Milano. Per la Biblioteca Braidense un manoscritto milionario
Particolare della Cronaca Crespi
Oltre trecento figure di “uomini illustri”, dai progenitori Adamo ed Eva al condottiero mongolo Tamerlano. Centinaia di personaggi riprodotti in miniatura su tre registri in 38 pagine in un delicato stile tardo gotico che già prelude al primo Rinascimento, copia in piccolo di un importante ciclo di affreschi andato perduto. Sono contenuti in un codice miniato di eccezionale valore: la “Cronaca Crespi” illustrata da Leonardo da Besozzo intorno al 1435 e giunta ai nostri giorni in un ottimo stato di conservazione. Si capisce da qui l’enorme importanza di questo manoscritto presentato ieri a Milano: dopo una lunga trattativa, la Cronaca Crespi è stata acquistata dal ministero della Cultura per un milione di euro, e andrà ad arricchire il patrimonio della Biblioteca Braidense. «Un’acquisizione straordinaria», l'ha definita il direttore generale di Brera Angelo Crespi alla presentazione del prezioso manoscritto.
Attorno al volume si dipana una lunga storia che si intreccia con quella delle grandi famiglie industriali lombarde. Il manoscritto venne acquistato a metà del 1800 da Carlo Morbio e, alla sua morte, passò alla figlia Giulia, sposata con Benigno Crespi, importante imprenditore dell’epoca (suo fratello maggiore era Cristoforo Benigno, fondatore del villaggio operaio di Crespi d’Adda). La coppia vendette a sua volta il prezioso esemplare, insieme al resto della biblioteca di famiglia, nel corso di alcune aste alla fine del secolo. Di questa biblioteca, la Braidense acquistò alcuni volumi e 156 manoscritti sulla storia della Lombardia. Con questa nuova acquisizione da parte dello Stato l’importante codice si riunisce quindi alla collezione Morbio della biblioteca.
Il manoscritto è stato digitalizzato, e presto si potrà consultare dal sito della Braidense, con immagini ad alta risoluzione. Si potranno così ammirare nel dettaglio le tante decorazioni in materiali preziosi (dal fondo in lapislazzulo alle scritte dorate) dei vari personaggi raffigurati: non solo profeti, sibille e sovrani (compreso un Alessandro Magno curiosamente ritratto in età matura), ma anche scorci di città, sia antiche - Troia e Cartagine - che moderne quali Padova e Roma. E le curiosità non mancano: come spiegano Cristina Quattrini (storica dell’arte di Brera) e Claudia Daniotti (Keble College di Oxford), nella veduta di Troia l'artista inserì la cupola di Santa Maria del Fiore di Filippo Brunelleschi, completata in quegli stessi anni. Quella del codice è quindi, se non la più antica, una delle prime raffigurazioni che ci è pervenuta. Leonardo da Besozzo (attivo nel corso del 1400) era oltretutto figlio d’arte: suo padre era l’ancora più celebre miniatore Michelino da Besozzo, documentato tra il 1388 e il 1450.
L’altro motivo che rende questo codice estremamente prezioso è che costituisce una copia diretta degli affreschi con il ciclo degli uomini illustri, realizzati immediatamente prima, intorno al 1433, da Masolino da Panicale per il cardinale Giordano Orsini nel suo palazzo di Roma (oggi palazzo Taverna): un edificio ricordato persino da Dante nel diciottesimo canto dell’Inferno, che venne distrutto dalla famiglia Colonna una cinquantina d'anni dopo. Nell’incendio andarono distrutti questi affreschi, di cui il codice rimane oggi la più preziosa, nonché la più fedele, testimonianza.