immaginabile che un Pontefice non faccia delle visite in diverse parti del mondo. Anno dopo anno si delineò il senso profondo dei viaggi del Papa, con le grandi celebrazioni e gli incontri con i capi di Stato o i leaders religiosi. Eventi fondamentali per le Chiese locali, ma che sarebbero rimasti quasi sconosciuti se al seguito del papa non ci fossero stati i giornalisti. Non è stato sempre un rapporto facile quello con la stampa. Ma è stato certamente sempre un rapporto sincero e fruttuoso. I giornalisti che accompagnavano il Papa nei suoi viaggi non erano necessariamente credenti o amici del Papa e della Chiesa. A loro era chiesto di essere dei professionisti e a loro il Papa chiedeva di raccontare la verità, quello che vedevano accompagnandolo nelle grandi città o nei più sperduti villaggi. Erano dei compagni di viaggio. Molti di loro negli anni sono divenuti familiari a Giovanni Paolo II, hanno condiviso i momenti felici e quelli difficili. Per tutti il Papa aveva il tempo di dire qualcosa, di rispondere ad una domanda, di ascoltare una riflessione. Il Papa decide fin dai primi momenti della sua elezione di fare un patto con i media. E nel patto ci sono quelle visite nel settore della stampa della cabina dell’aereo che portava il vescovo di Roma ad essere parroco del mondo. Nelle risposte che dava ai giornalisti di ogni Paese, in tutte le lingue, c’era sempre il senso del viaggio che stava intraprendendo, o il primo bilancio di una visita che si stava per concludere. Qualcosa che mai si sarebbe immaginata prima di allora.