Il gioiello “proibitivo” della Serie A, il francese della Juventus
Paul Pogba, abbiamo capito dal suo procuratore Mino Raiola che sul mercato pallonaro vale quanto un’intera vetrina di Cartier, una collezione di accessori Louis Vuitton, più qualche stock di borse Hermès. Tradotto nel raiolese per tutti: «Uno così, il calcio italiano non se lo può più permettere». È la sparata del procuratore maximo (in scuderia vanta anche gli onerosi Ibrahimovic e Balotelli) a caccia del colpo grosso al prossimo calciomercato, oppure il reale stato dell’arte in cui si dibatte il nostro movimento? La palla a Damiano Tommasi, presidente Aic – il sindacato calciatori –: «Un club italiano è ovvio che non possa trattenere Pogba per il quale all’estero, pare, sono disposti a pagare 70-80 milioni di euro. Quella cifra, pazzesca, è il bilancio non di una, ma di diverse società di Serie A. Certo deve far riflettere che nemmeno il club più vincente, la Juve, può resistere di fronte a una simile offerta. Del resto ormai nel nostro è un campionato quasi il 50% dei calciatori ogni anno cambia squadra, e talenti come Pogba o Dybala vengono cresciuti seguendo una logica non sportiva, ma finanziaria».Lo status è tristemente questo: un calcio italiano che fa da vivaio a tempo per potenziali fenomeni e giovani promesse. E i migliori esponenti della linea verde, composta da talenti italiani e stranieri, mai come in questa stagione – complice la crisi economica – vengono continuamente lanciati sul palcoscenico della massima serie. Ciascuna delle venti società di Serie A possiede una quota importante di Under 21 che sta mettendo in mostra. L’Atalanta, che vanta il primato europeo di giocatori usciti dalla
cantera e portati in prima squadra, quest’anno punta, tra i 24 (su 38) italiani in rosa, sul difensore
Davide Zappacosta tornato dal prestito all’Avellino. Zappacosta è un nazionale Under 21 come i cagliaritani
Lorenzo Crisetig e
Samuele Longo, entrambi scuola Inter, spediti a farsi le ossa nel laboratorio sperimentale zemaniano, ora passato sotto la guida di Zola. Il Cesena fanalino di coda ha in porta quello che alla Juve considerano l’erede di Buffon,
Nicola Leali che a 21 anni ha già esperienze in B con Brescia, Lanciano e Spezia. Il percorso di Leali è affine a quello del collega del Chievo,
Francesco Bardi, classe 1992, già portiere titolare a Novara e Livorno. Profili da giocatori modello Ajax, «ma in Olanda è prassi che un giovane debutti in prima squadra a 17 anni per poi essere rivenduto come giocatore fatto a 22», fa notare Tommasi.L’Empoli di Sarri di ventenni in carriera ne ha tanti (dal difensore albanese Hysaj ai centrocampisti uruguaiani Laxalt e Vecino), ma il diamante sgrezzato ad arte è il centrale difensivo
Daniele Rugani, prenotato per giugno dalla Juventus. Rugani è un ’94, come il trequartista
Alessandro Bernardeschi che la Fiorentina ha riportato a casa dal Crotone dove lo scorso anno, alla sua prima esperienza da professionista, aveva messo a segno 12 gol. Il suo compagno di squadra 21enne,
Babacar, dopo le 20 reti realizzate con il Modena ha incassato subito la fiducia di Montella. Il Genoa in cui stanno maturando gli “incompresi” Bertolacci (ex Roma) e l’argentino Perotti, ha appena salutato il primo gol in A del difensore
Armando Izzo che è arrivato in paradiso partendo dalla “gomorra” di Scampia. L’Hellas Verona ha fatto cassa con Jorginho e Iturbe (il più pagato del 2014, per 22 milioni è finito alla Roma) e in questa stagione Mandorlini scommette su un figlio d’arte, il centrocampista
Mattia Valoti (’93, suo padre è Aladino Valoti) che domenica scorsa contro il Parma ha realizzato il suo primo gol in A e
Pierluigi Cappelluzzo, 18 anni attaccante che ha debuttato in Coppa Italia nel 6-1 incassato dagli scaligeri contro la Juventus del mattatore Pogba. Roberto Mancini appena arrivato all’Inter non ha smentito la sua fama di mister-talent e ha aperto le porte all’attaccante 17enne
Federico Bonazzoli. È arrivato dal Paris Saint-Germain alla Juve a 17 anni
Kingsley Coman (classe 1996) che alla sua prima uscita ha fatto gridare al «nuovo Pogba». I numeri ci sono e magari, con la cessione del connazionale d’oro, Coman potrebbe anche non farlo rimpiangere. Il settore giovanile della Lazio è il 1° nel ranking nazionale e sforna continuamente gemme preziose come Keita, Tounkara e Cataldi che in tre non arrivano a sessant’anni. Ma il pezzo forte della squadra di Pioli è il brasiliano
Felipe Anderson, il compagno di Neymar acquistato dal Santos per 9 milioni, per il quale ora patron Lotito chiede almeno tre volte tanto. Uno che sembrava partente in estate, destinazione Real Madrid, è il difensore del Milan e della Nazionale di Conte,
Mattia De Sciglio (’92). Pippo Inzaghi nel suo cantiere rossonero attende la maturazione del pupillo di Milanello, il 16enne attaccante
Hachim Mastour. A Napoli le aspettative popolari e l’eccesso di pressione sono tra le probabili cause dell’esplosione solo parziale dello scugnizzo
Lorenzo Insigne, anche se il presidente De Laurentiis e l’ex capitano Paolo Cannavaro assicurano: «È il fratello minore,
Roberto Insigne, – 1994, ora in prestito alla Reggina in Lega Pro – il vero fenomeno del Napoli».Il suo fenomeno, dopo Cavani e Pastore, il Palermo l’ha trovato nel 21enne argentino
Paulo Dybala che per il vulcanico presidente Zamparini è cedibile, ma avverte: «Ci vogliono 40 milioni». Il Parma appena abbandonato da Ghirardi ha un solo under 21 di prospettiva, il 18enne oriundo argentino
Josè Mauri. Nella Roma di Garcia non ha ancora trovato spazio il turco
Salih Uçan (’94, in prestito dal Fenerbahçe), che in compenso ha referenze e stipendio da
top player: 2 milioni a stagione. Un ingaggio che per ora può solo sognare il romanista e azzurrino
Alessio Romagnoli (’95), perno della difesa della Samp di Mihajlovic, così come il genio ribelle del Sassuolo,
Mimmo Berardi, che a fine stagione dovrebbe prendere la via di Torino, sponda Juventus.Sulla sponda granata è stato appena promosso in prima squadra il 18enne attaccante argentino
Facundo Lescano, un ’96 come il portiere
Simone Scuffet cresciuto nella rigogliosa accademia dell’Udinese, in cui, dal San Paolo è arrivato il centrocampista classe ’95,
Lucas Evangelista. Il brasiliano è costato 4 milioni di euro, ma il gioco, da Udine a Palermo, ormai è ovunque lo stesso: il ragazzino si prende, si cresce in casa, dopo un paio di stagioni esplode, il club incassa e il campione – presunto o reale – saluta e se ne va.