La mostra. Arte, giovani, periferie: gli studenti di Brera a confronto con Paolo VI
«Torniamo amici» aveva detto Paolo VI agli artisti nella Sistina durante il Concilio. E venerdì papa Francesco, in udienza ai musei ecclesiastici, ha definito come «indispensabile» il rapporto tra Chiesa e artisti contemporanei. È dunque una felice coincidenza che arrivi in questi giorni a conclusione un percorso che ha chiamato giovani artisti e teologi a confrontarsi con la figura di Montini.
Oggi pomeriggio infatti verranno presentati gli esiti di “Per Paolo VI”, progetto “per i giovani, l’arte e le periferie urbane” realizzato da Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e Accademia di belle arti di Brera, in collaborazione con l’arcidiocesi di Milano. La figura di Paolo VI è stata scelta «per la sua santità e per l’amore e la passione nei confronti dell’arte e degli artisti, specialmente contemporanei» racconta Cesare Pagazzi, coordinatore del progetto anche in virtù della “doppia appartenenza”: è infatti docente di Teologia sistematica alla Facoltà teologica e di Estetica del sacro a Brera.
In Facoltà sono stati approfondite le ragioni dell’arte contemporanea in campo sacro; in Accademia, è stata presentata la figura di Montini come credente, vescovo e papa, ma anche come amante dell’arte. In particolare a Brera è stato promosso un concorso per gli studenti. Le opere verranno esposte domani nella sala convegni dei chiostri di San Simpliciano. Interverranno l’arcivescovo di Milano Mario Delpini, che premierà i vincitori, Giovanni Iovane (direttore dell’Accademia di Brera), Massimo Epis (Preside della Facoltà teologica) e Carlo Capponi (responsabile dell’Ufficio per l’arte sacra e i beni culturali dell’arcidiocesi) mentre contributi specifici saranno portati da Andrea B. Del Guercio (Brera) e Claudio Stercal (Facoltà teologica). L’attrice Lucia Vasini leggerà integralmente la storica omelia montiniana della Messa per gli Artisti, con il contrappunto del jazz di Gaetano Liguori.
«Gli studenti sono stati accompagnati nella riflessione sul pensiero e la persona di Montini – racconta Pagazzi – e abbiamo discusso insieme i bozzetti. Sono stati colpiti soprattutto da due cose di Paolo VI: la gestualità delle mani e l’espressività del volto. E, in particolare, hanno fatto emergere la solitudine del pontefice». Il bando prevede la possibilità che queste opere vengano collocate nelle chiese costruite nelle periferie della città nell’ambito del Piano Montini. Ma soprattutto il progetto si configura come un laboratorio per il futuro: «È stata una prima occasione per riavvicinare la teologia di scuola all’arte contemporanea e viceversa – spiega Pagazzi - La Facoltà teologica dell’Italia settentrionale intende ampliare l’idea, avviando un processo che coinvolga su temi specifici altre facoltà teologiche e accademie sul territorio nazionale».