TEATRO INNOVATIVO. Oliver Twist oggi diventa multietnico
Oliver Twist è un bambino senegalese, ma anche ecuadoreno, cileno, romeno, siriano, italiano. Il piccolo orfano inglese nato dalla penna di Dickens, simbolo di tutti i bambini sfruttati e maltrattati del mondo, ha oggi il volto di 25 piccoli scatenati Oliver che raccontano la sua storia a teatro. Tutto nasce da un’iniziativa della Compagnia del Suq di Genova, che da 10 anni si occupa di spettacoli e di un festival per l’integrazione, nella ricca e complessa realtà di un porto di mare come è il capoluogo ligure. Ora, in collaborazione con il Teatro Stabile di Genova e il Conservatorio Paganini, si metterà in scena da domani all’8 dicembre prossimi al Teatro Duse una rilettura contemporanea, appunto, di Oliver Twist. Musica dal vivo, narrazione, teatro d’ombre e tanti piccoli protagonisti per uno spettacolo che promuove la campagna dell’Unicef «Io come tu, mai nemici per la pelle», contro il razzismo e le discriminazioni. «Tutto è nato l’anno scorso da un primo esperimento con i bambini della Scuola elementare Daneo di Genova, che presenta il più alto numero di figli di immigrati – spiega Carla Peirolero, direttrice della Compagnia del Suq che con Emilia Marasco ha scritto il copione –. Per il bicentenario di Dickens avevamo messo in scena, ospitati nel foyer del Teatro Duse una rappresentazione di questo Oliver Twist. La risposta commossa del pubblico è stata così calorosa, che quest’anno abbiamo fatto le cose in grande». Grazie, soprattutto, all’entusiasmo dei piccoli che che compongono anche un gruppo musicale, la band multietnica di bambini della Bandaneo, e del progetto educativo Il Formicaio.I giovani interpreti moltiplicano il personaggio di Oliver Twist in tanti "Oliver" dei giorni nostri, «in uno spettacolo vitale e pieno di musica e canti» eseguite "dal vivo" da Cesare Grossi e Marcello Liguori, insieme a tre studenti del Conservatorio Niccolò Paganini: Andrea Golembiewsky, Giulio Boschi, Matteo Pinna e Lorenzo Spinozzi. Cresciuto in un orfanotrofio dove deve lavorare e patire fame e maltrattamenti, il giovane Oliver viene gettato sulle strade la Londra ottocentesca, dove impara a vivere tra ladri, assassini e prostitute. Il protagonista, in scena, cambia continuamente, ogni bambino del gruppo diventa il piccolo orfano «perché tutti siamo Oliver Twist» aggiunge il regista
Enrico Campanati che interpreta l’avido Fagin, ma anche di tutti gli altri "cattivi" della vicenda. «Abbiamo tolto dalla scena tutti gli adulti, tranne la coppia "buona" che alla fine accoglierà il piccolo orfano, perché i grandi danno degli esempi mostruosi» aggiunge il regista che promette, però, anche momenti di allegria e divertimento. «I temi tanto cari a Dickens, la povertà e lo sfruttamento del lavoro minorile, le diseguaglianze sociali e le ingiustizie, non solo sono presenti in questa opera, ma risultano ancora oggi tutt`altro che risolti in molte parti del mondo» spiegano Campanati e la Peirolero. E il lieto fine consolatorio «non rassicura, lasciando aperta la sorte evocata dei tanti i ragazzi che restano sullqa strada allora come oggi, dei tanti Oliver ai quali si dovrebbe, ma non si riesce, garantire un futuro, e un presente, migliore».