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Sport e fede. Stefano Peschiera, il velista di Dio

Antonio Giuliano mercoledì 8 gennaio 2025

Il velista peruviano Stefano Peschiera dopo la vittoria della medaglia di bronzo ai Giochi di Parigi 2024 nelle acque di Marsiglia / Epa

Tra i termini più cliccati su Google in Perù nel 2024 c’è anche il nome di un velista. È curioso per un popolo in cui è il calcio a farla da padrone. Ma non è una sorpresa, perché Stefano Peschiera è ormai una leggenda in patria. Di chiare e lontane origini italiane (grazie a un trisavolo) l’impresa del campione di Lima alle ultime Olimpiadi a Parigi ha lasciato il segno: il bronzo (nella categoria Ilca 7) conquistato nelle acque francesi è la prima medaglia in questo sport nella storia del suo Paese ma ha interrotto anche un digiuno di 32 anni per il Perù ai Giochi. Un successo che gli ha regalato una ribalta enorme sebbene lui preferisca sempre rimanere con i piedi per terra: «I veri campioni sono persone che lavorano e con la mano di Dio raggiungono i loro obiettivi: fanno del bene agli altri, sono grati, umili e non smettono di imparare».

Eppure alla terza partecipazione olimpica (dopo Rio 2016 e Tokyo 2020) il velista che il 16 gennaio compirà 30 anni l’ha combinata davvero grossa, coronando un sogno cullato sin da bambino. Aveva solo pochi anni quando nonno Alfonso Peschiera lo portava con sé sulle imbarcazioni. Morì pochi giorni prima che suo nipote vincesse il suo primo titolo sudamericano juniores. E Stefano a Parigi non ha avuto dubbi: «Questa medaglia è per mio nonno. Grazie a lui pratico questo sport. Ha cresciuto mio padre, che è la persona più esigente e corretta che conosca, il miglior esempio per me. Gli ho detto: “Da grande voglio essere come te”», ha aggiunto con emozione.

Gareggia da quando aveva 10 anni, poi non appena terminati gli studi secondari ha lasciato il Perù per perfezionarsi negli Stati Uniti dove ha completato anche l’università. Una carriera di buon livello, anche se dopo la prova poco esaltante a Tokyo 2020 avrebbe voluto ritirarsi. Sentiva però di aver ancora qualcosa da dare. Del resto ha sempre detto: «Nella mia vita ho avuto molte più sconfitte che trionfi e queste mi hanno reso la persona e l’atleta che sono oggi». Dopo Parigi il governo del Perù gli ha tributato i massimi riconoscimenti sportivi. Lui però al ritorno in patria ha dato appuntamento a tutti allo storico Santuario di Las Nazarenas, uno dei luoghi più cari al popolo peruviano, per il Signore dei Miracoli, una devozione che risale al XVII secolo. Una Messa di ringraziamento voluta da un atleta che non ha mai taciuto il suo credo: «Sono felice di essere qui e di poter rinnovare la mia fede ogni volta che vengo. L’immagine del Signore dei Miracoli la porto nel mio gilet, nel portafoglio, ovunque vada: la verità è che lui mi accompagna dentro, mi osserva e mi protegge dall’alto».

Una costante nella sua vita («Sono cresciuto cattolico, vengo da una famiglia credente)», anche se ha ammesso: «Ci sono stati momenti in cui mi sono allontanato un po’ dalla religione». Però ha anche spiegato come è riuscito a ritrovare la bussola: «Ho sempre pregato tutte le sere. Oggi la preghiera è il mio pilastro, il mio “nord”». Una consapevolezza che si è rafforzata nel tempo: «Dovevo avvicinarmi a Dio se volevo essere una persona felice». Chi conosce del resto le tempeste del mare sa che non sono da sottovalutare anche gli sballottamenti dell’anima: «Ora appartengo a un gruppo marianista che non solo infonde valori nei giovani, ma organizza anche ritiri per aiutare le persone che non stanno attraversando un buon momento. Ci sono stato ed è molto bello. All’improvviso è confortante, calmano l’anima». Sente di dover testimoniare qualcosa di forte anche alle nuove generazioni. Impegno, studio e fiducia in Dio: «Lui sa cosa sta facendo. Sempre. Anche se a volte non sembra».

È questo il monito di un uomo che non crede alle coincidenze, ma ai disegni della Provvidenza. Per questo a ottobre a distanza di mesi dall’impresa olimpica è voluto ancora una volta ritornare a Las Nazarenas per portare per la prima volta sulle sue spalle la lettiga del Signore dei Miracoli nella tradizionale processione. Vestito con l’abito viola tipico delle confraternite è stata per lui un’esperienza molto toccante come ha spiegato sui social: «Mi sono sentito molto grato… Avvicinarmi a te mi ha dato tranquillità, abbiamo sviluppato un’amicizia unica. Ti ho chiesto cose molto importanti e ti ho detto che sarei stato disposto a restare fedele ai tuoi valori. Dopotutto, questi valori hanno senso e sono fatti per garantire l’amicizia, il rispetto, la gentilezza, l’umiltà e il lavoro onesto». Ed è con questo spirito che ha annunciato di voler partecipare anche ai Giochi di Los Angeles 2028. Il peruviano che ha innescato una nuova passione per la vela ai suoi connazionali sa che anche questa volta non sarà solo: «Ti porterò mille volte, Signore. Perché questa fede è mia e nessuno può portarmela via».