Cinema. Abel Ferrara racconta la grande guerra di Padre Pio
Shia Labeouf, interpreta Padre Pio nel film diretto da Abel Ferrara
Abel Ferrara racconta Padre Pio e lo fa in un film che vedremo in concorso e in anteprima mondiale alla XIX edizione delle Giornate degli autori, che si svolgeranno al Lido di Venezia durante la Mostra del Cinema.Prodotto da Italia, Germania e Gran Bretagna, interpretato da Shia Labeouf, Cristina Chiriac, Marco Leonardi, Asia Argento, Vincenzo Crea, Luca Lionello, Salvatore Ruocco, Brando Pacitto, Stella Mastrantonio, Martina Gatti, Roberta Mattei, Padre Pio è ambientato alla fine della Prima Guerra Mondiale, quando i giovani soldati italiani tornano a San Giovanni Rotondo, terra di povertà, storicamente violenta, sulla quale la Chiesa e i ricchi proprietari terrieri esercitano un dominio ferreo. Le famiglie sono disperate, gli uomini sono vittoriosi, ma distrutti. Arriva anche Padre Pio, in uno sperduto convento di cappuccini, per iniziare il suo ministero, evocando un’aura carismatica, la santità e visioni epiche di Gesù, Maria e del Diavolo. La vigilia delle prime elezioni libere in Italia però fa da sfondo a un massacro storico e metaforico, un evento apocalittico che cambierà il corso del mondo.Da sempre affascinato dalla lotta tra bene e male, il sulfureo Ferrara torna dunque a girare in Italia, scegliendo il tormentato Labeouf per interpretare una figura “mistica e febbrile” e rivisitando un episodio tragico della storia italiana del secolo scorso, l’eccidio di San Giovanni Rotondo il 14 ottobre del 1920, quando in piazza Municipio vennero uccise 14 persone e più di 60 restarono ferite.
Il 2 aprile 1961 il quotidiano socialista “Avanti” ricostruiva il massacro accusando il frate di Petralcina di immoralità, affarismo e superstizione, considerandolo l’ispiratore di un gruppo politico denominato gli “Arditi di Cristo”, allora incolpati in Parlamento di aver provocato i manifestanti costringendo così le forze dell’ordine a sparare contro la folla inerte. Ventisette anni dopo lo storico don Giosuè Fini, con la pubblicazione Precisazioni sull’eccidio di San Giovanni Rotondo del 14 ottobre 1920, chiarì una volta per tutte l’estraneità di Padre Pio in quella drammatica vicenda. «Il progetto è iniziato cinque anni fa – ha detto Ferrara, che ha scritto il film con Maurizio Braucci ispirandosi dalle lettere autografe di Padre Pio e dalle reali vicende storiche – quando ho visitato l’Abbazia di Santa Maria di Pulsano, a Monte Sant’Angelo. Ho percepito subito l’atmosfera particolare e l’interesse per il progetto, la bellezza dei luoghi. L’intenzione era quindi quella di realizzare un film mistico, ma anche reale. Ho cercato di capire il cuore, il vero spirito di Padre Pio, chi era realmente, e la sua storia».
Continua il regista: «Ho scoperto Padre Pio grazie a mio nonno, nato in un comune vicino Pietrelcina nello stesso anno del Santo. Quando ho appreso che la sua vicenda era correlala anche con la rivolta socialista di San Giovanni Rotondo, l’inizio di una nuova era, ho sentito che c’erano tutti gli elementi per raccontare una storia forte. Nel film non c’è solo la storia spirituale di Padre Pio, ma anche quella della sua relazione con le persone reali. Le lettere di Padre Pio inoltre sono state una vera rivelazione, sembrano quelle di un grande scrittore come Pasolini». E a proposito di Labeouf nei panni del Santo aggiunge: «Shia si è molto immedesimato nel suo personaggio, è un “miracolo spirituale”. Ha passato quattro mesi in un convento tra le montagne della California e tuttora sta compiendo un percorso spirituale importante. Questa esperienza gli ha offerto l’occasione di una trasformazione di cui aveva molto bisogno». La ricostruzione storica di San Giovanni Rotondo del 1920 è a cura di Tommaso Ortino, i costumi sono firmati dalla pugliese Antonella Cannarozzi (nominata all’Oscar) e la prima parte delle riprese si è svolta tra il monastero di San Marco La Catola e l’Abbazia di Pulsano, dove gli stessi frati cappuccini hanno partecipato alla realizzazione delle riprese.