Agorà

Mondiali 2014. Brasile-Croazia 3-1, con "aiutino" arbitrale

Massimiliano Castellani venerdì 13 giugno 2014
E’ cominciata tra le botte ed è finita con i tre botti della Seleçao la prima giornata di Brasile 2014. Le botte sono state quelle rimediate dai manifestanti di “Não Copa” (a San Paolo e a Rio de Janeiro) e dalle malcapitate giornaliste della Cnn negli scontri con la polizia (scontri durati per tutta la serata di ieri). Poi dopo l’inaugurazione degna della parata del Carnevale, e l’inno del Mondiale, “We are one”, cantato quasi con la lacrimuccia dal tridente canoro Pittbull, Jennifer Lopez e Claudia Leite, finalmente la parola è passata al campo (l'Itarequao di San Paolo) e gli occhi di un terzo del pianeta si sono fissati davanti alla tv per Brasile-Croazia. E’ finita 3-1 per i verde-oro, ma il risultato non inganni. La squadra di Felipao Scolari ha sofferto e non poco e alla fine deve ringraziare anche l’arbitro giapponese, il signor Nishimura che si merita già una menzione per il prossimo “premio Moreno” (l’arbitro ecuadoriano che è sinonimo di malafede e corruzione e che fece eliminare l’Italia ai Mondiali di Corea e Giappone, appunto). Speriamo che si sia trattata di una casualità o di una semplice serata storta (Nashimura sembra pratico solo con lo spray evidenziatore, ma non con il fischietto) e non del solito aiutino aribitrale concesso ai padroni di casa, in virtù del sacrificio fatto per organizzare la Coppa, specie in un momento di crisi e di confusione come quello che sta aleggiando sul Brasile. Ma non divaghiamo e torniamo alla Croazia che senza Mandzukic infortunato, ma bene orchestrata da Modric, era anche andata in vantaggio su un disimpegno sbadatissimo di Marcelo che infilava il suo portiere Julio Cesar. A quel punto la Torcida unita, dalla spiaggia di Copacabana agli spalti dell’Arena Corinthians ha temuto il peggio. Le lacrime di Thiago Silva appena entrato in campo, sembravano un triste presagio, peraltro anche contagioso. Però il Brasile oltre agli assist più o meno involontari del direttore di gara, trova subito presente la nuova alegria do povo Neymar, ma soprattutto un incontenibile Oscar. Il gol del pareggio lo segna Neymar con un tiro sul quale il portiere croato Pletikosa dà l’impressione di addormentarsi in tuffo. La Croazia gioca, subisce falli, l’arbitro non vede, mentre non ha esitazioni quando nella ripresa Fred “sviene” in area di rigore su una appoggino leggero di Lovren. Il Mondiale super hi-tech comincia molto male: le sette telecamere piazzate dietro la porta croata confermano che si tratta di chiara simulazione da parte dell’attaccante della Fluminense. Si va lo stesso al dischetto e dagli undici metri Neymar raddoppia, ma di un soffio, Pletikosa questa volta stava per ribattere il tiro. Il sorpasso non fiacca la Croazia che non arriva al pari solo per due splendidi interventi del vecchio ma ancora affidabile Julio Cesar. Esce Neymar per rifiatare e il Brasile sembra sull’orlo di una crisi fisica e di gioco, ma c’è Oscar che è tale di nome e di fatto nel contropiede che al 91’ lo porta a firmare il definitivo 3-1. Fuochi d’artificio e caxiroles per tutto il Brasile, la Torcida va in delirio e si dimentica del brutto pomeriggio passato, tra lacrimogeni, molotov e botte. Ma i tre botti della Seleçao sì sa, valgono più di qualsiasi cosa.