Siccome non bastano i drammatici venti di guerra e i razzi che volano tra israeliani e palestinesi, allora anche nel nostro calcio Inter e Juve hanno pensato bene di riaprire la loro triste e patetica “guerra” all’ultimo rigore, negato o concesso che sia. La nuova scintilla: il penalty non dato all’interista Ranocchia dall’arbitro Giacomelli. «Orrore», gridano i fedelissimi della Beneamata. Poteva essere il gol del 3-2 dell’Inter sul Cagliari, che attenzione ha strameritato il punto, e invece è un pareggio che manda al manicomio il presidente Moratti e il suo allenatore “Stramourinho” Stramaccioni che ancora una volta vuole emulare nello stile il maestro di Setubal e paga il prezzo dell’imitazione: espulso.Così alla Juve il pari dell’anticipo si trasforma in una mezza vittoria. I campioni d’Italia contro una Lazio in versione anomala, catenacciara, vanno in bianco (e questo è forse l’unico neo stagionale, punte spuntate). Giovinco e soci sbattono ripetutamente contro la saracinesca alzata dal portiere Marchetti (domanda: come mai Prandelli non lo chiama in Nazionale come vice Buffon?), ma alla fine, come si diceva, quel punto ne vale tre. Sì perché le anti-Juve, Napoli e Inter, si addormentano e vanificano la grande occasione della manovra di avvicinamento alla “Vecchia Signora” che domani sera è attesa alla grande prova di Champions, contro il Chelsea dell’abruzzese Di Matteo. Napoli non è più milionaria da un pezzo, eppure dilapida un patrimonio contro un piccolo Milan appena catechizzato a dovere dal suo grande presidente Berlusconi. Sul 2-0 la squadra di Mazzarri dimostra ancora che le frecce tricolori volano assai lontane dal cielo sopra il Vesuvio e a riportare il Napoli con i piedi per terra c’ha pensato il “Faraone” milanista, El Shaarawy. Allegri a Milanello dovrebbe fargli costruire una piramide a questo egiziano d’Italia (in gol anche nell’ultima amichevole degli azzurri con la Francia) che a 20 anni appena compiuti sta facendo meglio del suo vecchio guru, l’ex ingombrante Zlatan Ibrahimovic. El Shaarawy è sempre più capocannoniere della Serie A con 10 gol e se il Milan avesse una difesa decente e anche «un portiere non (bip)…», come impreca furioso sotto l’occhio attento delle telecamere Adriano Galliani, forse la sua stagione prenderebbe una piega decisamente migliore. La piega giusta invece è quella intrapresa dalla Fiorentina. Un squadra che vola quella dell’aeroplanino Montella. La scapigliatura viola strapazza (4-1) quella stessa Atalanta che domenica scorsa aveva sconfitto l'Inter e sale a meno 5 dalla capolista Juventus, già affrontata e messa alle corde al Franchi. Gli scienziati della sfera di cuoio dicono che «se solo avesse un centravanti» la formazione dei fratelli Della Valle potrebbe coltivare sogni di gloria. Sarà, ma intanto tra gli Jovetic, i Rodriguez e il redivivo Aquilani (3 gol in sette giorni) la rete la gonfia anche il vecchio Luca Toni - professione centravanti e campione del mondo nel 2006 - e allora anche sognare in riva all’Arno diventa più che legittimo. A Genova chi legittima le speranze di salvezza per ora è solo la Samp di Ciro Ferrara. I doriani nel derby dei “disperati” tirano fuori dal cilindro un ragazzino arrivato dalla
cantera del Barcellona, il 19enne Mauro Icardi (a noi ricorda il primo Bobo Vieri) e tanto basta per interrompere il trend negativo di 7 sconfitte di fila e lasciare il testimone ai cugini del Genoa che con il 5° ko consecutivo (mai accaduto in carriera al tecnico Del Neri) sprofondano all’ultimo posto. Sognare è legittimo anche per la Ferrari, giunta all’ultima prova del Mondiale di Formula 1 (domenica finale thrilling in Brasile) a meno 13 dalla capolista Red Bull. Tanto è il distacco di Alonso dal campione in carica Vettel, e se la matematica ancora non condanna la “Rossa” di Maranello, la logica purtroppo vuole che domenica a San Paolo potremmo assistere alla resa, con il tedesco della Red Bull ancora saldo lassù, in cima al tetto del mondo.