Gli italiani ci sono e non si fanno la guerra. È questa la notizia del giorno al Giro d’Italia. C’è un Vincenzo Nibali sempre più autorevole che col il passare dei chilometri si scopre perfino autoritario. E c’è un Mauro Santambrogio tutto da scoprire, inedito anche a se stesso a queste altitudini. I due hanno obiettivi diversi ma possono raggiungerli percorrendo la stessa strada. Allearsi è il modo più semplice, anche se non il più scontato. Si coalizzano e centrano l’obiettivo: Santambrogio vince la tappa e recupera un bel po’ di posizioni in classifica, Nibali stacca gli avversari e dilata il vantaggio della sua maglia rosa. Annullato il Sestriere, sempre per neve e per evitare rischi in discesa per i corridori, lo Jafferau resta l’unica salita di giornata e la corsa si racchiude tutta in quei sette chilometri finali. Il preludio viene suonato dalla nera orchestra della Sky orfana di Wiggins, ora il solista è Rigoberto Uran e appena la strada inizia a salire intona la sua melodia, ma questa volta la musica è stonata e ben presto il colombiano si zittisce rientrando nei ranghi. Nibali lo fa sfogare per un po’ tenendolo sempre sotto tiro, questa volta non corre il rischio di essere messo in mezzo dal gioco di squadra degli inglesi: Uran è rimasto solo e non è così irresistibile come sembrava. È lo stesso dello scorso anno quando gli mancava sempre qualcosa. E lo squadrone britannico è così prevedibile con quella sua tattica in carta carbone, utilizzata in tutte le occasioni. Ma non tutti i capitani sono uguali e nemmeno gli avversari. Nibali è il vero padrone della corsa e lo dimostra evitando di restarsene sulla difensiva: a due chilometri dal traguardo la maglia rosa va all’attacco e lascia i rivali intirizziti a vederlo allontanare, fino a sparire fra la foschia della montagna. Solo Santambrogio riesce a restare alla sua ruota e riesce perfino a dargli qualche cambio. Evans prova ad agganciarsi ma si arrende subito, Betancur resiste solo qualche metro in più, quanto basta, comunque per cogliere il terzo posto e fare un salto in avanti in classifica. Fra i due di testa non c’è volata, non si usa. In questi casi c’è un tacito patto fra gentiluomini, non occorre accordarsi a voce, basta uno sguardo per dividersi la posta. Sullo Jafferau i corridori arrivano uno alla volta: i distacchi non sono pesanti per la classifica, ma sono macigni per il morale. Il freddo condiziona la tappa e chi sta bene si vede anche dall’abbigliamento: Nibali viaggia in maniche corte e senza guanti. Eppure è un uomo del sud, uno che nel caldo trova il suo ambiente naturale. Segno di grande condizione fisica e di grandissimo temperamento. Ma bisogna fare attenzione perché il freddo è subdolo e brucia improvvisamente le riserve di energia, basta vedere Michele Scarponi dopo il traguardo: lui è un uomo del freddo, ha sempre dato il suo meglio con il maltempo, eppure patisce il suo ambiente più congeniale sul suo terreno favorito. Un giornataccia per lui visto che anche il suo gregario Niemiec lo lascia solo e gli arriva davanti: bisognerà capire se è un tradimento o un cambiamento di strategia da parte della Lampre, che ha deciso di puntare tutto sul polacco. I corridori arrivano zuppi e infreddoliti, hanno perfino difficoltà a parlare, le mascelle sono bloccate dal freddo e la lingua gonfia impasta le parole. È una grande impresa anche solo arrivare al traguardo. Il ciclismo è uno sport d’altri tempi e i corridori sono atleti fuori dal comune. Così, come fuori dal comune sono i tifosi, sempre tantissimi e corretti, che restano per ore al bordo della strada, - “Qualche volta anche dentro”, come ha detto qualche giorno fa, scherzando ma orgoglioso, Cadel Evans - nonostante la pioggia e la neve, per un’emozione che si consuma nell’attimo del passaggio dei ciclisti. Per la prossima tappa l’unica certezza è la chiusura del Galibier - almeno nella parte finale - per neve. Il resto è un grande punto interrogativo che si scioglierà solo prima della partenza. Tutto dipenderà dalle condizioni del tempo. Di sicuro non sarà la tappa prevista ed è altrettanto sicuro che non ci saranno i ritardi preventivati. Qualcuno ringrazia, anche se deve battere i denti per il freddo, qualcun altro se ne rammarica. Ma il Giro ha ancora una settimana di “montagne russe” e se qualcuno ha temperamento può recuperare il tempo perso, anche con la complicità di questo freddo che non sembra volersene andare.
L’ordine d’arrivo1. Mauro Santambrogio (Ita)2. Vincenzo Nibali (Ita)3. Carlos A. G. Betancur (Col) a 9"4. Samuel Gonzalez Sanchez (Spa) a 26"5. Rigoberto Uran Uran (Col) a 30"6. Cadel Evans (Aus) a 33"
La classifica generale1. Vincenzo Nibali (Ita2. Cadel Evans (Aus) a 1'26"3. Rigoberto Uran Uran (Col) a 2'46"4. Mauro Santambrogio (Ita) a 2'47"5. Michele Scarponi (Ita) a 3'53"6. Przemyslaw Niemiec (Pol) a 4'55"7. Domenico Pozzovivo (Ita) a 5'02"8. Rafal Majka (Pol) a 5'32"9. Carlos Alberto Gomez Betancur (Col) a 5'39"ini