Intervista. Piovani, la musica che illumina l'Isola
Il maestro premio Oscar sul podio del Teatro greco di Siracusa per il dramma musicale che narra «il conflitto tra la luce e il buio». Lo spettacolo rientra nella rassegna estiva dell'Inda. Con lui Tosca
«L’Isola della luce narra della luce e del buio, del conflitto tra luce e tenebre, un conflitto eterno. In Grecia c’è Delos, ma c’è anche il buio dell’isola di Lesbo. In questo conflitto dobbiamo sempre cercare di sapere da che parte stare: dalla parte della luce e della vita». Il maestro Nicola Piovani sale sull’inedito palco posto sulla cavea del teatro greco di Siracusa e rompe il silenzio e il buio del Teatro e dei teatri, aprendo venerdì (e ieri) con L’isola della luce la rassegna estiva della Fondazione Inda “Per voci sole”, dopo il rinvio della stagione delle rappresentazioni classiche ( Baccanti, Ifigenia in Tauride e Le Nuvole) al 2021. L’Isola della luce è il dramma musicale dedicato ad Apollo, su libretto di Vincenzo Cerami, una cantata per soli, coro e orchestra prodotta dall’Inda in collaborazione con il Teatro Bellini di Catania e la Compagnia della Luna, con le cantanti Tosca e Maria Rita Combattelli e l’attore Massimo Popolizio. Voci che magicamente dialogano con la musica, in un mix di sonorità pop e classiche, melodie contemporanee e antiche, incantando i 480 spettatori distribuiti sulla scena con sedie singole distanziate (e in streaming su www.indafondazione.org) – numero ben diverso dai 5mila che ogni sera, in tempi normali, fra maggio e luglio siedono fra le pietre dello splendido teatro aretuseo.
Una scelta obbligata da ragioni di sicurezza, logistiche ed economiche che incide sull’acustica e la visuale, sul raccoglimento che naturalmente il teatro di pietra permette, con Ortigia e il mare sullo sfondo che ci si lascia invece alle spalle. Ma rispetto alla scena vuota, al silenzio e a questi lunghissimi mesi di buio, di blackout e lockdown, il teatro vivo e la musica dell’Isola della luce suonano la liberazione. La rinascita. Per lo spirito e i cuori. «La folla smise di sognare, prese a sperare il mattino», come scrive Cerami in un passo dell’opera che si apre con l’epitaffio di Sicilo (I sec. d.C. – II sec. d.C.): «Finché vivi, sii gioioso, non rattristarti mai oltre misura: la vita dura poco e il Tempo esige il suo tributo». E suona subito come un segno del tempo, di una stagione – quella dell’Inda – dedicata a Calogero Rizzuto, direttore del parco archeologico della Neapolis deceduto nel periodo del l’emergenza sanitaria, alla sua collaboratrice Silvana Ruggero e a tutte le vittime del Covid– 19. Da Piovani la dedica personale e musicale al grande maestro e amico Ennio Morricone, scomparso pochi giorni fa. «Quando ho visitato per la prima volta il sito archeologico dell’isola di Delos, uno dei punti più luminosi dell’intero nostro pianeta, il grande archeologo Hadjidakis, che a quest’isola ha dedicato parte della sua vita, mi ha introdotto nel seduttivo mito della nascita di Apollo che a quest’isola è strettamente legato – racconta il compositore e direttore Piovani, autore di straordinarie colonne sonore come quella, indimenticabile, che gli valse l’Oscar, con La vita è bella di Roberto Benigni –. E mentre le mie orecchie ascoltavano le peripezie della madre Latona ospitata a Delos per partorire dopo lunghissime doglie, la mia mente istintivamente riandava alle letture giovanili sulla fisica moderna, agli scritti divulgativi sulla teo- ria della relatività, e all’impressione che mi faceva sentir parlare della “invalicabilità della velocità della Luce”. Su quest’isola, che potevo chiamare “Isola della Luce”, le emozioni si sommavano: la favola sublime di Apollo, l’invenzione della cetra di Hermes, le parole che diventano Canto, gli interrogativi cosmici espressi da Einstein con candore ginnasiale, il mare Egeo che ci circondava luccicando, la favolosità di una civiltà così lontana nel tempo dalla mia civiltà, che oggi è sgomenta per il terrore dei black out metropolitani, la mancanza di energia, l’assenza di Luce. Le metafore abbondavano e abbondavano le ragioni per desiderare di tradurre in musica quelle sconnesse emozioni».
Maestro Piovani, cosa rappresenta oggi L’Isola della Luce? L’Isola della Luce è una composizione che prova a cantare la bellezza dei grandi interrogativi senza risposta, la loro struggente e fragile seduzione, la fede cosmica sempre in bilico fra il panico dello smarrimento e la serena luminosità del mistero. La cantata racconta il conflitto fra la luce e il buio. Il nostro pianeta viene da un inverno che è stato molto buio. In questo momento una cantata dedicata alla luce assume un valore non solo simbolico, ma anche propiziatorio
Nata nel 2003 per essere eseguita nell’isola di Delos, inaugurando i giochi olimpici, l’opera approda ora a Siracusa. L’isola di Delos, prima che Apollo la chiamasse così, si chiamava Ortigia. Il teatro greco di Siracusa mi è sembrato il luogo più adatto per proporre la nuova edizione dell’Isola della luce. La Sicilia è isola di Luce, è luogo di luce.
Il virus ha svuotato i teatri e disintegrato gli spettacoli dal vivo. Oggi lei torna in scena con un pubblico. Che sensazione ha? Il virus ha svuotato i teatri – auditorium, piazze, stadi... – tutti luoghi di pubblica aggregazione teatrale. Cioè ha svuotato un’anima fondamentale e imprescindibile di qualsiasi civiltà. Non si può vivere di solo video e virtualità. La luce si è spenta in questi mesi a causa di una sciagura sociale, a causa di una epidemia. Questo è accaduto altre volte, nei secoli passati, e il Teatro, dopo periodi di sofferenza, è sempre tornato a illuminare la nostra civiltà. Questo spettacolo che inaugura la stagione di Siracusa canta la Luce che speriamo torni a splendere presto sul Teatro e i nostri teatri affollati di pubblico felice di assembrarsi.
Qual è la forza e il valore del mito di Apollo? Apollo viene partorito da Latona contro il parere degli dei. Non solo perché è frutto di un rapporto adulterino di Giove, ma perché Apollo è anche il dio della bellezza, che porta la luce agli uomini. E in tutte le mitologie, gli dei non sono tanto favorevoli a dare troppa luce agli uomini.
Si riprenderanno gli uomini la luce dopo il buio di questo tempo? Dipenderà da tanti fattori, non esclusa la disciplina e la correttezza di noi cittadini. Ma la soluzione ce la darà la scienza: me lo auguro e ci credo. Ho molta fede nella scienza.
Pochi giorni fa ci ha lasciati Ennio Morricone. Un maestro e un amico per lei… Ho molta difficoltà a parlare di una perdita che è anche una perdita personale. Il dolore privato quando è forte è spesso anche muto.
Qual è la sua lezione, la sua eredità per il nostro andare? Lo studio, l’applicazione, l’impegno severo nel lavoro del musicista. È noto che il Maestro detestava il dilettantismo e l’approssimazione. Cercheremo tutti di fare tesoro della sua lezione. Dedico a lui L’Isola della Luce qui a Siracusa.