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MONDIALI DI CICLISMO. Cancellara, Martin e Wiggins per il podio della crono

Giuliano Traini martedì 24 settembre 2013
In Italia non si sente più il ticchettio del cronometro. E non c’è speranza che si torni a sentire nemmeno domani (mercoledì 25), nella prova contro il tempo dei professionisti, ai Campionati del mondo di ciclismo in Toscana. Sulla pedana saliranno Adriano Malori, un 25enne che si fa fatica ad etichettare ancora come giovane, e l’ingegner Marco Pinotti, che di anni ne ha addirittura 37. Dietro di loro non c’è praticamente altro. Per il ct azzurro Paolo Bettini è stata una scelta quasi obbligata e per puntare a un piazzamento nei primi dieci, comunque lontani dalla lotta per le medaglie. La distanza dai più forti si misura con i minuti. Soprattutto quando i chilometri sono tanti come i 57,900 che porteranno i corridori da Montecatini Terme a Firenze. Gli italiani, però, non saranno gli unici a guardare il podio da lontano. I tre gradini sono già prenotati dallo svizzero Fabian Cancellara, dal tedesco Toni Martin e dal baronetto inglese Bradley Wiggins. Resta solo da deciderne l’ordine. Mentre lo statunitense Taylor Phinney, ancora in fase di apprendistato – è al suo secondo Mondiale -, studia da “grande” ed è pronto a recitare il ruolo di guastafeste. La cronometro è una scienza esatta, niente è lasciato all’improvvisazione e nulla concede alla fantasia e al caso. L’unica variabile possibile è la sfortuna, sottoforma di una foratura o di una caduta. Qui i valori espressi sulla carta si riflettono sulla strada. Fabian Cancellara è l’uomo da battere, non solo perché sta andando fortissimo, ma perché quando punta un bersaglio difficilmente lo fallisce. E in Toscana il campione svizzero di obiettivi ne ha addirittura due: la crono e la prova in linea, un’accoppiata mai riuscita a nessuno da quando 20 anni fa la prova contro il tempo è stata inserita nella rassegna iridata. La crono è più “facile” da conquistare perché il risultato dipende solo da se stessi, dalla capacità di pescare tutte le risorse dal proprio serbatoio, fisico e mentale. La corsa in linea, invece, è sempre troppo condizionata dalle tattiche e dai giochi di squadra, e non sempre vince il più forte. Toni Martin ha vinto gli ultimi due titoli e domenica scorsa ha anche bissato il successo nella prova a squadre con la sua Quick Step. Darà l’anima prima di cedere la maglia iridata. Così come il campione olimpico sir Wiggins, deciso a dare un segno della sua presenza in questo stitico, per lui, 2013. Sarà una gara avvincente fra tre colossi della specialità. Emozionante, perché dovrebbe decidersi sul filo dei secondi, a dispetto della nomea di gara noiosa. E chissà che qualche ragazzo non si entusiasmi assistendo alla prova, tanto da decidersi a dedicarsi a questa specialità, praticamente in stato di abbandono dalle parti di casa nostra. Lo confermano anche i risultati delle quattro gare disputate fino ad ora a Firenze (juniores uomini e donne, under 23 uomini e donne elite), il miglior piazzamento è stato di Elisa Longo Borghini, 13ª. Eppure l’Italia nelle prove contro il tempo ha una lunga e gloriosa storia. Ed è stato un italiano, Learco Guerra, a vincere l’unico titolo iridato assegnato a cronometro a posto della prova in linea: era il 1931, a Copenaghen, 172 chilometri pedalati ad oltre 35 di media, un’impresa straordinaria sottolineata dal secondo classificato lasciato a quasi 5 minuti. Ma negli ultimi anni la cronometro ha seguito il destino della pista, altra gloriosa pagina del ciclismo italiano: nessuno ha più investito in queste specialità, e per investimenti non si intende certo dal punto di vista economico ma di dirottare gli atleti più dotati verso la crono e la pista, anziché puntare tutto sulla strada. Negli altri Paesi, soprattutto quelli ciclisticamente emergenti, hanno effettuato un percorso opposto: i corridori spesso arrivano alle corse in linea dopo un lungo tirocinio su pista. E da chi hanno imparato? Ma da noi, naturalmente, dalla nostra vecchia scuola. Così, oggi siamo ancora qui ad aspettare una medaglia iridata nella cronometro, una medaglia che abbiamo vinto solo una volta, venti anni fa nella prima apparizione di questa specialità nel programma dei Mondiali, quando Andrea Chiurato conquistò l’argento alle spalle del fortissimo Chris Boardman.