Il ricordo. È scomparsa la poetessa Giulia Niccolai
La poetessa Giulia Niccolai (1934-2021)
Per chi abbia frequentato il secondo Novecento poetico, non gli è stato possibile non imbattersi nella figura di Giulia Niccolai, che è scomparsa ieri a Milano, dove era nata nel 1934. I poeti si dividono in due categorie: quelli che seminano e quelli che raccolgono; lei appartiene sicuramente alla prima non molto frequentata squadra.
Potremmo tentare di inquadrarla, ovviamente, nell’avanguardistico Gruppo 63. A lei però anche questo liberissimo consesso va decisamente stretto. Così, con Adriano Spatola e poi con il fratello di quest’ultimo, Tiziano, dà inizio alla rivista "Tam Tam", la cui onomatopea ben significa il bisogno di portare un certo tumulto nella già ordita, ma forse per i loro gusti stazionaria, neoavanguardia. È il tempo della poesia totale, in cui la sillaba, il gesto, la nota musicale insieme alla visualità, danno luogo ad un sisma magmatico degno dei tempi e degli intenti.
La ragazza Giulia, figlia di mamma americana e padre milanese, rappresenta compiutamente, nel mondo della cultura e della poesia, la vitalità che le proviene dalla sua mappa cromosomica. Approderà alle pagine ben condotte dall’esperienza di Giorgio Manganelli. Ma Giulia non ha bisogno di un aeroporto per decollare. Il suo tenersi di lato ne aggiunge di fatto uno nuovo al poligono della poesia italiana.
La ricordo al Festival Milano Poesia e, negli ultimi anni, a quello di Lugano e poi a Casa Merini. A casa sua, ostentando la polvere che ricopriva ognidove, ho in mente una conversazione presso una ragnatela senza uguali, dimora regale di un ragno ciclopico. Mi viene alla memoria anche qualcuna delle sue vacanze estive trascorsa all’ombra di un albero che aveva acquistato con qualche metro di terra, giusto per farci stare due sdraio e relativo pic nic, dalle parti di Lambrate.
Era diventata monaca buddista, dopo un lungo periodo trascorso in India, ma non aveva mai dismesso la sua fragorosa risata, che avrebbe fatto invidia ad un robusto camionista. La sua ironia nei versi e nel parlato ha contribuito a non spegnere del tutto la ricerca nella poesia italiana degli ultimi decenni. Ci lascia una felice nota di stile poetico ed esistenziale.