Letteratura. Primo Levi raccontato per immagini
René Burri, "La farfalla e il Lager" , 1985 (particolare)
Paola Agosti, "Camoscio" (1977) - © Paola Agosti/via edizioni Aquario
Gli occhiali in testa e, come scrive Belpoliti, uno «sguardo che allude ad altro. Si tratta dello sguardo di chi si è smarrito, tuttavia conserva ancora una precisa concentrazione su di sé, una forma di presenza nell’assenza». In mezzo a queste due immagini, qualche sorriso, pochi, un Premio Strega e tanta vita, perché parafrasando Roland Barthes, una fotografia non dice nulla da sola, il significato dipende dal suo contesto. E allora la lettura di questi ritratti segue un metodo che ricalca quello dell’antropologia ed echeggia uno dei registri più profondi del lavoro di Levi: cogliere l’uomo nel suo intimo attraverso gesti e segni minori.René Burri, "La farfalla e il Lager" , 1985 - © René Burri/via edizioni Aquario
È a partire da questo lavoro su segni e memoria che si evoca o rievoca un’esperienza, tramite cui celebrare il Giorno della Memoria, per tornare su tracce indelebili, idee, persone, emozioni ed orrori: «Il significato profondo del Giorno della Memoria – dice una nota dell’editore – sta tutto in questo meccanismo». Questo libro, spiega Belpoliti nell’introduzione, «vuole essere un piccolo contributo alla conoscenza dell’uomo Levi e dello scrittore, e insieme dell’opera dei fotografi che l’hanno ritratto. Lo scopo è quello di pubblicare fotografie poco note o sconosciute di Primo Levi accompagnandole con brevi commenti. Anche se il segreto di Primo Levi – continua – resta probabilmente inafferrabile, tuttavia le fotografie ce lo rendono più vicino».