Cosa c’è di più "rivoluzionario" della maternità? Probabilmente nulla. E, altrettanto probabilmente, devono essere partite da qui le sorelle francesi Delphine e Muriel Coulin (la prima delle due, peraltro, all’ottavo mese di gravidanza) per scrivere e dirigere
17 ragazze, in uscita nelle sale da venerdì 23 marzo. Il problema, però, è capirsi sull’aggettivo «rivoluzionario». Perché le Coulin non hanno fatto altro che ispirarsi ad un «trafiletto di due righe uscito sul quotidiano francese
Libération (che riportava, senza spiegazioni, la notizia di una quindicina di ragazze rimaste volontariamente incinte tutto nello stesso periodo in una cittadina del Massachusetts) e costruire una storia almeno apparentemente simile ma ambientata nella "loro" Lorient, centro operaio in via di declino affacciato sull’Atlantico.In questa piccola città, piccola non solo nelle misure, le registe hanno immaginato l’adolescente Camille, studentessa di liceo rimasta incinta «per errore» che, non solo decide di tenere il suo bambino a dispetto delle compagne di classe che le suggeriscono la via dell’aborto, ma convince anche loro a far in modo di ritrovarsi nelle sue stesse condizioni: vivranno insieme (come pensano di mantenersi rimane un mistero) e, insieme, cresceranno i loro figli, badando bene a tenere alla larga i padri che saranno tali solo in senso biologico (una delle ragazze paga 50 euro il ragazzo prescelto perché si presti all’opera).Quella che la regista chiama «un’utopia collettiva» sembra al manipolo di ragazzine «l’unica via d’uscita dalla loro «vita schifosa» e che, invece, le riporterà al punto di partenza: il giardinetto dove hanno programmato le loro irresponsabili maternità (una, su tutte, la scena dove Camille e le sue amiche, con pance già evidenti, condividono uno spinello) e dove arriveranno con le carrozzine dei loro bambini. La maternità come fuga dalla noia, insomma; come fuga da famiglie che, nella migliore delle ipotesi, sono assenti; come fuga da una città dalla quale le due registe sono venute via per intraprendere la carriera artistica. Dimostrando, a dispetto del loro film, che dalla noia si può (e si deve) uscire per altre strade. Il film, in Italia, esce con il divieto ai minori di 14 anni.