In scena. POLI- VUKOTIC: «Sorelle Materassi esilaranti e crudeli»
«Grazie a Palazzeschi siamo diventate davvero un po’ sorelle ». Ridono e scherzano in camerino, affiatate come sul palco, le due signore del teatro, Milena Vukotic e Lucia Poli, che ieri sera sono state lungamente applaudite al loro debutto al 50° Festival teatrale di Borgio Verezzi (Savona), nella prima di Sorelle Materassi, adattamento firmato da Ugo Chiti del capolavoro di Aldo Palazzeschi. A interpretarlo, per la regia di Geppy Gleijeses, accanto alle due beniamine del pubblico, Marilù Prati nel ruolo della terza sorella Giselda, Gabriele Anagni (il nipote Remo), Sandra Garuglieri, Luca Mandarini e Roberta Lucca. Lo spettacolo sarà in tournée italiana da gennaio.
Ovviamente l’attenzione si concentra sui due personaggi principali, le zitelle Teresa e Carolina, che negli anni sono state banco di prova, con i loro continui battibecchi, per mattatrici di razza. Dell’opera di Palazzeschi, pubblicata nel 1934, si ricorda il film del 1944 di Ferdinando Maria Poggioli con le magnifiche Ema e Irma Gramatica, sorelle anche nella vita, affiancate da Clara Calamai e Paola Borboni. Mentre ebbe grande popolarità nel 1972 lo sceneggiato Rai di Mario Ferrero con le grandi Rina Morelli e Sarah Ferrati affiancate da Nora Ricci, Giuseppe Pambieri, Ave Ninchi e un giovanissimo Roberto Benigni in una comparsata.
«A chiamarci è stato il regista, che ha contattato il drammaturgo Ugo Chiti. È un progetto magnifico. Lucia ed io siamo molto affiatate » spiega ad “Avvenire” Milena Vukotic, 78 anni portati con grazia adolescenziale pari alla spavalderia con la quale Lucia Poli sfoggia le sue 75 primavere. «Noi due abbiamo già lavorato insieme per la tv negli anni 70, nella versione dei Tre moschettieri di Sandro Sequi – ricorda la Poli –. Eravamo solo quattro attori, Milena, mio fratello Paolo e Marco Messeri ed io, e interpretavamo tutti i personaggi. È stato molto divertente. Come è divertente le Sorelle Materassi. Una storia esilarante, ma anche crudele, come noi fiorentini».
Ambientato nei primi anni del XX secolo nel sobborgo di Firenze Coverciano, l’opera narra la vicenda di quattro donne che vivono una vita tranquilla e isolata. Tre di loro ( Teresa, Carolina e Giselda), sono sorelle: le prime due sono nubili, la terza è stata da loro accolta essendo stata respinta dal marito. Un tocco di saggezza popolare lo porta la domestica Niobe. Teresa e Carolina sono abilissime sarte e ricamatri- ci e vivono cucendo corredi da sposa e biancheria di lusso per la benestante borghesia fiorentina. Una vita di lavoro e sacrifici, che viene scombussolata dall’arrivo di Remo, il giovane figlio di una quarta sorella morta ad Ancona. Bello, pieno di vita, spiritoso, il giovane attira subito le attenzioni e le cure delle donne, i cui sentimenti parevano addormentati. Il nipote, però, approfitta della situazione: Remo spende più di quanto le zie guadagnino con il loro lavoro e le sue pretese non hanno mai fine.
A poco a poco Teresa e Carolina spendono tutti i loro risparmi, poi iniziano a indebitarsi e infine sono costrette a mettere in vendita la casa e i terreni che avevano ereditato dal padre. «Teresa è un personaggio tremendo – racconta Lucia Poli –, è la “capa” della famiglia, la più autoritaria e dura anche se nasconde delle tenerezze represse, delle fragilità nascoste. È un personaggio apparentemente monolitico, ma invece è ricco di sfumature».
«La mia Carolina è introversa – le fa eco Milena Vukotic –. In un ambiente in cui tutti nascondono i sentimenti, lei è quella che si esprime con grande affetto e amore nei riguardi del nipote che è il loro unico erede». L’attualità di Palazzeschi è l’avere centrato, sotto la scorza della commedia, l’eterno tema della solitudine e del bisogno di affetto degli anziani. «Cambia lo stile, ma gli uomini nei secoli provano la stessa solitudine, lo stesso bisogno di amore, gli stessi sentimenti» aggiunge la nonna Enrica di Un medico in famiglia, ruolo in cui Milena Vukotic tornerà anche nella prossima stagione su Raiuno. «Io non assomiglio a Teresa, che è molto più dura di me – aggiunge la volitiva Lucia Poli –. Però la capisco bene, questa vecchia zitella toscana, di quelle che Palazzeschi tanto amava. Ha scritto una poesia dedicata alle beghine che tratta malissimo, ma si capisce che le adora...». L’attrice inizia a declamare fluen- te e ironica: «Pennine di galletto e di galline, / di tacco o di cappone, / tutto tutto sta bene/ sopra i cappelli delle beghine....».
E pare di vederle accanto il compagno di tanti spettacoli, il fratello Paolo Poli, recentemente scomparso, di cui fa fatica a parlare. «L’ho sempre considerato il fratello più grande, la guida, l’amico di giochi da piccini e da adulti, il compagno di viaggio di tanti spettacoli. Troppo avrei da dire, forse ci riuscirò fra cinque o dieci anni, se sarò ancora qui...». Lucia scaccia la commozione con un sorriso. Preferisce ricordare la comune passione per lo scrittore fiorentino: «Un autore che oggi andrebbe riscoperto, più conosciuto per le poesie che non per i romanzi, perché sono più brevi, facili e divertenti. Paolo era un magnifico interprete delle poesie di Palazzeschi. Negli anni 80 abbiamo portato in tournée Paradosso, in cui, alternando le sue poesie e le canzoni raccontavamo la storia dell’Italietta. Palazzeschi ha attraversato con la sua penna sagace ogni epoca, dal Futurismo agli anni 50. Io sono rimasta affezionatissima ai suoi versi» La penna sagace dell’autore, però, punge anche nelle Sorelle Materassi. «Due formichine forti, dedite al lavoro e al loro piccolo cerchio familiare – aggiungono le due attrici –. Ma c’è anche molta cattiveria in Palazzeschi. Le sorelle si amano, ma anche litigano fra di loro, specialmente la terza che è la più giovane e che ha scelto la libertà. Una commedia di donne, dove comunque, nonostante tutte le amarezze, la solitudine, le conflittualità irrisolte, si arriva a un finale sereno».
Le due energiche attrici, in autunno riprenderanno anche altri progetti teatrali, Regina madre di Mario Santanelli la Vukotic e L’intrusa di Éric-Emmanuel Schmitt al Teatro Rifredi di Firenze Lucia Poli. Ed è proprio alle giovani donne che vogliono seguire le loro orme che va il loro pensiero. «Noi siamo nate come “moschettiere”, la parte bella del nostro lavoro è trasformarci, essere diverse da quelle che saremmo nella vita» spiega la Vukotic, che non se la sente di elargire consigli «perché io sono la prima a cercarne. Per me l’unica cosa è essere convinti che si fa quello che si sente. La strada della recitazione è difficile, ma tutte le strade lo sono. L’importante è avere fiducia e lavorare tanto, perché è necessario. Non credo al binomio genio e sregolatezza, occorre sacrificio». Tranchant la “toscanaccia” Lucia Poli: «I giovani vanno scoraggiati, sennò si illudono che tutto sia facile. Ma quelli che proprio lo vogliono, non mollano e alla fine, raggiungono i loro obiettivi».