Santa Odilia può valere anche 22 euro, ovviamente se in splendido stato di conservazione. Santa Geltrude arriva invece a 30, battendo nettamente il Sacro Cuore – a dispetto del suo « preziosissimo sangue » . E solo l’Immacolata Concezione la supera, con una quotazione di ben 40 euro: purché sia composta con la tecnica del pochoir... Che c’è di strano? Il collezionismo ( così come il mercato) funziona al contrario della devozione: più un santo è « raro » , e più costa. Dunque – visto che di immaginette qui si parla – è assolutamente logico che i patroni il cui culto è maggiormente diffuso siano anche quelli più a tiro di portafogli. Lo dimostra ad abundantiam il nuovissimo e biligue Catalogo internazionale dei santini del ’ 900, che lo specialista Graziano Toni e l’editore milanese Cif ( noto sotto il marchio Unificato) mandano in circolazione a completamento dell’opera analoga dedicata l’anno scorso alle immaginette dal XVI al XIX secolo ( pp. 454, euro 36). Si tratta del Bolaffi del « santino delle nonne » , se è lecito paragonare la filatelia alla filiconìa: come con ardito neologismo si vorrebbe denominare il collezionismo delle immaginette. E in effetti la cosa forse più curiosa per il profano è la presenza di quotazioni distinte secondo lo stato di conservazione e parametrate sulla domanda del mercato: proprio come per i francobolli. Si va appunto dai 50 centesimi di una Betlemme distribuita per la benedizione delle famiglie negli anni Sessanta a un massimo di 40 euro per un pezzo dipinto a mano dalla ricercata scuola di Giovanni Meschini. Le 1200 immaginette riprodotte in catalogo sono scrutate con la lente dell’intenditore e illustrate in schede tecniche che riportano ( ove possibile) autore, editore, modalità e anno di stampa, formato, materiale, provenienza – ci sono persino santini che arrivano dalla Russia e da Cuba!, quest’ultimo per « il buon esito del voto » nelle elezioni del 1950 –, titolo e numero della serie in cui sono apparse ( ogni casa produceva infatti su un unico foglio un centinaio di santini diversi, appartenenti appunto alla medesima collana). La valutazione di un san Giuseppe varia notevolmente se, per esempio, è uscito dalle macchine della pregiata Santa Lega Eucaristica di Milano – attiva fino al 1943 quando, nonostante le probabili protezioni in excelsis , i bombardamenti alleati ne centrarono la fabbrica – ovvero dalla Basevi o dalla Egim, due delle maggiori case italiane tuttora attive. Le immaginette sono poi raccolte in capitoli tematici, a partire dal soggetto: Sacra Famiglia, Passione, Madonna... Molto particolari le sezioni riservate ai santini « di guerra » , che offrivano ai soldati invocazioni di pace o preghiere patriottiche ( ci sono anche illustrazioni di carri armati « benedetti » dal Sacro Cuore...), e quella dedicata alle « perle del Novecento » : ovvero le immaginette di speciale pregio per esecuzione ( alcune sono fatte a mano, da pazienti suore, a collage o ricamo) e rarità; c’è persino un « luttino » – biglietto di ricordo di un defunto – per la morte del presidente John Kennedy... Il catalogo si ferma però alle porte degli anni Ottanta, ovvero proprio il momento in cui declina la produzione di santini e invece – come Toni attesta – il loro collezionismo « comincia a diventare qualcosa di più di un semplice hobby » , tanto che a dire dell’esperto « oggi quello dei santini è il nuovo, vero, fenomeno del collezionismo » ( ne è testimonianza in effetti lo stesso Unificato, come l’esistenza in commercio di appositi album o di raccolte in dispense da edicola). È stato dunque il post-Concilio a « uccidere » anche l’immaginetta o – almeno – a relegarla a prodotto per nostalgici? « Forse la decadenza del santino – azzarda il curatore – sta proprio nell’aver perduto la funzione per la quale era nato: segnalibro per le preghiere o preghiera esso stesso » . Ma forse ha soltanto subìto, ovviamente in piccolo, il contagio della medesima crisi che ha colpito l’immagine sacra negli ultimi decenni ( e più in generale tutta la figura nell’arte contemporanea). Così oggi si ripiega sulla riproduzione fotografica dei nuovi patroni, o magari delle statue loro dedicate, ovvero a una stilizzazione sempre più astratta e lontana dal realismo. Santino del Duemila cercasi, dunque; ma per sapere come sarà, aspettiamo il prossimo catalogo.