Televisione. La 7 si tiene stretto Giletti: «Contratto di 5 anni»
Squadra che vince non si cambia, A partire da Massimo Giletti che resta a La 7 almeno per un anno mentre Giovanni Floris allunga fino al 2024. Sono loro i due capocannonieri di una squadra che ha fatto dell’informazione la sua forza, su cui punta il patron Urbano Cairo. “Ma per Giletti sul tavolo è pronto un contratto quinquennale” ha rivelato lo stesso editore oggi a Milano alla presentazione dei palinsesti de La7, che conferma tutte i i volti noti, accennando ad alcune “novità belle” in arrivo a inizio stagione. Una squadra che ha portato a un record storico gli ascolti della rete, mai tanto in alto da quando è nata nel 2001: le cifre dicono 3,85% di share nel totale giornata (+24% rispetto a un anno fa), che cresce al 3,91% nel primo semestre 2018. L’impennata è in prima serata che nel primo semestre 2018 registra il 5,11% (+ 47% rispetto all’anno scorso). Numeri che portano La7 ad essere la rete che cresce di più nel panorama televisivo italiano esulta Cairo. “Siamo reduci da una stagione televisiva strepitosa, con risultati da record assoluto. Oggi abbiamo un bilancio in pari e anche un filo in positivo. Abbiamo invertito la rotta senza peggiorare la qualità dell’ascolto, l’autorevolezza, la credibilità, la libertà che ho sempre lasciato ai miei giornalisti e conduttori”. In una rete definita dal suo editore “polifonica” svetta il “fenomeno” Giletti che dopo l’uscita polemica dalla Rai ha triplicato gli ascolti della domenica sera de La7 (+277%), pur andando contro la novità Fazio su Rai 1: il suo “Non è l’Arena” ha raggiunto una media del 7,02% di share, con punte al 13,5%. Per questo Cairo, pur di non far rientrale all’ovile la gallina dalle uova d’oro” Giletti, che si
è sempre sentito uomo Rai, non solo lo ha riconfermato ma sarebbe pronto ad aggiungere altri 5 anni. “Con lui faremo un ragionamento di lungo corso, inoltre condurrà alcuni appuntamenti speciali come i “Gazzetta Awards. Il suo programma ha toni troppo accesi? Lui ha il coraggio di andare a cercare personaggi che sono al centro delle controversie. Ma non è lui che accende i toni del dibattito, semmai butta acqua sul fuoco”.
La stessa strategia preventiva viene adottata per Giovanni Floris, il cui contratto scade nel 2019, ed ora è rinnovato fino al 2024. D’altronde gli ascolti di “diMartedì” valgono la candela: Floris ha chiuso la stagione con il 6,94% di share, portando la media del primo semestre 208 al 7,92% (più 64% rispetto al 2017). Stesso discorso vale per “Otto e mezzo” di Lilli Gruber, per “Piazzapulita” di Corrado Formigli confermato al giovedì, per la divulgazione di “Atlantide – Storie di uomini e di mondi” di Andrea Purgatori al mercoledì e per la satira di Diego Bianchi in arte “Zoro” a “Propaganda Live” il venerdì. Per l’autunno si sta pensando a un nuovo programma di prima serata in otto puntare per David Parenzo. Cairo ha capito che “il prossimo anno il tema della politica e della cosa pubblica saranno al centro dell’attenzione degli spettatori”. Basti pensare al 14,3% di share che ha fatto la maratona di Enrico Mentana, confermatissimo direttore di Tg La7, nella notte delle ultime elezioni. Lo ha capito anche Mediaset, che ha appena rivoluzionato Rete 4 per farne una rete di informazione concorrente a La7, che però Cairo mostra di non temere: “Per costruire l’autorevolezza di una rete nel campo delicato dell’informazione ci vuole del tempo. Da noi non viene influenzato nessuno, e la gente lo apprezza”. La miglior risposta al ministro Di Maio che ha definito morta la tv generalista, sono i numeri per Urbano Cairo. “Quando hai ancora il 60% degli italiani che guardano la tv generalista in modo continuo, questa è una cosa vera, non morta” aggiunge dando tirando una bordata alla Rai. “La7 è una tv generalista che fa servizio pubblico, La Rai incassa risorse dal canone per 1 milione 800mila euro più 700mila euro di pubblicità. Sarebbe giusto avere pari opportunità”.
A proposito dell’idea di Mentana di creare un nuovo giornale online dando lavoro a giovani giornalisti Cairo sostiene di avere molto a cuore il tema, dato che il su gruppo “dà lavoro a circa 8500 persone. Né io né Mentana possiamo risolvere il problema, ma lui ha posto il tema all’attenzione del governo. E mi ha assicurato, dato che sono il suo editore, che qualsiasi cosa dovesse fare, la farà con me”.