Perché Adamo, che impose il nome agli uccelli e agli animali terrestri, non l’impose anche ai pesci? Si domanda Sant’Agostino nella sua minuziosa analisi del racconto biblico sul Paradiso Terrestre. In effetti il testo della Genesi, preso alla lettera, presenta, a causa delle sue lacune, incongruenze e contraddizioni, molte insormontabili difficoltà, che hanno da sempre stimolato le più varie interpretazioni da parte di pensatori, teologi e artisti. Il libanese Milad Doueihi, storico della cultura religiosa occidentale, ha raccolto in un volume ( Il paradiso terrestre, miti e filosofie, Angelo Colla editore, pp.184, euro 18,00), una folta e curiosa rappresentanza dei commenti suscitati nelle varie epoche da quella che potremmo definire «la scena primaria» delle nostre origini. Da Sant’Agostino a Nietzsche, passando per Fénélon, Pascal, Spinoza, Bayle, Leibnitz, Kant, l’esposizione di Doueihi non tralascia nessuno dei nomi celebri che hanno cercato di risolvere «le difficoltà adamitiche » ma pesca anche opere poco note e perfino stravaganti, soprattutto di autori francesi, ai quali lo avvicina la sua formazione culturale. Nel Rinascimento la riscoperta dei classici condusse a diversi tentativi di conciliare la Bibbia con la mitologia greca: ad esempio Rabelais, nella sua epopea Gargantua et Pantagruel, raccontando che i giganti che si ribellarono a Zeus erano per metà serpenti e si chiamavano Anduglie, aggiunge: «E il serpente tentatore di Eva era andugliesco». Sempre nel XVI secolo, il filosofo Leone l’Ebreo identifica Adamo con l’androgino platonico, diviso da Dio nei due sessi: «Perciò è scritto maschio e femmina li creò». La controversa sessualità di Adamo ha dato origine a quella che Doueihi chiama «la grande utopia androgina », punto di partenza per le ipotesi più fantasiose, come quella che troviamo nell’autobiografia della quietista belga Antoinette Bourignon, che a metà del XVII secolo descriveva una sua visione di Adamo che «aveva un corpo più trasparente del cristallo (…) e nel ventre aveva un vaso in cui nascevano delle piccole uova». Prima che Dio gli traesse Eva dal fianco, Adamo fece in tempo a generare, secondo la Bourignon, «un uomo scelto da Dio per essere lo strumento attraverso il quale voleva comunicare eternamente con gli uomini: si tratta di Gesù Cristo, Dio e uomo insieme ». All’incirca nello stesso periodo, Cyrano de Bergerac scopre la vera sede del Paradiso terrestre: in L’altro mondo o gli imperi della Luna viene catapultato sulla luna e atterra proprio sull’albero della conoscenza, «con la faccia imbrattata da una mela che vi si era spiaccicata ». A fargli da guida, il profeta Elia, che gli rivela che fine ha fatto il serpente: «Dio per castigo lo chiuse nel corpo dell’uomo: voi gli date il nome di budella, ma sappiate che sono serpenti ripiegati in numerose spire e insaziabili». Le intemperanze visionarie degli artisti a proposito del Paradiso terrestre vengono stigmatizzate nell’epoca dei Lumi, in cui anche i testi sacri vengono sottoposti al vaglio della ragione. Al termine della sua affascinante passeggiata, Doueihi osserva: «Il Paradiso terrestre, come lo abbiamo scoperto, segna la nostra 'identità' legandoci a una tradizione e alle nostre lotte con e per questa tradizione».