Agorà

Scienza . Ma perché per alcuni fisici è così difficile spiegare l'origine del mondo?

Roberto Timossi venerdì 23 agosto 2024

Le prime foto a colori scattate dal telescopio Webb

Le ultime misurazioni attendibili e generalmente condivise dagli scienziati sul tempo di esistenza del nostro cosmo ci dicono che sarebbe “vecchio” 13,82 miliardi di anni. Qui non può non emergere spontanea una prima importante considerazione: se l’universo ha un’età, risulta di per sé intuitivo che non è sempre esistito, ma ha avuto un inizio con lo spazio-tempo. Questa constatazione è tutt’altro che banale, visto che per lungo tempo molti astronomi hanno sostenuto il modello cosmologico noto come Steady State, ossia “stato stazionario”. Lo stato stazionario in fisica quantistica è una condizione di energia stabile in assenza di perturbazioni esterne e pertanto un cosmo stazionario dovrebbe essere ingenerato ed eterno in virtù di una minima, ma continua, autocreazione di materia. Non è da molto che questa ipotesi cosmologica è stata abbandonata; infatti ricorda il premio Nobel Roger Penrose nel suo Dal Big Bang all’eternità (Rizzoli, pagine 368, euro 14,00) che, quando alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso studiava all’universitaria a Cambridge, aveva come professore l’illustre cosmologo Denis Sciama, il quale era un convinto sostenitore dello stato stazionario.

Dopo la scoperta nel 1964 della radiazione cosmica di fondo che rappresenta il resto fossile del Big Bang, Denis Sciama e gli altri sostenitori dello Steady State hanno ammesso il loro errore; praticamente tutti, tranne il caparbio e celebre astronomo Fred Hoyle. Quest’ultimo si proclamava ateo (anche se poi ha finito i suoi giorni da deista) e dichiarava apertamente che l’ipotesi del Big Bang non gli piaceva perché assomigliava troppo alla creazione divina.

Certamente è un dato di fatto che un universo che non esiste dall’eternità confuta immediatamente qualsiasi speculazione metafisica che sostenga che il nostro mondo è senza un principio generatore, come avviene per esempio in filosofie materialistiche come quelle di Karl Marx e Friedrich Engels, oppure nella “filosofia prima” di Aristotele. Allo stesso modo è un dato di fatto che ci siano tuttora scienziati che, piuttosto di accettare i limiti imposti dalle stesse leggi fisiche e ammettere la possibilità di una “Causa Altra” creatrice, si sforzano di ideare tesi speculative presentandole come scientifiche. Un modello cosmologico di questo genere è stato avanzato proprio dal citato Penrose e lui stesso l’ha definito “eterodosso”. Si tratta di una teoria piuttosto complessa fondata da un lato su riflessioni sul Secondo principio della termodinamica (l’entropia) e dall’altro con profonde radici geometrico-matematiche, ma nella sostanza con essa si cerca di risolvere un enigma tuttora senza risposta in campo scientifico: “Da dove ha avuto origine l’organizzazione del cosmo e come il Big Bang può rappresentare questa organizzazione?”.

Per chi crede nella creatio ex nihilo o sviluppa una cosmologia metafisica la risposta è semplice: l’organizzazione nell’universo è opera di un Creatore o di un Principio ordinatore meta-empirico. Ma chi come Penrose non vuole rassegnarsi al fatto che la scienza può forse spiegare l’inizio del cosmo, ma non la sua origine ontologica, si sente in dovere di trovare una giustificazione alternativa di tipo fisico. Allora, dal momento che non poteva certo tornare all’ipotesi dello stato stazionario, non gli è restata altra strada che quella di rilanciare l’idea del cosmo ciclico o ecpirotico, che risale addirittura agli antichi Stoici. In breve, «il nostro universo in espansione ha avuto una precedente fase di collasso, di cui il nostro Big Bang rappresenterebbe il “rimbalzo”» o uno dei tanti rimbalzi. Penrose ha definito il suo modello Conformal Cyclic Cosmology (Cosmologia ciclica conforme – sigla Ccc) e ha concluso che «infiniti sono i Big Bang che hanno fatto il mondo». Premesso che oggi pressoché tutti i cosmologi escludono la possibilità di un cosmo ciclico, viene in definitiva spontaneo chiedersi: ma è tanto difficile prendere atto che la spiegazione dell’origine del mondo non è fisica, ma metafisica o teologica?