Agorà

Olimpiadi 2026. I cinque cerchi vanno a Milano e Cortina. Battuta la Svezia

Mario Nicoliello, Losanna lunedì 24 giugno 2019

L'entusiasmo della delegazione italiana a Losanna

Avevamo coltivato un sogno che è diventato realtà, al termine di un viaggio a tratti suggestivo e irreale. Un progetto nato quasi per scherzo, rafforzatosi pian piano e destinato, nella sua attuazione, a proiettare nel futuro una nuova idea di Olimpiade. Milano e Cortina avranno l’onore e l’onere di ospitare la rassegna a cinque cerchi della neve e del ghiaccio 2026, la terza invernale sull’italico suolo, dopo quelle di Cortina 1956 e Torino 2006, la quarta in assoluto, considerando anche l’edizione estiva di Roma 1960.I membri Cio non hanno avuto dubbi, riversando sulla candidatura tricolore 47 preferenze e lasciando a quota 34 Stoccolma-Åre. Festeggiano in tanti, perché oltre al capoluogo meneghino e alla Perla delle Dolomiti, i primi Giochi invernali secondo l’Agenda 2020 coinvolgeranno anche la Valtellina con Bormio e Livigno, il Trentino con Baselga di Pinè e la Val di Fiemme, e l’Alto Adige con Anterselva. L’Italia ha vinto perché è stata compatta nel momento decisivo, raccogliendo nella trasferta di Losanna quanto di buono aveva seminato nei mesi scorsi. Le presentazioni non hanno influito, giacché la ripartizione dei voti ipotizzata alla vigilia è stata confermata. La lunga vigilia, dopo la cena al Beau Rivage e le chiacchiere sulla terrazza del Lausanne Palace, aveva partorito una previsione: 46 per noi, 36 per loro. Numeri mantenuti nell’estenuante giornata allo Swiss Tech Convention Center, dove gli svedesi hanno attaccato, ma non sono riusciti a ribaltare un risultato sancito dai dossier.In mattinata, all’uscita delle presentazioni tecniche a porte chiuse, Evelina Christillin, una che di Giochi se ne intende avendo portato a casa esattamente 20 anni or sono la partita di Torino 2006, sorridendo ci diceva: “Siamo stati puntuali nelle risposte”. I quesiti, dirà poi Malagò ai cronisti, hanno riguardato, tra l’altro, l’eredità, i trasporti, i servizi per i familiari degli atleti e ovviamente le garanzie economiche.

Sul punto i colleghi inglesi incalzano la delegazione tricolore, ma il sottosegretario Giancarlo Giorgetti lavora di fioretto nell’argomentare la situazione. Alle 12.40 arriva il premier Giuseppe Conte, che prima del pranzo commenta lapidario: “Siamo pronti per l’esame”. La prima ora X scocca alle 13.50, quando viene ufficialmente inaugurata la 134esima assise della famiglia olimpica. I primi a scendere in campo sono gli svedesi, che prima dell’ingresso in sala sono salutati uno per uno dalla principessa Vittoria, mentre a guidare la sfilata c’è la campionessa di sci Frida Hansdotter. Dopo il video introduttivo parla Mats Årjes, presidente del Comitato olimpico svedese: l’idea di fondo è quella di Giochi innovativi per il modello organizzativo e sostenibili dal punto di vista climatico. Si insiste pure sulle garanzie richieste e prestate in maniera diversa dal solito. Sulla stessa linea Richard Brisius, il numero uno della candidatura, l’ex saltatore in alto Stefan Holm e il direttore generale della Fondazione Nobel (“Condividiamo col movimento olimpico valori e filosofia”). La sindaca di Stoccolma intona “Dancing Queen” degli Abba per introdurre il premier del Paese delle Tre Coronone, Löfven (“la nostra candidatura è unica e rompe gli schemi tradizionali, seguendo l’Agenda 2020”), e il presidente di Volvo, Carl Henric Svanberg. A calare l’asso sul tappeto è però la lady di ferro, Gunilla Lindberg: “Stoccolma è l’unica che offre le garanzie per rivoluzionare i Giochi. Se il Cio vuole il cambiamento deve votare noi, altrimenti sono solo chiacchiere”. L’esponente svedese del Cio ci ha provato, ma i suoi colleghi non l’hanno ascoltata, buttandosi sulla barca tricolore.Poco prima delle 15, il ritornello Po-Popopo-Popopo accoglie l’ingresso nell’arena dell’Italia griffata Armani. Malagò comincia col francese, quindi usa lo spagnolo per presentare la delegazione, poi in inglese introduce Luca Pancalli, presidente del Comitato paralimpico. Entrambi duettano nell’idioma di Albione, snocciolando le caratteristiche della candidatura e il suo sostegno popolare. Il sindaco di Milano Sala e il Governatore del Veneto Zaia si passano la palla a vicenda raccontando di un’edizione memorabile dei Giochi, poi tocca al premier Conte: “I nostri Giochi coniugheranno sport, storia, cultura e innovazione, puntando sulla bellezza delle Alpi, l’esperienza e la capacità organizzativa, il consenso della gente”. Il messaggio video del Capo dello Stato Mattarella, in italiano con sottotitoli in inglese e francese, rilancia il pieno sostegno ai Giochi e il desiderio di accoglienza del Paese. I politici lasciano spazio alle atlete. Il terzo dialogo è tra Sofia Goggia e Michela Moioli, entrambe dorate a Pyeongchang. “Gli atleti sono al centro del nostro progetto ed entrambe speriamo di esserci nel 2026”. Il video emozionale è intriso di messaggi: sole, luce, montagna e città. Ma anche cibo, arte, moda e musica. Ingegno, creatività e passione per lo sport. La terza donna d’oro in terra coreana, Arianna Fontana, dà la carica per il finale, che spetta alla 17enne Elisa Confortola, promessa dello short track: “Spero che quella del 2026 sia la mia prima Olimpiade nella mia terra”. I titoli di coda del trailer sono d’auspicio: “Siamo pronti e abbiamo l’83% del consenso popolare”.

Dopo le presentazioni, il coordinatore della Commissione di valutazione, Octavian Morariu, ricorda gli elementi cardine delle due proposte: dialogo, partecipazione, flessibilità, sostenibilità e eredità. Non ci sono domande, pausa caffè e poi di nuovo dentro per il voto: indiscrezioni della vigilia confermate, gli elettori sono 82, ma uno lascerà la scheda bianca.La seconda ora X scolla alle 18. L’inno olimpico risuona nell’auditorio, dove il presidente Bach apre la busta, consegnatagli da una piccola pattinatrice di Losanna, e annuncia urbi et orbis il nome della vincitrice. Scatta la gioia della delegazione italiana, mentre il ministro dello sport svedese prende il microfono per congratularsi con i vincitori. Un gesto di fair play che stempera i duri toni della vigilia. La serata si chiude con la firma del contratto prima di darsi alla pazza gioia. È azzurra la notte sulle rive del Lago Lemano.