Alla fine è proprio così. Dopo la sbornia tecnologica e futuristica di
Avatar, Hollywood si volta indietro e rende omaggio al cinema delle origini. Lo dicono anche le nomination all’Oscar rese note ieri dall’Academy. I grandi rivali la notte del 26 febbraio, quando le ambite statuette verranno consegnate al Kodak Theatre, saranno dunque
Hugo Cabret di Martin Scorsese (11 candidature) che a partire dalla graphic novel di Brian Selznick rievoca in un 3D dal sapore vintage tutta la magia dell’arte di Georges Melies e
The Artist di Michel Hazanavicius (10), deliziosa storia d’amore e settima arte muta e in bianco e nero che ricalca le commedie americane degli anni Trenta. Ma a sorpresa rientra in pista anche
The Tree of Life di Terrence Malick: solo tre candidature – film, regia e fotografia – ma sufficienti a regalarci quale sorpresa. La pellicola di Scorsese, la prima realizzata pensando al pubblico delle famiglie, concorre per film, regia, sceneggiatura, fotografia, costumi, montaggio, musiche e le straordinarie scenografie dei nostri Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, mentre
The Artist oltre che per film, sceneggiatura e regia si candida anche per i due interpreti, Jean Dujardin e Bérénice Bejo. Sei nomination vanno a
Moneyball - L’arte di vincere con Brad Pitt e il sorprendente Jonah Hill aspiranti miglior attore protagonista e non, ma a ruota segue piazzato in cinque prestigiose categorie
Paradiso amaro di Alexander Payne che ci regala un George Clooney (in lizza fra i migliori attori, ma anche tra gli sceneggiatori con lo script di
Le idi di marzo) del tutto inedito. Attenzione però a Demián Bichir protagonista dello sconosciuto
A Better Life e a Gary Oldman, che zitto zitto potrebbe conquistare la statuetta per
La talpa, candidato anche per sceneggiatura e colonna sonora.
The Help si è fatto notare soprattutto per l’interpretazione delle attrici (candidate Viola Davis, Jessica Chastain e Octavia Spencer) ma tra le protagoniste sembra ormai scontato l’Oscar a Meryl Streep per la sua straordinaria interpretazione in
The Iron Lady, candidato anche per il make up.Cinque possibili premi, molti dei quali tecnici però, anche per il remake americano di
Uomini che odiano le donne, dove emerge l’interpretazione di Rooney Mara, la nuova Lisbeth Salander mentre poteva andare meglio a Steven Spielberg: è vero che il suo
War Horse è in gara come miglior film e che le candidature sono sei, ma i riconoscimenti tecnici sembrano prevalere su quelli artistici. E il suo
Tintin, escluso dalla categoria dei migliori film di animazione, corre solo per la colonna sonora di John Williams che quella sera con
War Horse potrebbe portare a casa due trofei.Tre nomination per
Midnight in Paris di Woody Allen (film, regia e sceneggiatura) e per
Albert Nobbs (tra cui Glenn Close e Jane McTeer trasformate in uomini), due per
My Week with Merylin (Michelle Williams e Kenneth Branagh), per
Molto forte incredibilmente vicino (Max von Sydow e film, che vedremo al prossimo Festival di Berlino) e per
Una separazione, film iraniano che concorre per la sceneggiatura e la migliore pellicola straniera. Tra i cartoon
Rango, Kung Fu Panda 2 e
Il gatto con gli stivali, l’italiano Enrico Casarosa spera nella statuetta per il corto animato
La luna («È già un grande onore essere arrivato qui»), mentre tra i documentari c’è
Pina di Wim Wenders.