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Il presidente Cip. Pancalli: «Il physique du rôle di noi paralimpici»

Mario Nicoliello giovedì 18 luglio 2024

Luca Pancalli, presidente del Comitato italiano paralimpico

Il 28 agosto è dietro l’angolo per chi sogna da trentaquattro mesi di capitalizzare in terra francese gli investimenti avviati dopo la trionfale spedizione nel Paese del Sol Levante. Alla cerimonia inaugurale dei Giochi paralimpici manca ancora più di un mese e mezzo, ma le giornate lavorative di Luca Pancalli sono focalizzate su quella data. Tra una riunione col suo staff e una videochiamata con i presidenti federali, il numero uno del Comitato Paralimpico Italiano (Cip) confida in esclusiva ad “Avvenire” ambizioni e propositi per quel che avverrà lungo la Senna.

A Parigi volerà la delegazione italiana più numerosa di sempre. A Tokyo gli atleti furono 115, adesso siamo già oltre i 130.

«E non è ancora finita, potrebbero qualificarsi ancora altri. Gli ultimi slot li abbiamo conquistati nella pesistica».

In Giappone le medaglie furono 69, la sfida che ci attende sarà ambiziosa.

«Nel 2021 abbiamo alzato l’asticella, l’auspicio sarà fare bene con la consapevolezza del lavoro svolto in questo triennio. Com’è noto sono molto scaramantico, pertanto non mi pongo obiettivi e limiti».

Intanto, un dato di fatto: Rai 2 per la prima volta nella storia sarà la rete paralimpica. Un ulteriore passo in avanti sul fronte della visibilità.

«È la testimonianza di come il mondo paralimpico sia in costante evoluzione. Con la Rai si è costruito un percorso sinergico e questo è il naturale approdo. Oltre alla rete generalista, rispetto alle ultime due edizioni avremo anche il fuso orario favorevole, quindi possiamo davvero intercettare il grande pubblico».

Un aspetto che potrebbe ripercuotersi positivamente sull’allargamento della base del movimento.

«È il primo tassello del nostro operato. Non esistono risultati nell’alto livello se non si amplia la parte bassa della piramide così da offrire maggiori opportunità di pratica sportiva e rispettare il diritto allo sport».

L'Italia paralimpica viene studiata all'estero non solo per i risultati sportivi ma anche per il modello organizzativo, con il Cip primo ente pubblico al mondo ad occuparsi di sport paralimpico.

«Gli stranieri non si capacitano dei nostri successi e questo ci riempie di orgoglio. La chiave è stata aver intrapreso con dieci anni di anticipo l’integrazione tra olimpismo e paralimpismo. Oggi all’interno del Cip ci sono 30 federazioni olimpiche con in seno anche le discipline paralimpiche, con due vantaggi evidenti, la contaminazione di obiettivi agonistici e promozionali tra i due mondi, e la possibilità per le società sportive di aprirsi anche alle disabilità».

Cosa invece potrebbe copiare l’Italia dall’estero?

«L’interconnessione tra sport e riabilitazione. Oggi abbiamo soltanto una ventina di realtà riabilitative pubbliche legate al Cip, mentre in altri Paesi come Germania o Svizzera il numero è molto più elevato. L’auspicio è che il Cip possa entrare a pieno titolo nei percorsi riabilitativi».

Parigi 2024 giunge al termine del percorso di inserimento degli atleti paralimpici nei Corpi dello Stato. Ad oggi sono 64 tra Fiamme Oro, Fiamme Gialle, Fiamme Azzurre, Fiamme Rosse e Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa.

«È stato un lavoro lungo e faticoso, ma l’importante era compiere la rivoluzione culturale. L’arruolamento di agenti tecnici e più in generale la contrattualizzazione dei nostri atleti era qualcosa di inimmaginabile un decennio fa. Ci siamo riusciti e spero possa essere d’esempio per il settore privato che fatica ad assumere persone con disabilità».

Due idee calde sulle quali sta riflettendo?

«La prescrivibilità dell’attività sportiva per le persone disabili e un modello organizzativo maggiormente olistico affinché tutti possano lavorare per il medesimo fine, pur perseguendo risultati agonistici, promozionali o di benessere. Dimentichiamo i personalismi istituzionali e pensiamo ad aumentare la pratica sportiva».

Durante la rassegna paralimpica allestirete Casa Italia a Bois de Boulogne. Come è nata la collaborazione con Michelangelo Pistoletto?

«Da una partecipazione del Maestro al Festival della cultura paralimpica. Ha accettato con piacere di curare l’identità di Casa Italia, rivisitando alcune delle sue opere».

Perché avere scelto come motto “physique du rôle”?

«Per essere provocatori. È una locuzione usata per definire colui che ha l’aspetto fisico giusto per ricoprire un ruolo. Ebbene, trent’anni fa nessuno avrebbe detto che un disabile avesse il physique du rôle del grande atleta. Eppure è capitato, perché se oggi vediamo i tempi o le misure dei paralimpici scopriamo prestazioni impressionanti».

Ci sono atleti o gare che ha evidenziato nel programma di Parigi 2024?

«Di circoletti rossi ne ho fatti tanti, in numerose discipline. Come non considerare il nuoto, dove siamo da tre Mondiali i migliori del globo e dove a Tokyo conquistammo 39 delle 69 medaglie? O ancora l’atletica, con quell’immagine iconica [la tripletta nei 100 metri femminili, ndr] con cui chiudemmo l’avventura nipponica. Ma non dimentico la pesistica, il badminton, dove esordiremo, e una disciplina storica come la scherma. Preferisco non fare nomi, così da evitare di dimenticare qualcuno».

Come giudica lo stato di salute dello sport italiano?

«Sia la delegazione olimpica sia la paralimpica agli ultimi Giochi hanno raccolto il miglior bottino di sempre. Si tratta di un miracolo se guardiamo alla quotidianità, reso possibile dai tecnici, dagli operatori, dalle associazioni di base sul territorio e dai corpi militari. La filiera dell’alto livello funziona e quella della base che va oleata».

Come?

«Non possiamo permetterci 38 milioni di italiani inattivi. La sfida futura è da un lato sviluppare l’impiantistica, specialmente al Sud, dall’altro entrare nelle scuole. Nella Costituzione abbiamo inserito il valore dello sport, ma non mi sembra che ne sia stato garantito il diritto. Per fare ciò, considerando le difficoltà economiche delle famiglie, penso che la chiave sia aumentare per legge il numero delle ore settimanali di educazione fisica, consentendone lo svolgimento reale anche agli alunni disabili».

A proposito di scelte, perché una persona dovrebbe acquistare un biglietto delle Paralimpiadi anziché delle Olimpiadi?

«Perché i Giochi paralimpici sorprendono e hanno la capacità di coinvolgere e generare entusiasmo».

E alla cerimonia inaugurale parteciperà anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

«Il presidente dimostra ancora una volta di avere a cuore il movimento paralimpico e con la sua presenza vuole incoraggiare le azzurre e gli azzurri impegnati ai Giochi. Una partecipazione che spingerà, ancor di più, la nostra squadra a dare il massimo».